A metà aprile sulla mia pagina facebook ho pubblicato il post E’ STATO IL VENTO per raccontare le impressioni degli incontri con Mimmo Lucano avvenuti in Calabria nell’ultima settimana di marzo. Con una omissione significativa: durante quegli incontri veniva girato un documentario sulla figura del Sindaco di Riace, sospeso dall’incarico e condannato all’esilio prima ancora di essere processato.
Non ne ho parlato per un impegno assunto con Maurizio Fantoni Minnella, ideatore e regista del film, intenzionato a darne notizia solo a montaggio ultimato. Una decisione più che comprensibile se si pensa alle condizioni di estrema incertezza e precarietà in cui le riprese venivano effettuate. Non solo per l’assenza di una sceneggiatura o di un canovaccio preconfezionato, ma soprattutto per la difficoltà a “gestire” Mimmo Lucano che, contrariamente a quanto si possa pensare, non ama assolutamente vestire i panni di “attore” protagonista.
Una personalità forte e nello stesso tempo fragile. Un uomo che ha dedicato la sua vita alla realizzazione di un progetto che ha ricevuto le attenzioni del mondo, ma che ha trovato ostacoli e avversità di ogni sorta in casa propria. Un uomo duramente provato dagli attacchi infamanti oltre che dalle umiliazione subite a seguito della sospensione dalla carica, degli arresti domiciliari, del divieto di dimora. Una sequenza impressionante di atti giudiziari e accuse proseguite anche dopo il pronunciamento, a lui favorevole, prima della Cassazione, poi del TAR.
Nel film Lucano racconta e si racconta, spontaneamente facendo percepire il suo stato d’animo fino a rendere visibile lo stress psicologico determinato dalle costrizioni a cui è stato sottoposto per oltre un anno. Una narrazione efficacemente riassunta già nel titolo del film, “Esilio. La passione secondo Lucano”.
Dopo l’anteprima nazionale del 5 giugno a Milano, il documentario verrà proiettato a Varese il 14 giugno prossimo (ore 21, Sala Montanari). La visione del film aiuta anche, in parte, a comprendere come sia stata possibile la sconfitta del 26 maggio subita da Lucano nella sua Riace. Un esito ancora più doloroso per un combattente come lui che, dopo aver rifiutato le molteplici candidature offertegli per le Europee e non potendosi più candidare a sindaco per i limiti di mandato previsti dalla legge, ha voluto presentarsi nella lista “Il cielo sopra Riace” con candidata Sindaco Maria Spanò, una donna coraggiosa che con lui ha condiviso idee e progetti.
L’onda che ha travolto l’Italia non poteva però lasciare indenne un piccolo comune della Calabria che, come nel resto del Sud e altrove, vive le contraddizioni, le paure, le angosce del nostro tempo. Anzi proprio il valore simbolico assunto dal “modello” di accoglienza realizzato a Riace, ha trasformato quel luogo in terreno privilegiato di uno scontro frontale tanto feroce quanto impari. La “colpa” grave di Lucano è di aver dimostrato che un progetto alternativo di accoglienza e rinascita sono possibili. Un progetto la cui esistenza smentiva nei fatti le pratiche anti immigrati e la cultura di certa politica che sulle campagne di odio e allarme sociale ha costruito le sue fortune elettorali, e non solo. Gli avversari di quel progetto hanno messo in campo ogni mezzo pur di stroncarlo.
A quanti si chiedono come mai i riacesi hanno bocciato la lista Spanò-Lucano bisogna ricordare anche ciò che è successo dal 2017 in avanti. Ovviamente nel governo municipale non sono mancati limiti ed errori, ma non è qui la causa vera della sconfitta. Il primo colpo, durissimo, è venuto dal Ministero dell’Interno, prima direttamente con il blocco dei finanziamenti dovuti, poi tramite l’azione soffocante di una prefettura che anziché aiutare a risolvere ha complicato i problemi da essi stessi creati, caricando Riace di un peso abnorme. Ma il colpo fatale è stato inferto con l’avvio di una azione giudiziaria proseguita con durezza inusitata fin dentro la campagna elettorale. Prima le accuse infamanti, poi l’arresto e il divieto di dimora. Un provvedimento odioso che ha impedito a Lucano di partecipare materialmente alla campagna elettorale. In questa guerra impari i suoi avversari hanno avuto gioco facile anche alimentando ad arte sospetti e insinuazioni di ogni tipo.
Certo Lucano politicamente non ha mai avuto vita facile. Nel 1999 venne eletto consigliere in una lista che ottenne il 33% dei voti. Cinque anni dopo diventò Sindaco con il 35% dei voti. Nelle due tornate successive riuscì a superare di poco il 50% dei voti grazie al coinvolgimento di persone e gruppi di orientamento diverso. Questa volta oltre agli avversari di sempre la lista Spanò- Lucano avrebbe dovuto neutralizzare la lista concorrente messa in piedi dal suo ex vicesindaco. Una impresa titanica che, nelle condizioni date, neppure il più grande stratega avrebbe potuto compiere.
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