Nella prospettiva delle imminenti elezioni europee e nel contesto delle ripromissioni e delle speranze riposte in una visione di recupero della concezione originaria, autentica dell’Unione, vale la pena di meditare sulla lezione di un pensatore risorgimentale quale Antonio Rosmini, tuttora ricca di suggerimenti e di proposte. Queste sono racchiuse tra l’altro in La Costituzione secondo la giustizia sociale, con una appendice sull’Unità d’Italia.
“Come si potrà pensare all’unità – si chiede l’autore – se i singoli Stati saranno di continuo agitati e straziati da interiori discordie?” Solo singoli Stati stabili possono dare un fondamento solido all’unione di più Stati: il rispetto della Costituzione e del diritto in ogni Stato è il presupposto indispensabile, perché sia concepibile un’azione unica dell’Unione per mezzo della Dieta, cioè di un unico Parlamento.
La stabilità nazionale pertanto è la colonna portante della struttura federale e sussidiaria (allora pensata per l’unione italiana da costruire con il riconoscimento dell’autonomia e autenticità delle singole realtà politiche congiunte).
L’unità della decisione politica si doveva attuare tramite un Parlamento nato da un dibattito pubblico, cui venissero cedute parti di sovranità, il fine una prospettiva condivisa sul bene comune. Le svariate critiche ai partiti di Rosmini vedevano il pericolo di un impedimento, non un volano nel superamento degli egoismi particolaristici.
Per noi il richiamo è nel motto dell’Unione Europea adottato nel 2000: unità nella diversità. Il progetto nell’animo di Rosmini e nei padri fondatori dell’Unione Europea (Adenauer, De Gasperi, Schumann), specialmente al termine del secondo conflitto mondiale, non poteva essere che quello di pace e cooperazione, cui fieramente oggi si oppongono i sovranismi, gli egoismi nazionali. Il Governo, per Rosmini, si deve umiliare sotto l’insuperabile e immutabile giustizia, vista in un ordinamento costituzionale secondo una logica giuridica, che antepone i valori della persona a quelli dello Stato.
La persona dell’uomo è il diritto umano sussistente: quindi anco l’essenza del diritto. Di lì si originano il diritto e l’ordine pubblico. L’idea dell’Ue corrisponde alle esigenze del personalismo liberale.
Anche per la Gaudium st spes (n.25) la persona è il principio, oggetto, fine di tutte le istituzioni sociali. La concorrenza è concepita come il mezzo sociale per fare crescere la cultura della responsabilità e permette l’autorealizzazione di capacità, talenti, interessi della persona.
Bisogna però impedire che la libertà si autodistrugga: il Governo deve regolare le modalità del diritto, il quadro generale che protegge le libertà sociali e regola i conflitti. Anche per Rosmini le dinamiche del mercato, dell’invenzione e dell’innovazione, della libera competizione sono valori imprescindibili per il progresso della società. È con lui anticipata la novecentesca economia sociale di mercato. Alla logica delle masse si contrappone l’intelligenza degli individui: la prima muove la società secondo logiche consumistiche di soddisfazione pura dei bisogni, la seconda cura la giustizia e la progettualità politica nella coesione sociale. Solo il loro bilanciamento può evitare la degenerazione. Sempre maggiore deve essere l’investimento nella cultura e nel sapere. Le spinte individualistiche e consumistiche costituiscono una seria minaccia per la creazione di un demos europeo.
Per la nostra salvezza è da privilegiare – a giudizio di Rosmini – il rafforzamento di due istituzioni morali: quelle della famiglia e delle organizzazioni religiose. La famiglia è il nucleo morale e l’istanza primaria di educazione ; la tradizione cristiana è la trasmissione dei valori che identificano l’Europa. Il carattere laico della seconda non esclude l’apertura a religioni diverse. Si potrà così rimediare al riduttivismo individualistico come alla secolarizzazione galoppante.
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