Il 28 maggio gli studenti di molte scuole di Italia hanno recitato l’Infinito di Leopardi per celebrarne i duecento anni della composizione. La proposta è nata dalla collaborazione fra il Miur e Casa Leopardi di Recanati. La scelta della data non è di immediata comprensione ma rimanda a due, cioè duecento anni, e all’otto che, scritto rovesciato, è il simbolo dell’infinito.
Questa iniziativa sembra una pepita d’oro nell’ingorgo delle notizie, delle tante polemiche che hanno caratterizzato il mese di maggio. Il ministro Bussetti ha affermato che sarà l’occasione per testimoniare la modernità del pensiero di Leopardi e per far rivivere ancora oggi la potenza della sua poesia.
Leopardi, uomo ”piccolo di statura e mal conformato, di salute molto deteriorata” aveva soltanto ventuno anni quando nella primavera del 1819 compose il celeberrimo idillio. Non poesia di getto ma di rielaborazione attenta. La bellezza di quei versi ha vinto il tempo ed è impressa nella memoria di tutti.
Molti li hanno imparati a memoria fin dalle scuole medie, molti sono stati calamitati dal miracolo della loro perfezione: intensi, cristallini, profondi. Molte le traduzioni anche di grandi poeti, come Rilke e Anna Achmatova. Molti gli usi e gli abusi, come nello spot di qualche anno fa in cui Dustin Hoffmna tentava di recitarlo in italiano per esaltare “Le Marche, all’infinito”.
Molti l’hanno studiato, interpretato: chi ha visto nello stormire del vento richiami biblici, chi ha cercato di cogliere la magia dei suoni, quella che i critici chiamano fonosimbolismo. Alcuni versi sono dentro la nostra vita… “e il naufragar m’è dolce in questo mare”.
È una poesia che innegabilmente appartiene a tutti. Prima o poi nella vita tutti sentiamo il desiderio di infinito e capiamo che un limite materiale o psicologico può diventare uno stimolo per andare oltre. Come fu la siepe per Leopardi: non uno ostacolo limitante ma un incentivo.
L’iniziativa del 28 maggio,dunque, come auspicato dal ministro della pubblica istruzione, il varesino Bussetti, è stat5o un invito educativo a guardare e ad andare oltre la siepe?
I ragazzi hanno potuto recitare l’Infinito in un flash mob che ha attraversato tutta l’Italia collegata idealmente, da una scuola all’altra, con la piazza centrale di Recanati, città natale di Leopardi.
Non ci è dimenticati, però, prima del 28 maggio, di riascoltare una vecchia canzone di Giorgio Gaber, dal titolo “Benvenuto il luogo dove”. L’indimenticabile Gaber, oltre a ricordare che il luogo dove tutti i poeti sono nati, a Recanati e altrove, è il luogo dove ci sono anche tante contraddizioni, e si chiama Italia. Infinite contraddizioni, come questo mese di maggio ci ha ben testimoniato.
Idealmente siamo scesi in piazza con gli studenti per recitare l’Infinito, per farlo riecheggiare nel nostro cuore.
Bene ha detto Davide Rondoni, poeta romagnolo, che festeggiare l’Infinito è festeggiare qualcosa che ci riguarda: riguarda proprio tutti, per andare oltre. Ma leggiamo anche il libretto di Leopardi sul “Costume degl’Italiani”, in cui il recanatese afferma – per esempio – che “le classi superiori d’Italia sono le più ciniche di tutte le pari nelle altre nazioni”. Anche se sappiamo che sono pericolosi alcuni confronti storici, aiutano sempre a riflettere.
Sempre caro ci deve essere il pensiero di Giacomo Leopardi.
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