Un paio di burloni frequentatori del “Circulin” di Casbeno, ritrovo frequentato anche da poeti e musicisti oltre che da formidabili giocatori di scopone, pochi giorni or sono, approfittando di una pausa del maltempo, volevano offrire un bel bicchiere di birra fresca e un attestato di benemerenza al quinto e ultimo ciclista che, nell’arco della giornata, aveva percorso la pista di via 25 aprile appunto generosamente riservata dai sovranisti comunali della circolazione agli appassionati delle due ruote.
La pista rappresenta certamente un elemento di sicurezza, ma a quanto sembra per decretarne la reale utilità si dovrà attendere almeno l’autunno con dati di fatto e risultati di verifiche da parte di chi ha voluto realizzare il serio progetto per la sicurezza dei ciclisti in città.
Va peraltro rilevato il successo della istituzione della zona dei 30 km orari obbligatori in un nodo stradale importante come Casbeno: non sono state date notizie sui controlli e eventuali contravvenzioni, ma da parte degli utenti sembra che ci sia stata una risposta civile.
I 30 orari andrebbero istituiti anche lungo le grandi direttrici di accesso alla città, più volte teatro di gravi incidenti, in genere di investimenti di pedoni e ciclisti. I 30 orari sono fondamentali per un traffico sicuro e non costituiscono causa di forti rallentamenti dei flussi della circolazione.
Per esempio partendo dal semaforo di Masnago per arrivare a quello di via Verdi rispettando i 30 orari ci si impiega 3 minuti di più, non è dunque che si perda il… Gran Premio.
Con l’arrivo della bella stagione sono i motociclisti che impunemente percorrono spesso a velocità inopportuna le grandi strade che portano al centro della città. La sicurezza dei cittadini vorrebbe che si facessero meno soldi con le contravvenzioni per sosta vietata nel cuore delle attività urbane e ci fossero più pattuglie di vigili in città e anche della Polstrada al di fuori dell’ambito comunale dove il traffico è davvero causa di un numero inaccettabile di incidenti.
A Varese la sicurezza dei pedoni sarebbe inoltre meglio garantita se i tradizionali grandi lavori per la annuale manutenzione primaverile delle strade vedessero stralci anticipati per interventi per la segnaletica stradale orizzontale. Permetterne la cancellazione per usura è un errore che potrebbe costare caro: non è intelligente attendere i grandi lavori di primavera per ridipingere alcune “zebre”. Da mesi per esempio in via Sanvito sono invisibili importanti attraversamenti pedonali con l’inverno degradatisi rapidamente e quindi non adeguatamente individuabili anche a distanze brevi.
Rispetto ad anni di sonno autentico oggi però sembriamo una città avviata al gusto del rinnovamento: ci sono infatti a volte la freschezza delle idee positive, il desiderio di ritrovare il passo sereno ma deciso degli anni della sua ormai lontana ammirata e invidiata crescita. La nostra piccola storia ci dice che dagli Anni 50 per un trentennio circa ci furono progressi entusiasmanti, vero miracolo collettivo dovuto non solo ai politici ma anche e soprattutto alla gente comune nella quale emersero anche cittadini benemeriti che su Varese investirono passione, genialità, e soldi.
Tutto questo alla luce del sole, oscurato poi dall’avvento nazionale e regionale della partitocrazia, di faraoni e sultani, tali a volte per sprovvedutezza personale pupazzi e non pupari di malizie, inganni e ruberie.
In politica abbiamo avuto anche molti onesti ma non sempre sono stati efficaci perché minoranza o perché compressi e limitati dal loro partito.
La svolta mondiale della comunicazione ha poi innovato, anzi ribaltato le comunità di molti continenti senza che potessero subito capirla completamente prima di avviarne il difficile tentativo di controllo.
E noi prima della rivoluzione tecnologica eravamo fermi a esaltare la microscopica importanza del recupero di una modesta storia del territorio, dell’orgoglio del dialetto e baggianate annesse.
Tanto coinvolti da questa “ rivoluzione” locale da non accorgerci che stavamo per perdere il grande futuro del quale già eravamo stati i costruttori di una solda base.
A comprimerci, a toglierci o limitarci possibilità di ripresa non sono stati solo l’iniziale ultraleghismo o il successivo continuo ossequio ai relativi potentati attivi a Milano o Roma, ma ci hanno messo lo zampino anche gli alleati di Centrodestra, ai quali pure dobbiamo il depotenziamento di una nostra grande avanguardia come la tutela della salute pubblica e lo sviluppo dell’ Università.
E il futuro oggi non presenta un meteo più favorevole se pensiamo che i nuovi leader di Lombardia mai si sono occupati di noi, considerati sempre come fedeli e pazienti frontalieri, nel migliore dei casi.
Sono leader che hanno appena raccolto vasti consensi in particolare nel vero cuore dell’Italia 2000, il Nord.
Del quale, pochi se ne rendono ancora conto, ci sono punti cardinali di nuovo conio. Per esempio noi siamo il Sud.
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