Raccontava Renzo Dionigi, grande medico e storico rettore dell’Università dell’Insubria, che nelle sue prime trasferte da Pavia a Varese dove era stato chiamato per dare corpo e anima alla nascente facoltà di medicina e chirurgia, ciò che più l’aveva colpito era stata la densità di impianti sportivi disseminati sul territorio della provincia. Al punto che molti anni dopo (2007), nell’ambito della monumentale Storia di Varese da lui promossa, non esitò a inserire nel piano dell’opera, un volume interamente dedicato allo sport, volume oggi ospitato persino nella monumentale libreria del Comitato olimpico internazionale di Losanna. Più di seicento pagine in cui sono raccontate in dettaglio, a partire dai primi anni del novecento, le vicende e le gesta di società, dirigenti, atleti e mecenati cui va il merito storico di avere fatto della provincia di Varese un’eccellenza nazionale nelle più svariate discipline: ciclismo, basket, calcio, canottaggio, aeronautica, pugilato e via elencando. Un patrimonio di luoghi, conoscenze e uomini rimasto per lo più confinato entro recinti prevalentemente agonistici fino a quando, non più di una quindicina d’anni fa, si è capito anche alle nostre latitudini che sport e turismo potevano felicemente andare a braccetto e dar vita a un binomio vincente su scala economica provinciale.
I numeri, come è noto, non mentono e lo dimostrano anno dopo anno. Nel 2018 le presenze sono state 2 milioni e 175 mila e gli arrivi un milione e 300 mila, 1,7 i giorni di permanenza media che salgono a tre sulle sponde del Lago Maggiore. Nella clientela la parte del leone la fanno nell’ordine, tedeschi, statunitensi, francesi, cinesi, svizzeri e olandesi. Merito delle indubbie attrazioni dei luoghi che collegate alla differenti discipline sportive fanno da calamita sia per gli atleti sia per gli appassionati sempre più numerosi di un turismo attivo e verde. Con le dirette televisive e le promozioni attraverso i social a far da volano a un territorio ricco di potenzialità, molte delle quali ancora da valorizzare.
Sotto questo profilo va sottolineato come la Tre Valli Varesine, i mondiali 2008 di ciclismo e le recenti Gran Fondo abbiano contribuito a svelare, grazie alle dirette Tv, in Italia e all’estero le bellezze del varesotto. Un grandissimo merito questo della società ciclistica Binda e del suo presidente Renzo Oldani, non sempre capito se non addirittura osteggiato in ambito locale da chi mal digerisce l”invasione” ciclistica delle vie del centro di Varese due,tre volte l’anno. Lo stesso discorso vale per il canottaggio che ha riscoperto il lago di Varese e altri piccoli laghi come bacini ideali per competizioni internazionali di altissimo livello e sedi ideali di allenamento. È la rinascita di una grande risorsa rimasta dormiente per qualche decennio nonostante le due società storiche – Canottieri Varese e Gavirate – abbiano continuato a sfornare talenti di alto livello. La Canottieri Varese addirittura dagli anni ’30 del secolo scorso.
Del resto se Varese e il varesotto non avessero offerto tutta una serie di opportunità ambientali, logistiche e scientifiche (il Centro di ricerca Mapei di Olgiate Olona), difficilmente le autorità sportive australiane avrebbero scelto di ubicare sul lungolago di Gavirate, nel marzo 2011, il loro European Training Center. Sono una quindicina all’anno le squadre australiane ospitate che gareggiano in Europa nelle più svariate discipline. Nel periodo delle competizioni più importanti risultano in media 1800 le presenze conteggiate, nell’insieme un discreto, costante sostegno ai consumi locali. In questo quadro promettente si inserisce con un ruolo molto positivo di stimolo e di sostegno la” Varese sport commission”, promossa qualche anno fa dalla Camera di Commercio e che nei gironi scorsi ha messo a disposizione in un apposito bando 120mila euro per premiare progetti, almeno di livello nazionale, capaci di generare ricadute positive “sul tessuto ricettivo-turistico-commerciale” del territorio varesino.
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