(O) Direi che nemmeno questa settimana siamo pronti per commentare l’esito delle elezioni con animo scevro da pregiudizi e partigianerie. Tuttavia mi inquietano sia gli scandali di ogni genere, particolarmente quello che colpisce direttamente il supremo organo di autogoverno della magistratura, sia il paradosso che alcuni di questi non scalfiscano minimamente il credito goduto da alcuni partiti e tanto meno le convinzioni di tanta gente.
(S) E io rincaro la dose, invece! Non vi accorgete che troppe sono le questioni che mettono a rischio non i singoli politici o i partiti, ma la credibilità delle istituzioni come tali? Non basta che i ministri giurino sulla Costituzione, se poi fanno e disfanno o. peggio, parlano, disfanno e non fanno, sempre a modo loro. Non basta che la Costituzione dichiari l’indipendenza della magistratura dalla politica, se al contrario la magistratura si mette sullo stesso piano della politica e tratta del proprio potere ora con un partito ora con un altro a seconda di convenienze personali o di gruppi ideologicamente orientati. Proseguo con altri fatti, di cui faccio solo l’elenco: i casi Cucchi, Uva e quello delle studentesse di Firenze che vedono coinvolti le forze dell’ordine e persino ii Carabinieri, nei secoli fedeli, per non voler risalire al G8 di Genova. Vogliamo tirare in ballo il clientelismo/nepotismo nelle università, che dovrebbero essere per natura propria un esempio di riconoscimento del merito ? Che cosa dire dei tre generali in pensione, già capi di stato maggiore, che hanno reso pubblico il rifiuto di presenziare alla parata militare del 2 giugno, festa della Repubblica? Ma il fatto che più mi ha sconcertato è stato quello del cardinale che va di persona a riattaccare i fili dell’elettricità ad una utenza abusiva.
(C) Non stracciamoci le vesti e non scoraggiamoci. Chi conosce solo un po’ la storia, quella degli stati come quella della Chiesa, sa che abbiamo attraversato traversie ben più gravi e affrontato problemi etici più difficili da risolvere. Anche in questo momento vedo, assai peggiore di tutti gli esempi che avete portato, la corsa verso l’eutanasia, che definirei ‘banalizzata’, come da tempo è banalizzato l’aborto. Lasciatemi dire che non lo vedo come un problema suscitato dal contrasto con una particolare fede religiosa, ma come una questione di civiltà, per dirla con una parolona, di antropologia. È in gioco come l’uomo concepisce se stesso, quindi, di conseguenza, l’universo stesso nella sua totalità. Lo scandalo vero non è che questa ragazza olandese, Noa Pothoven, depressa, abbia desiderato morire e una legge abbia permesso che attuasse questa decisione, ma che da parte dell’opinione pubblica si discuta se fosse un diritto o meno e non su che cosa è mancato per ridarle speranza e volontà di vita, dopo le dolorose prove subite.
(O) Sono d’accordo, con una precisazione: non dobbiamo pretendere che l’eccezionalità della natura umana rispetto ad ogni altro aspetto del cosmo ci faccia perdere di vista il valore dell’armonia sociale e politica, turbata la quale, anche ogni singolo essere umano soffre di quel turbamento. Quindi ti ripropongo la domanda: non ti inquietano particolarmente alcuni di questi scandali recenti, che manifestano una particolare fragilità delle istituzioni politiche e sociali dell’Italia?
(C) Oportet ut scandala eveniant. È un bene che venga alla luce tutto ciò che reca inciampo alla vita buona e quindi alla buona politica. Rimane una mia solida convinzione che non sia la politica ‘buona’ in quanto vincente, che cioè raccoglie molti voti, a creare una ‘vita buona’, una società ben ordinata, un popolo felice, ma, al contrario, è una buona società, ordinata, giusta, aperta, oserei dire caritatevole o almeno compassionevole, a rendere possibile una buona politica. Quindi gli scandali non sono la malattia e non devono essere tenuti nascosti, sono al massimo un sintomo di malattie più profonde e il loro venire alla luce rende possibile la cura e la guarigione. Talvolta lo scandalo stesso fa parte della guarigione, perché tanti siamo così assuefatti alla malattia che nemmeno ce ne accorgiamo e la scambiamo per uno stato di normalità, se non di benessere. Per fare un esempio, è da questa mentalità che nasce il problema della droga, da un’assuefazione sociale che viene purtroppo prima di quella patologica. Non temo quindi di scandalizzarvi, facendo le apologie, punto per punto di qualche scandalo recente.
1 – Caso Palamara – CSM –Magistratura politicizzata. Bella scoperta. Non penso nemmeno in primo luogo a quella mezza verità o mezza bugia di comodo, della magistratura che si autoseleziona a sinistra, grazie all’infiltrazione comunista risalente ai tempi di Togliatti. Troppa acqua passata nel Tevere anche dalle parti di via Arenula o del Palazzaccio. Remoti e superficiali studi di filosofia del diritto mi hanno insegnato e qualche anno di esperienza politica mi ha confermato, che il giudice è sempre politico e non può essere altrimenti. Ciò è più evidente nei sistemi a diritto comune, quelli anglosassoni, per intenderci, dove è chiaro che il diritto evolve soprattutto in base alla giurisprudenza, in stretto rapporto con l’evoluzione politica e sociale. Nei sistemi codificati, come il nostro, di derivazione giacobino-napoleonica, sopravvive invece il mito del giudice-bocca della legge, che si limita ad applicare ai fatti, che presuppone inequivocabilmente accertati, ciò che trova nei codici. Nella realtà non è così, è addirittura irrealistico pensarlo. Ciascun giudice risponde in primo luogo alla propria visione del mondo, tanto più quando non è in gioco una sentenza, ma quando l’autonomia dell’ordine giudiziario esprime le proprie necessità di governo articolandosi in ‘correnti di pensiero’, cioè in organizzazioni politiche.
Preso atto di questo inevitabile presupposto, l’attuale ‘scandalo’ ha semplicemente portato alla luce quello che da sempre accadeva e continua ad accadere, variati i protagonisti ma pure le parti in commedia. Inutile aggiungere quanto nel passato l’azione della magistratura abbia operato politicamente, talvolta, soprattutto in passato, assecondando il potere, più recentemente influenzando gli altri poteri, sia direttamente, rivendicando una specie di diritto d’intervento sulla fase legislativa,sia condizionando il giudizio elettorale, allo scopo di affermare una propria concezione politica.
Oggi si è arrivati ad un punto di rottura, evidentemente tra le correnti della magistratura stessa, quando si è capito che nessuna alleanza ideologica tra i partiti e le correnti di magistratura è in grado di garantire i risultati reciprocamente attesi. L’esito futuro è ovviamente incertissimo, ma potrebbe essere il momento buono, non per una riformetta di pannicelli caldi, ma per affrontare temi veramente importanti, come la separazione delle carriere, il ritorno dell’immunità parlamentare, ovviamente con limiti ben più precisi, la riduzione dell’obbligatorietà dell’azione penale, un ritorno ad una maggiore iniziativa di indagine delle forze di polizia, una limitazione alla candidabilità politica dei giudici in servizio e infine, la più importante, l’effettiva responsabilità civile del giudice. Sogno? No, proposte scandalose.
2 – I generali dissenzienti. La notizia c’è stata, ma senza troppo scalpore, tanto che, quando ho cliccato ‘generali’ seguito dai cognomi in questione, Google mi ha indicato la pubblicità delle assicurazioni. Secondo me si tratta invece di una cosa importantissima, assolutamente inusuale in una democrazia europea. Quali le ragioni? Ho faticosamente recuperato su siti internet qualche dichiarazione virgolettata, tra cui ho scelto per vostra informazione poche righe del gen. Camporini, sia per la concretezza degli assunti, sia per la stima personale che nasce dai lontanissimi anni della sua presenza scolastica al nostro Liceo Scientifico Ferraris.
“Comunico a tutti gli amici che quest’anno ho deciso di non accettare l’invito ad assistere alle celebrazioni del 2 giugno in via dei Fori imperiali: troppe le disattenzioni del governo nei confronti dei temi della Difesa, spesso snaturata con una ipocrita enfasi sul ‘dual use’, a partire dalla perdurante mancata presentazione del ‘decreto missioni’, dalla sostanziale paralisi delle attività amministrative per l’ammodernamento dei mezzi, da dichiarazioni di vuoto pacifismo del Presidente del Consiglio e potrei continuare. Sono assolutamente certo che nessuno sarà sconvolto dalla mia assenza, ma personalmente non me la sento di avallare ipocritamente con la mia presenza una gestione che sta minando un’istituzione di cui il Paese deve essere orgoglioso”.
In un’altra intervista alla domanda: “Ha parlato della ‘paralisi delle attività amministrative per l’ammodernamento dei mezzi’, è un riferimento agli F35? ”, risponde: “Sul programma F35, importante anche per garantire la sicurezza dei nostri piloti, e per sostituire velivoli ormai obsoleti, come i Tornado che sono in servizio dalla fine degli anni Settanta, l’Italia ha fatto una figuraccia a livello internazionale. La polemica era scoppiata perché avevamo dimenticato persino di pagare delle rate, per i primi 12 aerei (389 milioni ndr). Il ministero della Difesa non aveva autorizzato i pagamenti finché Lockheed e Usa si sono giustamente lamentati perché l’Italia è venuta meno agli impegni presi. Ma in generale l’ammodernamento dei mezzi non è andato avanti. Per esempio non si sa che fine abbia fatto il programma per la Difesa aerea CAMM-ER, (Common Anti-air Modular Missile Extended Range), che serve a sostituire gli attuali sistemi per la difesa aerea a corto e medio raggio di Esercito (Skyguard), Aeronautica (Spada) e Marina (Albatros), basati sul missile Aspide, che dopo 40 anni di servizio devono essere rinnovati. Il programma CAMM-ER porterebbe lavoro nelle nostre industrie”.
(O) Ma qualcuno scrive che si tratta di rancore per il taglio delle loro ricche pensioni e che due su tre sono membri importanti della Fondazione ICSA, cioè “Intelligence, culture and Strategic Analysis”, promossa a suo tempo dall’ex –ministro Minniti, quindi di area PD. Anche qui un pericoloso segnale di politicizzazione del delicatissimo settore della Difesa.
(C) Infatti parlo di scandalo, anche se il rumore si è spento subito, troppo presto, secondo me. Voglio premettere che non sono militarista, non ho nemmeno fatto il militare. Aggiungo persino che il’dual use’, cioè qualche uso civile e pacifico dell’Esercito non mi scandalizzerebbe. Del resto anche i Carabinieri sono un’Arma del’Esercito. Però mi preoccupa molto l’inconsapevolezza di tutti noi dei compiti e delle necessità della difesa della Patria. Non mi sento di tediarvi con un’analisi, che sarebbe comunque sommaria e dilettantesca delle pericolose tensioni che premono ai confini dell’Unione Europea, dalle Repubbliche Baltiche al Mediterraneo, a fronteggiare le quali siamo del tutto impreparati. Sarebbe necessario un dibattito parlamentare, che dia precisi indirizzi al governo: Impossibile persino sognarlo, visto che il ‘contratto’ evita l’argomento, che risulterebbe quanto mai scabroso per la compattezza del governo.
(S) Ti provoco su uno dei tuoi punti deboli. Che ne dici della ‘azione caritatevole’ del card. Konrad Krajewski, giusto o sbagliato riattaccare la corrente agli abusivi?
(C) Sbagliato, se parliamo di buon esempio, di legalità e anche di carità, una cosa che si fa con i soldi propri e non facendo sapere alla destra cosa fa la sinistra, (parliamo di mani, non di politica). Giusto, invece, anzi, straordinariamente efficace, se pensiamo alla deliberata volontà di suscitare uno scandalo, per richiamare l’attenzione delle istituzioni su un caso esemplare tra i tanti e non certo per indicare a tutti la possibilità di rubare la corrente alle società elettriche. Paradossalmente, poi, questo gesto eclatante ha portato alla luce l’inazione delle istituzioni anche nel senso opposto, rivelando che un importante patrimonio immobiliare pubblico è da gran tempo sottratto al suo uso per il bene comune e lasciato in balia di singoli, alcuni dei quali sicuramente bisognosi,mentre altri ne fanno uno sfruttamento privato certamente inaccettabile. Ma anche questo scandalo è presto scomparso dall’occhio dei mezzi di comunicazione e dall’iniziativa delle istituzioni.
La mia conclusione è molto semplice: mi aspetto, anzi desidero, altri nuovi e sensazionali scandali, che ci facciano decisamente ripensare a quanto gli opportunismi di ogni genere ci allontanino dal bene comune e quanto sia necessario che la stagione ubriacante dei ‘nuovi’ diritti sia raggiunta e accompagnata da quella dei ‘vecchi’, imperituri doveri.
(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante
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