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In Confidenza

SOLITUDINI

Don ERMINIO VILLA - 17/05/2019

solitudineImpressiona oggi la solitudine di tanta gente nel momento della prova. Basta saper guardare per incontrare volti che sembra chiedano una parola di conforto, di non sentirsi soli nella sofferenza, di incontrare qualcuno che dica loro: “Non sei solo, siamo insieme con le nostre sofferenze e speranze”: tutto è un racconto di comunione.

E, a volte, basta un sorriso, un nulla per rompere la solitudine. Non è nemmeno necessario “fare” tanto: nella nostra società così dispersiva e distratta, così abituata a consumare persone e cose, ciò che la gente tutti i giorni desidera è un orecchio disponibile ad ascoltare, una mano pronta a sorreggere, una voce che, con pazienza, tatto e bontà, narri la buona notizia che Gesù è venuto a dirci: “Non abbiate paura. Il Padre vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi, per sempre”.

La parola “consolare” (cum-solus) significa sostanzialmente “stare con uno che è solo”. L’idea è suggestiva, perché tanta tristezza o dolore che c’è nel mondo nasce proprio dal sentirsi soli e abbandonati, privi di una presenza che riscaldi, di una mano che accarezzi, di una parola che spezzi il silenzio e le lacrime.

Aveva ragione il poeta spagnolo novecentesco Pedro Salinas quando scriveva che “le mani di chi ama terminano in angeli”, sono presenze angeliche che spezzano la solitudine dell’infelicità.

Non per nulla la parola “desolato” (de-solus) significa in radice “essere (lasciato) solo” pienamente. Come affermava il romanziere Vladimir Nabokov, “la solitudine è il campo da gioco di Satana”, ed è per questo che, invece, lo Spirito Santo è detto “il Consolatore”. (Gianfranco Ravasi)

Lo Spirito Santo, apparentemente, sembra creare disordine nella Chiesa, perché porta la diversità dei carismi, dei doni; ma tutto questo invece, sotto la sua azione, è una grande ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità, ma armonia.

Nella Chiesa l’armonia la fa lo Spirito Santo. Uno dei Padri della Chiesa ha un’espressione molto suggestiva, sintetica e chiara: lo Spirito Santo “ipse harmonia est” – è proprio Lui l’armonia. Solo Lui può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità.

Anche qui, quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità, l’omologazione.

Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa.

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