Faccio troppa fatica a prendere atto che ci possa ancora essere una qualche difficoltà ovvero ritrosia ad affrontare la questione delle emergenze ambientali sia nelle proprie abitazioni, sia nella più vicina scuola, che presso il Comune di residenza. Questa che riguarda tutti indistintamente, dovrebbe sempre essere posta in cima ai problemi da doversi affrontare. Non vogliamo rassegnarci al fatto che i nostri bis nipoti non possano più godere delle bellezze di cui oggi abbiamo gli occhi colmi. È giusto che oltre a noi anche il Comune in cui risiediamo si dia il più possibile da fare. Resto convinto che il Comune possa anzi si debba dar da fare, non solo per interessare tutti i cittadini, ma per permetterci vi siano le condizioni perché noi si possa vivere e assaporare le meraviglie che ci circondano nonché a mutare il nostro stile di vita. Invece sembrano solo i problemi contingenti quelli che paiono interessare e interessarci. Non la pensa così la maggioranza delle persone soprattutto nei paesi più industrializzati. Spero che si convincano delle ragioni che ho esplicitato. Il cambiamento climatico è una realtà che dobbiamo noi per primi sovvertire e che sta già provocando impatti e fenomeni di frequenza e intensità anomale e con essi sofferenze, perdita di vita, sconvolgimento degli ecosistemi e della ricchezza di biodiversità che sostengono la nostra vita.
Se continueremo a bruciare combustibili fossili, a distruggere le foreste, a produrre cibo e a consumare e sprecare in modo insostenibile, distruggeremo il nostro futuro è soprattutto quello di chi verrà dopo di noi. Possiamo fare qualcosa nel nostro piccolo perché si possa cambiare modo di vivere?
È gravoso ma si deve tentare di farcela.
Moltissime persone pensano di non poter contrastare una decisione dei consessi più elevati e che prendere una posizione contraria, sia riservato solo a chi si trova a ricoprire una posizione politica primaria (Presidente degli Stati Uniti di ovvero della Russia, della Cina ovvero del Giappone). Non è così! Quanto sta avvenendo in questi mesi da parte del movimento Friday for Future, che ha avuto anche l’attenzione del consiglio comunale del Comune di Milano, dimostra che è possibile prendere una posizione di protesta apparentemente fine a se stessa ma in realtà capace di poter essere significativa. Dobbiamo incominciare noi a non consumare risorse in eccesso e ad essere virtuosi. Se non lo facessimo spontaneamente sarà necessariamente il nostro comune di residenza a doverci obbligare a farlo. Per avere questa autorità il Comune dovrà maturare la propria capacità di esprimere la insoddisfazione e le paure dei propri cittadini davanti agli organismi internazionali e che può essere coltivata con il tempo e l’attenzione degli organi di informazione. Una tale azione potrà essere seguita da altri comuni e si potranno avere così risultati ancor più significativi. Ciò espresso, non riesco a comprendere il motivo per cui il Comune di Varese sia stato apparentemente distante dalla proposta che ho lanciato di essere una istituzione catalizzatrice della grande voglia della popolazione di far emergere la propria preoccupazione sul cambiamento climatico, e sulla necessità che le istituzioni mondiali a partire da quelle statali cambino il proprio atteggiamento attuale. Quello di non decidere è assurdo.
Contesto quindi il fatto che io abbia scritto invano al Sindaco e all’Assessore all’ambiente del Comune di Varese due lettere tra novembre e dicembre 2018 perché promuovessero una deliberazione unitaria del Consiglio Comunale per invitare le parti presenti alla Conferenza del COP 24, che si è tenuta in Polonia a Kotowice, dal 3 al 14 dicembre 2018,ad assumere decisioni significative ed unanimi.
Il fatto che il 20 maggio il Consiglio Comunale di Milano abbia dichiarato lo stato di emergenza climatica, accogliendo l’appello del movimento Fridays For Future e abbia annunciato di voler predisporre entro sei mesi iniziative concrete per la riduzione delle emissioni, penso proprio che non possa non essere stimolo per un’azione del Comune di Varese.
Ripeto ciascuno di noi ha ben chiaro quanto il clima sia nettamente cambiato negli ultimi 50 anni e ancor più nel momento stesso in cui ascoltiamo dai nostri genitori le notizie su quello che era la temperatura e i fenomeni naturali negli anni passati. Per esempio con curiosità avevamo sentito di nevicate a Varese che permettevano di sciare lungo le Cappelle del Sacro monte, magari più volte, nevicate che adesso non ci sono proprio più. Abbiamo l’impressione, poi, che i cambiamenti ultimamente si susseguano con maggiore velocità: si passa con estrema rapidità dal caldo al freddo. Non esistono più le mezze stagioni. Il caldo d’estate è insopportabile e dura così a lungo che il freddo d’inverno, pur molto contenuto, ci appare più pungente. Al momento manca una posizione comune delle istituzioni a livello mondiale.
I Capi di Stato e di Governo firmatari della dichiarazione di Parigi, erano convinti che efficaci misure per la lotta ai cambiamenti climatici non fossero solo necessarie di per sé, ma anche che queste avrebbero creato ulteriori benefici collaterali e nuove opportunità per le nostre economie e società. Erano convinti che l’adozione di misure sostanziali, avrebbero aiutato a guidare il nostro pianeta verso un futuro sicuro, pacifico e prospero. Sulla COP 24 in Polonia gravava una particolare responsabilità. A Katowice le parti, ai sensi dell’accordo di Parigi, avrebbero dovuto concordare il piano d’azione futuro. Ciò avrebbe riguardato non solo la definizione dei contributi nazionali (NDC) per il 2025 e il 2030, ma anche l’enunciazione degli obiettivi a lungo termine, che avrebbero costituito un impegno condiviso tra i membri dell’accordo.
Gli esperti dell’IPCC – il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico– ce lo avevano quindi detto in tutte le lingue: abbiamo solo 12 anni per salvare il clima del Pianeta, eppure la COP24 di Katowice si è conclusa senza nessun chiaro impegno di miglioramento delle azioni climatiche da intraprendere.
Dal summit, infatti, sono emersi solo progressi procedurali. Mentre è stato approvato un regolamento relativo agli Accordi di Parigi, non è stato raggiunto un chiaro impegno collettivo per migliorare gli obiettivi di azione sul clima – Nationally Determined Contributions (NDC) – nonostante le aspettative che si avevano su questo appuntamento.
Riconoscere l’urgenza di dover aumentare le ambizioni, e adottare una serie di regole per l’azione per il clima, non è neanche lontanamente sufficiente quando intere nazioni rischiano di sparire.
Riportando la questione a livello locale, riteniamo che il Comune di Varese abbia un compito molto importante: guidare la comunità a conoscere le problematiche di cui soffriamo nel nostro territorio e fornire delle concrete linee guida di comportamento pubblico e privato cosiché ognuno possa essere attivo protagonista di una sostenibile gestione dei propri comportamenti quotidiani. Chiediamo, quindi, che ogni comunità abbia a chiedere al Presidente della Comunità Europea che vengano assunte in gran fretta iniziative volte alla riduzione di inquinamenti che hanno conseguenze di grave danno alla vita degli uomini, all’ambiente e che provocano dei veri e propri dissesti finanziari.
Pensiamo, proprio, che debba essere un compito primario del Comune di Varese come rappresentante del corpo sociale che espliciti una richiesta della comunità locale che implora l’assunzione di provvedimenti che possano progressivamente migliorare una situazione climatica insopportabile e che potrebbe dar vita a fenomeni sconvolgenti. Nel contempo il Comune di Varese dovrà essere capace di porre regole perché tutti i suoi cittadini siano virtuosi ed essere capace di controllare che queste siano ottemperate.
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