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Molina Gallery

SOLENNE MARIA ANNA

PAOLA VIOTTO - 10/05/2019

 

Quando ancora non esisteva la fotografia, l’unico modo attraverso cui le opere d’arte famose potevano essere conosciute anche da chi non poteva permettersi di andare a vedere di persona gli originali erano le riproduzioni a stampa, spesso ad opera di incisori specializzati. E sempre attraverso le stampe era possibile diffondere le immagini di eventi importanti, o i volti dei personaggi famosi. Questi fogli potevano essere venduti come tavole singole, oppure comporre raccolte analoghe ai nostri libri fotografici, oppure ancora essere utilizzate per illustrare libri ed opuscoli. La loro diffusione era vastissima, così che non sorprende trovarne degli esempi anche nella collezione Molina.

Si tratta di un gruppo di sei stampe seicentesche, che facevano parte di un libro pubblicato nel 1651 con un titolo chilometrico: “Pompa della solenne entrata fatta dalla serenissima Maria Anna Austriaca …nella città di Milano”, cronaca di un evento che fece molto scalpore all’epoca

Alla fine di maggio 1649 Maria Anna d’Austria, figlia dell’imperatore Ferdinando III, in viaggio verso la Spagna dove avrebbe sposato Filippo IV, entrò in Milano, che era allora territorio spagnolo. Come d’uso in epoca barocca, la città si era preparata ad accogliere la futura sovrana quattordicenne con il massimo fasto: ma le strade erano quasi impraticabili per le piogge abbondantissime di quella tempestosa primavera così che il corteo, arrivato il giorno 30 a Porta Tosa, si recò direttamente a Palazzo Ducale. Per l’entrata solenne si dovette così aspettare il diciotto giugno così ci fu tutto il tempo per preparare l’evento, aperto da una parata di ottomila soldati, con cortei di dame e gentiluomini, paggi e cavalieri, tra ali di folla e suono di trombe e tamburi, con solenne funzione religiosa, rappresentazioni teatrali e musicali, giochi e tornei. Ovunque nella città erano appesi drappi ricamati in oro e in argento, e nei luoghi più significativi furono allestiti apparati effimeri, strutture architettoniche di legno e tela dipinta, che fingevano archi trionfali, con statue e finti rilievi, coronati da iscrizioni celebrative in latino aulico a imitazione degli archi imperiali romani. Alla loro realizzazione collaborarono degli esperti di scenografia ma anche alcuni pittori chiamati a ideare le parti figurate. Tutte opere destinate per loro stessa natura a perire, e di cui si sarebbe persa la memoria, se due anni dopo non fosse stato pubblicato il volume commemorativo con la puntigliosa descrizione di tutti i solenni festeggiamenti, illustrato da ventuno tavole che riproducevano i dipinti più importanti prodotti per l’occasione.

La maggior parte delle tavole erano di Giacomo Cotta, pittore bergamasco noto anche per l’attività di incisore, che riprodusse le opere di Stefano Doneda, noto come il Montalto, e di Johann Christophorus Storer pittore tedesco residente a Milano. Queste stampe portano come di consueto sia il nome dell’incisore che quello dell’autore dell’originale, seguito dalle parole “pinxit”, cioè dipinse, oppure “invenit” cioè ideò. Nella collezione Molina ci sono La “Cacciata dei Mori dalla Spagna”, del Montalto e “Carlo V conquista Tunisi” dello Storer, che ornavano l’arco eretto a Porta Romana, dedicato alle imprese degli Asburgo. Il “Viaggio di Costantino verso il Concilio Niceno” ancora dello Storer e il “Viaggio di Carlo Magno” del Montalto facevano invece parte dell’arco trionfale alla porta della Rocchetta, esaltazione degli imperatori antichi

Alle tavole del libro collaborarono però direttamente anche alcuni dei pittori che avevano lavorato agli apparati effimeri, di cui ci sono due esempi in collezione. Antonio Busca, milanese, riprodusse l’ episodio tratto della storia degli imperatori romani che aveva realizzato per l’arco di piazza del Duomo. Altro episodio romano è la drammatica “ Battaglia di Azio” di Giovanni Battista del Sole, anch’egli milanese e apprezzato specialista di apparati effimeri. Entrambi –sia detto per inciso- sono nomi noti ai varesini, il Busca per gli affreschi della Decima Cappella al Sacro Monte, il Del Sole per la volta della chiesa di San Giuseppe, firmata e datata 1658.

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