«Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti», scrive papa Francesco, e «l’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune» affidandosi a «una nuova solidarietà universale».
Ma l’enciclica non si limita a una predicazione del bene: delinea le fratture sociali e i guasti ambientali connessi al predominio economico e alla cultura predatoria industrialista che ci sovrasta, nomina le cause dell’ingiustizia e indica gli strumenti per contrastarla, vede nell’impegno dei cittadini e delle cittadine, degli attivisti e delle attiviste del mondo la via per la riconciliazione con le creature: umani, animali, piante, ecosistemi.
Il mutamento del clima è un processo complesso e non governabile nelle sue imprevedibili accelerazioni, le cui conseguenze potrebbero minare irreparabilmente la presenza umana sulla Terra. L’aumento della temperatura media sul pianeta porterà a modificazioni sostanziali e drammatiche del modo di vivere e relazionarsi, sia nelle città sia in aree aggredite da siccità crescente, dall’intensificarsi di eventi meteorologici estremi e dalla risalita del livello dei mari. Per la prima volta nella storia, la specie umana si trova a un punto di non ritorno, che possiamo avvicinare o allontanare a seconda del comportamento economico, politico e sociale dei singoli, delle comunità, dei governi, degli attori politici ed economici.
L’umanità è a un bivio e deve assumersi la responsabilità della propria salvezza o della propria perdita. Per questo è straordinario che milioni di studenti nel mondo si stiano mobilitando e vogliano assumersi la responsabilità di guidare il mondo in una direzione diversa da quella della catastrofe, cui purtroppo i governanti attuali – e lo vediamo, salvo poche eccezioni, anche in occasione delle elezioni del 26 Maggio – non prestano attenzione.
Mi colpisce molto la scelta degli studenti nelle piazze, venerdì 24 maggio, per un’alleanza con gli scienziati sulla questione del clima: la giudico una scelta importante, dato che gli scienziati sono senza dubbio referenti di importanza fondamentale, le loro analisi e i loro pareri costituiscono punti di riferimento necessari, ma da qui a stabilire un’alleanza tout court mi pare ce ne corra.
Senza dubbio non disconosco affatto l’importanza che sul problema del clima la maggioranza degli scienziati sia oggi schierata nettamente nella denuncia della gravità epocale della situazione attuale e nella richiesta perentoria di una vera inversione di tendenza, e di provvedimenti radicali. Io tuttavia nella mia attività scientifica, e nel mio impegno sociale, ambientale e pacifista, mi sono trovato in moltissime occasioni a contrappormi alla grande maggioranza di tecnici e scienziati. Perché scienza e tecnica non sono spesso neutrali rispetto alle condizioni sociali, economiche, culturali – rispetto al potere tout court (del resto metà degli scienziati lavorano per la guerra) – e ho criticato, in termini concreti, il concetto di una oggettività intrinseca, o di verità assolute.
Se negli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso si fossero seguiti i pareri prevalenti di scienziati e ingegneri, in Italia avremmo ancora programmi nucleari attivi. Il referendum del 1987 che di fatto chiuse i programmi nucleari italiani fu vinto a dispetto dei pareri che dominavano fra gli scienziati. Ancora nel secondo referendum del 2011, pur essendo le posizioni più articolate, erano numerosi gli scienziati favorevoli alla ripresa dei programmi nucleari (e credo che non pochi scienziati favorevoli abbiano evitato di esporsi esplicitamente).
La mia posizione sul nucleare (civile e militare), da sempre, è negativa. Di conseguenza, preferirei non consegnare le proprie convinzioni ad autorità che non siano sottomesse a critica e al principio della trasparenza e della democrazia.
La mia opinione, nulla di più, è che il movimento “frydaysforfuture” debba senza dubbio ascoltare le analisi e i pareri degli scienziati, ma anche mantenere stretti rapporti di confronto, utilizzare tutte le consulenze qualificate, discuterle, confrontarsi a tutto campo, conservando una totale autonomia di valutazione, di giudizio e di scelta. È a mio parere un presupposto irrinunciabile, ed è la forza del movimento più promettente di questi tempi.
Ricordate; una scritta sui muri della Scuola di Atene: “Non dateci consigli, sappiamo sbagliare da soli”.
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