Con oltre il 34 per cento dei voti, la Lega di Matteo Salvini esce dalle elezioni per il rinnovo della deputazione italiana al Parlamento europeo quale primo partito del Paese. In pratica ha raddoppiato i consensi che aveva raccolto un anno fa alle elezioni per il rinnovo del Parlamento italiano scavalcando così il Movimento 5 Stelle, suo alleato di governo a Roma, che raggiunge solo il 17 per cento. Crescendo dal 18,8 dell’anno scorso a oltre il 22 per cento di queste votazioni, il Pd di Nicola Zingaretti si afferma come secondo partito del Paese e viene confermato nel suo ruolo di polo dell’area di centrosinistra.
La situazione si presta a due ordini di commenti: uno riguarda l’orizzonte più immediato, ossia il futuro dei rapporti fra Lega e 5 Stelle; l’altro riguarda invece l’orizzonte più ampio, ossia il rimescolamento economico-politico della società italiana di cui questo nuovo assetto della scena politica è un riflesso. Sia l’uno che l’altro meritano attenzione sia per quanto concerne l’Italia che per quanto concerne l’Unione Europea nel suo insieme.
Nell’immediato ciò che unisce Lega e 5 Stelle è la comune posizione anti-establishment: la loro estraneità all’ordine costituito nato dalle ceneri della Seconda guerra mondiale. A valle di questo però i loro programmi sono del tutto opposti. Finché restano insieme al governo a Roma o i 5 Stelle trascinano la Lega, come era finora accaduto, o la Lega trascina i 5 Stelle, come dovrebbe accadere adesso che il Movimento 5 Stelle, un anno fa il maggiore partito della coalizione, è stato scavalcato dalla Lega. Ovviamente però la consistenza dei rispettivi gruppi di deputati e di senatori nel parlamento di Roma continua a rispecchiare i rapporti di forza di un anno fa. Quindi andare avanti, e soprattutto riuscire a governare veramente, sta diventando un gioco sempre più difficile anche per due straordinari giocolieri come Salvini e Di Maio. Può darsi che ci riescano ancora per un po’, ma di certo non per altri quattro anni come dicono. Purtroppo si deve perciò mettere in conto che l’attuale carenza di un’adeguata azione di governo continui anche nel prossimo futuro.
Allargando invece lo sguardo verso una più ampia prospettiva si deve positivamente rilevare che la scena della politica sta cominciando ad adeguarsi al rimescolamento avvenuto in questi ultimi decenni nella società italiana. L’Italia dei ceti produttivi si raccoglie sempre di più attorno alla Lega mentre l’Italia dell’assistenzialismo e del lavoro statale, o comunque garantito dallo Stato, tende a lasciare i 5 Stelle con la loro cultura anti-industriale e ultra-statalista e a volgersi verso il più ragionevole e più flessibile Pd, che per parte sua conserva lo storico consenso di cui gode nel mondo del progressismo borghese. Questo spiega il suo successo nelle grandi città a partire da Milano dove, in piena controtendenza rispetto al resto della Lombardia, è il primo partito con il 35 per cento dei voti, seguito dalla Lega con il 27 per cento.
Il voto per le europee, che in Italia ha luogo con metodo puramente proporzionale in cinque grandi circoscrizioni, restituisce infatti un quadro assai preciso della nuova geografia socio-politica del Paese: nel Nordovest (Val d’Aosta/Vallée d’Aoste, Piemonte, Liguria, Lombardia) la Lega è al 40,7 per cento con punta del 43, 38 in Lombardia, seguita dal Pd al 23,45; nel Nordest (Trentino – Alto Adige/SűdTirol, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna) la Lega è al 41,01 e il Pd al 23,79; nel Centro (Toscana, Marche, Umbria, Lazio) la Lega è al 33,44 e il Pd al 26,82 per cento. I 5 Stelle sono invece il primo partito al Sud (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria), dove raccolgono il 29,2 per cento dei voti, seguiti dalla Lega al 23,4 per cento, e nelle Isole (Sicilia, Sardegna) con il 29,85 seguiti dalla Lega al 22,42 per cento.
In sintesi nel Nord la Lega vince clamorosamente; e si impone anche nel Centro dove pure ha contro il grosso del grande blocco elettorale costituito dalla burocrazia statale e parastatale romana. Nel Sud e nelle Isole, dove lo Stato e le clientele continuano ad essere la maggiore speranza, predominano ancora i 5 Stelle. Nell’area di centrosinistra il Pd ha ormai svuotato tutti i partiti alla sua sinistra, nessuno dei quali ha superato la soglia di sbarramento e quindi avrà rappresentanza a Strasburgo. Viceversa, pur avendolo già battuto, è ben lungi dall’essersi liberato dalla concorrenza del Movimento 5 Stelle. Nell’area di centrodestra invece, pur essendo scesa dal 14 per cento dei voti dell’anno scorso all’8,8 per cento della domenica passata, Forza Italia sopravvive ancora mentre Fratelli d’Italia cresce fino a raggiungere il 6,5 per cento. L’approdo verso un futuro possibile nuovo equilibrio, basato sull’alternanza tra Lega e Pd, appare insomma ancora lontano.
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