In talune situazioni gli amministratori locali trattano le alberature come se fossero elementi di arredamento e non avessero un proprio ciclo di vita. Questo poi non è certo il periodo per fare potature ovvero pulizia. In comune di Canegrate, invece, si è fatto proprio così. Infatti, ho ricevuto da simpatizzanti delle fotografie attuali dei luoghi e lamentele inerenti la potatura dei tigli che ha ridotto le alberature in maniera così considerevole, da renderle dei veri e propri scheletri vegetali, prive di quel decoro che dovrebbero dare alla pubblica strada. Ho protestato al telefono con il Sindaco facendogli presente come il paesaggio che emerge dalle fotografie che vengono qui mostrate, trasformi lo stesso da ridente a spettrale e poco accogliente per gli abitanti e per i turisti.
Mi ha detto che l’intervento costituiva una prassi già consolidata e che si interveniva in questo momento solo perché era arrivato un finanziamento apposito dallo Stato, per togliere la pericolosità di grandi alberi la cui integrità era minacciata dagli attuali rovinosi eventi atmosferici. Sentito questo, gli ho subito scritto chiedendogli se questo tipo di intervento sia già avvenuto in passato, e se sia dovuto a incidenti che abbiano coinvolto la popolazione (precedente caduta di un tronco di albero ovvero di una intera alberatura a causa di un vento molto forte ovvero di altre cause naturali). Gli ho domandato, nel caso in cui la potatura sia già stata fatta precedentemente, se le alberature siano ricresciute in maniera completa ovvero se si siano riscontrati problemi per i quali dovere intervenire con urgenza magari per una loro sostituzione. Lo ho avvertito che avrei ricorso a un tecnico specializzato che mi possa fornire un parere scientifico e gli ho chiesto se abbia avuto uno specifico permesso per agire così, una copia del piano del verde approvato dal consiglio comunale e chi dovrà pagare i danni che potrebbero derivare dalla potatura eseguita.
Le fotografie allegate mi hanno impressionato tanto da indurmi a prendere le informazioni che seguono qui in appresso:
“La potatura degli alberi nei nostri giardini è molto spesso un’operazione obbligatoria per permettere la tranquilla convivenza tra persone e piante, ma è necessario farla nel modo corretto, ed è fondamentale ricordarsi sempre che gli alberi sono vivi, che ad ogni nostra azione corrisponderà una loro reazione: la bravura di chi andrà a potare sarà proprio nel prevederla, così da ottenere i risultati desiderati.
Per capire come si esegue una corretta potatura, bisogna per prima cosa smentire alcuni concetti, che possono forse sembrare banali, ma che ogni giorno ci accorgiamo essere presenti nell’idea di potatura di chi conosce poco le piante.
Innanzitutto, non è assolutamente vero che gli alberi “hanno bisogno di essere tagliati”, né tanto meno che “tagliandoli si rinforzano”. Tutt’altro.
Le piante esistono da molto più tempo di noi, ci hanno visto arrivare e con ogni probabilità ci vedranno andare via…non hanno assolutamente bisogno dell’uomo. Ricordiamoci che ogni volta che potiamo un albero, lo facciamo esclusivamente per i nostri interessi: per indurli a fare più frutti e per raccoglierli più facilmente, per togliere i rami che danno fastidio al passaggio delle auto o che vanno sul balcone, per avere alberi più belli da vedere, per alleggerire i rami troppo pesanti che magari con una nevicata o col vento possono diventare pericolosi. Come si vede, i vantaggi sono sempre nostri!
L’idea che tagliandoli si rinforzino, poi, è un’impressione totalmente scorretta. Ogni volta che tagliamo un ramo, togliamo una parte indispensabile per l’albero, ovvero le foglie: non dimentichiamoci che le piante si nutrono dalle foglie, con la fotosintesi, e non dalle radici come spesso si crede. Se togliamo una parte eccessiva di rami, e quindi di foglie (presenti al momento del taglio o pronte a svilupparsi nella primavera che arriva), l’albero si troverà in condizione di avere troppo poca energia rispetto a quella di cui necessita, poiché il nutrimento prodotto dalle foglie non serve solo a loro, ma anche ai rami, al fusto e alle radici. Come dicevamo, alcuni alberi (pensiamo al tiglio, o al platano) hanno la capacità di reagire a questa situazione emettendo rapidamente nuovi rami che, sviluppandosi molto in fretta, andranno a sopperire alla carenza di energia ricreando la chioma persa. Ciò è possibile perché queste piante sono capaci di immagazzinare al loro interno grandi quantità di energia, e sono inoltre in grado di produrre particolari tipi di gemme, chiamate avventizie, che si sviluppano solo in situazioni di stress, come ad es. una drastica potatura. Il risultato di questa reazione sarà quindi la produzione di moltissimi rami, che però, data la grande velocità con cui si accrescono, risulteranno molto deboli, proprio perché l’obiettivo dell’albero in questa situazione è di nutrirsi il prima possibile, e non creare una struttura solida. Questi rami risulteranno attaccati all’albero in modo precario e formati da legno debole, e saranno soggetti a facili rotture.
Detto questo, si può ben capire che, anche se si rende necessaria una riduzione della dimensione dell’albero, una potatura di tipo drastico è del tutto inutile, e le conseguenze saranno:
– formazione di numerosi rami che rapidamente riportano l’albero alle sue dimensioni iniziali;
– formazione di rami che negli anni diventeranno pericolosi;
– aumento dell’azione di patogeni, come funghi, che nei grossi tagli trovano facile ingresso;
– perdita di importanti radici che non possono essere nutrite, cui segue una riduzione della stabilità dell’albero
– totale perdita del valore estetico dell’albero ornamentale.
L’improvvisa esposizione di branche e fusto ai raggi solari, a causa della rimozione di grosse porzioni di chioma, può provocare la scottatura dei tessuti appena al di sotto della corteccia. Queste scottature possono, a loro volta, provocare cancri, distaccamento della corteccia e perfino la morte della branca.
Possiamo quindi dire che interventi di questo tipo non solo sono dannosi per gli alberi, ma anche inutili sprechi di denaro, poiché si avrà o il risultato descritto, o spesso, se il tipo di albero in questione non sopporta tagli drastici (ad es. le betulle, o i pini) addirittura il deperimento e la conseguente morte dell’albero che non è in grado di reagire.
La naturale ramificazione di un albero è una meraviglia biologica. La capitozzatura distrugge irrimediabilmente la forma naturale di un albero lasciando, al posto di ramificazioni proporzionate e armoniose, orribili monconi. Senza foglie (fino a 6 mesi l’anno in climi temperati), un albero capitozzato appare sfigurato e mutilato; nel periodo vegetativo è una palla di fogliame, densa e senza grazia. Un albero capitozzato non potrà mai più tornare alla sua forma naturale.
Il costo della capitozzatura non si limita all’intervento in sé. Se l’albero sopravvive, richiederà entro pochissimi anni di essere nuovamente potato. La possibilità che vento e neve provochino la rottura di rami più o meno grossi è maggiore e sarà quindi necessario intervenire per rimuoverli. Se l’albero muore, dovrà essere rimosso.
La capitozzatura implica una serie di costi di manutenzione decisamente maggiori rispetto ai costi di una corretta potatura. Uno dei costi è la riduzione del valore della proprietà. Un albero sano e ben tenuto può incrementare fino al 20 per cento il valore della proprietà. Sfigurato e mutilato l’albero è considerato solo come una spesa.
I periodi in cui eseguire una potatura di questo tipo sono l’inverno e la tarda estate”.
Non si dica che l’intervento di queste settimane è conveniente per il Comune perché, come ho scritto sopra, questo porterà per lo stesso a maggiori spese e a una maggior possibilità che si verifichino incidenti che coinvolgano terzi.
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