La giostra degli allenatori è partita. Restano, secondo consuetudine, le incertezze in parte dovute alle preferenze dei luoghi di arrivo in altra parte, più consistente, al vilissimo ma sempre simpaticissimo denaro.
Poi, a contratti conclusi, succede di tutto: insoddisfazioni o il contrario e chi più ne ha più ne metta. Insomma, capita tutto e il contrario di tutto senza tenere conto di quanto sia valido il materiale di arrivo rispetto a cui disponeva in precedenza il tecnico nuovo arrivato.
Si trascura, così, un fatto importantissimo. Per fare un esempio si pretende che Ancelotti – ottimo trainer – possa fare miracoli al Napoli dimenticando quanto su i suoi precedenti trionfi abbiano avuto peso le squadre prima allenate a dispetto di un Napoli più propenso per tradizione a cedere indebolendosi che non a rinforzare.
Reduce da formazioni di potenza eccezionale. Ancelotti al Napoli non poteva (e non può) avere gli stessi risultati che in precedenza aveva ottenuto generalizzando e senza tenere conto di simili importantissime variazioni.
Il riferimento ad Ancelotti vale per tutti coloro che possano trovarsi in identiche situazioni che troppo spesso vanno trascurate.
La cavalcata trionfale di Allegri in sella al supercampione bianconero difficilmente troverà ripetizione altrove nella prossima stagione e anche solo per questo potrebbe tanto o poco la critica riversarsi sul toscano il quale – per la verità – ha già pagato quanto di spettanza ricevendo il buon servito dalla Juve giustamente non soddisfatta solo del campionato ma con maggiori pretese nella tanto desiderata e aspirata Champions. Sarebbe illogico così come logiche non sarebbero essere le super-lodi toccategli nel turno 2018/2019.
E via di questo passo. Il concetto vuole che ogni valutazione di un allenatore non possa essere considerata a sé stante ma sempre solo relativamente alla situazione in cui viene a trovarsi.
Un concetto importante ma solitamente non preso in considerazione.
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