Trump protezionista, Trump alla guerra dei dazi, Trump invasivo della privacy dei cittadini. Ogni giorno una notizia più allarmante, passata sottotraccia perché ormai ci si fa l’abitudine. L’ultima è a mio parere allucinante.
Con una circolare del Dipartimento di Stato americano da oggi chi vuole visitare l’America (USA) dovrà dichiarare su quali social scrive e quale sia il suo profilo e non lesinare sui dettagli. La notizia si commenta da sé.
La novità era già stata annunciata più di un anno fa, ma ora è giunto il momento di metterla in pratica.
Per quasi tutti i tipi di visto (sono esclusi quelli diplomatici), il Dipartimento di Stato vorrà sapere i nomi utente usati sui social network, gli indirizzi email e i numeri di telefono, e adopererà queste informazioni per garantire che il controllo sul richiedente sia il più approfondito possibile.
Queste informazioni sono infatti ritenute importanti per «rafforzare il processo di controllo delle richieste e la conferma della loro identità», al fine di garantire «la sicurezza nazionale». I richiedenti un visto inoltre dovranno indicare non soltanto i social network attivamente usati al momento di compilare il modulo, ma fornire una panoramica completa di tutti i social media adoperati negli ultimi cinque anni.
La decisione del Dipartimento di Stato non è stata accolta pacificamente, soprattutto dai paladini della privacy: molte associazioni per i diritti civili hanno già elevato le loro proteste, sostenendo che tutto ciò non risolverà alcun problema di sicurezza ma fornirà soltanto una scusa al governo americano per curiosare più a fondo nelle vite dei viaggiatori, in barba Primo Emendamento alla Costituzione USA. Il vostro blogger, assiduamente presente su RMFonline, vedrà finalmente letti con cura e analizzati i suoi messaggi settimanali da qualche funzionario in divisa che scuoterà la testa e farà un segno con l’evidenziatore, come si dice da noi ironicamente, ad ogni… pisciata fuori dal vaso!
You must be logged in to post a comment Login