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Chiesa

SOLITUDINE ABITATA E FECONDA

ROMITE AMBROSIANE - 24/03/2012

Mantegna, L’orazione nell’orto, 1455

Guardando alla passione, morte e risurrezione del Signore, cercando di seguirne i passi, magari pregando la Via Crucis, o rimanendo stupiti ed attoniti all’annuncio della risurrezione – come già prima di noi i discepoli – vediamo Gesù tra tanta gente e nell’attimo che ha cambiato la vicenda di ogni uomo… al centro della storia ma profondamente solo.

Solo nella sua incomprensibile scelta di umiliazione e sofferenza; solo in mezzo al rifiuto degli uomini e all’abbandono dei suoi; nell’inaccessibile solitudine dell’agonia e poi solo nel sepolcro; solo, inizialmente, nella gioia della Vita ridonata e nella pace che è il suo dono pasquale. Lui solo e noi, dinnanzi a questi misteri, come ad un quadro da ammirare ma in cui è impossibile entrare?

No, la liturgia ci mostra e i santi ci insegnano che quella solitudine e quella alterità ci convoca e ci raggiunge. La beata Caterina, facendo proprie le parole della liturgia, invoca: O Salvatore mio, tutti i tuoi amici ti hanno abbandonato; non ti viene incontro né Pietro, né Tommaso, i quali dicevano: vogliamo morire con te. Ma tutto solo sei condotto a essere immolato per salvare me peccatrice. La sua solitudine mi raggiunge nella solitudine del mio peccato, dove egoismo, menzogna, prepotenza mi allontanano dagli altri e la vergogna mi impedisce la via del ritorno. La sua solitudine è per la salvezza, per quanto è bisogno di salvezza, per la verità profonda di me che sa di insufficienza, di morte, di sofferenza, di desideri che, lasciati soli, sembrano illusione.

Non siamo dunque davanti ad un quadro inaccessibile e la liturgia ce lo dice chiedendoci le nostre risposte, coinvolgendo le nostre voci e il nostro corpo… lasciandoci nel cuore quel silenzio che è domanda ed attesa, spazio per l’incontro con Lui.

E se Lui è solo per venirci incontro, che la nostra solitudine si apra all’accoglienza e ascolti e gioisca e agisca quell’annuncio inatteso: Pace a voi! Annuncio e missione che porta nel nostro mondo il quadro divino dell’incontro con Dio e con i fratelli, quadro dipinto con il rosso del sangue della donazione di sé, con il verde della speranza di quell’albero di morte germogliato per una nuova vita, con l’azzurro del cielo che è meta e cammino, con l’ocra della polvere della strada percorsa nella ricerca dell’incontro. Potremo così vedere i tratti della vita nuova – di Cristo e nostra in Lui – nell’orizzonte del nostro quotidiano, e sia così la gioia di Pasqua!

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