Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Parole

LA SCUOLA BOCCIATA

MARGHERITA GIROMINI - 31/05/2019

studentiFine di un altro anno scolastico. E poche buone notizie sul fronte dello stato generale della scuola.

Due statistiche in particolare hanno messo in luce la condizione poco idilliaca degli studenti italiani: i numeri sono sconfortanti perché ci restituiscono la fotografia di un sistema di istruzione e formazione non ancora in grado di trovare una cura per i propri mali.

Prendiamo i dati forniti dall’ISTAT sui risultati INVALSI: ci dicono che più del 34% dei ragazzini di terza media non raggiunge sufficienti competenze linguistiche.

La comprensione avviene soltanto davanti a testi semplici che affrontino in modo esplicito l’argomento trattato. Quando il testo raggiunge un livello di complessità appena superiore, ecco che quella percentuale di studenti non è in grado di afferrare il senso di ciò che legge.

Le cose vanno ancora peggio nel campo delle competenze matematiche dove risulta insufficiente oltre il 40% degli studenti.

Tuttavia le percentuali rilevate nel nostro paese nascondono un doppio andamento territoriale: al Nord i valori negativi sono più bassi della media nazionale mentre al Sud salgono a livelli preoccupanti.

Questo nella fascia dei tredici, quattordici anni.

Procedendo verso gli studi superiori dalle statistiche apprendiamo che negli ultimi 10 anni 1,8 milioni di studenti hanno abbandonato la scuola prima di sostenere l’esame di maturità. Un dato in netto miglioramento, si fa per dire, rispetto al decennio precedente che contava quasi il doppio di abbandoni.

Se ogni anno spariscono dai banchi scolastici così tanti ragazzi, chi li cerca? Che fine fanno? Sono destinati al ruolo di analfabeti di ritorno?

I numeri, le conseguenze, le possibili soluzioni sono riassunte in un video e poi approfonditi in un dossier sulla dispersione scolastica curato dalla rivista di settore Tuttoscuola, dal titolo evocativo “La scuola colabrodo”.

Ma non sta meglio, per evidenti motivi di continuità in negativo, la popolazione universitaria.

Recenti rilevazioni di Eurostat ci disegnano come il paese europeo con la percentuale minore di laureati dell’Unione: il 27% a fronte della media generale del 40%.

È davvero triste chiudere l’anno sciorinando dati tanto allarmanti.

Dispiace pensare alla quantità (e qualità) di lavoro che dedicano alla professione /missione, migliaia di docenti, dirigenti, addetti ai servizi scolastici.

Dispiacciono risultati scolastici così negativi a fronte dell’impegno profuso dai genitori, tanti, responsabili, attenti e generosi che partecipano alla vita della scuola, sia in termini di contributo educativo nell’ambito degli organi collegiali e delle associazioni scuola – famiglia sia in termini di supporto materiale, indispensabile per sopperire alla cronica mancanza di risorse della maggior parte delle scuole.

Quali gli antidoti per fermare questi incresciosi fenomeni, quali contromisure dovrebbero essere adottati dai politici, vorremmo saperlo e capirlo.

Urgono molteplici interventi che dovrebbero coinvolgere i diversi attori in campo: dalle istituzioni e dai docenti fino agli studenti, alla società civile, ai mezzi di comunicazione.

Serve una cultura più diffusa oltre a una visione politica fortemente incentrata sull’importanza dell’istruzione per tutti.

Chiuse le consultazioni del 26 maggio ci sarà un primo momento di riflessione sulle politiche scolastiche europee ed extraeuropee, a Cagliari, dal 6 all’8 giugno, nel simposio internazionale su ‘Educazione e post-democrazia’, sottotitolo “Learning for democracy”.

Da quella sede attendiamo qualche buona notizia sul futuro dell’educazione insieme a qualche spinta in avanti ai paesi come il nostro che non trovano il coraggio di investire seriamente nel sistema educativo.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login