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Ambiente

SCORIE RADIOATTIVE

ARTURO BORTOLUZZI - 10/05/2019

radiazioniHo visto su La7 la trasmissione Dataroom che trattava del tema: “Bomba ecologica nel Nord Est: la mappa dei rifiuti radioattivi in Lombardia e Veneto”. Sono rimasto molto impressionato da quanto è stato detto nel programma e mi sono riproposto, come ho fatto, di scrivere al presidente della Regione Lombardia e al sindaco del comune di Gerenzano, per spronarli a richiedere con forza tutti gli interventi (soprattutto dal punto di vista finanziario) che sono necessari.

Questo è ciò che è stato l’oggetto della trasmissione televisiva: “Nel cuore produttivo del Paese c’è un rischio radioattivo poco noto e minimizzato. In Lombardia, soprattutto nel Bresciano, e in misura minore in Veneto, sono state fuse in fonderie e acciaierie, fonti di Cesio 137, di Radio 226 e di Cobalto 60, arrivate quasi sempre dall’Est Europa. Erano nascoste in involucri di piombo infilati dentro i camion di rottami, in modo da sfuggire ai controlli. Una volta finiti nei forni hanno contaminato gli impianti di abbattimento fumi, le polveri, i lingotti di acciaio e di alluminio. L’apice degli incidenti negli anni Novanta. Ma succede anche oggi. L’ultimo allarme l’agosto scorso alle acciaierie Iro di Odolo, in Valsabbia”.

Anche la Lombardia, dunque, non è esente da questo problema. Per anni le istituzioni locali hanno sostenuto che non era il caso di allarmarsi, poiché si trattava di una contaminazione talmente bassa da non comportare rischi alla popolazione.

Eppure l’ultimo report di Arpa Lombardia parla di cumuli di veleni e «fusti corrosi» conservati in pessimo stato, vicinissimi alle abitazioni e al torrente Lura, che in caso di esondazione provocherebbe una catastrofe ecologica. Per quanto riguarda la Provincia di Varese, nel 1990 una partita di quello stesso rottame finì anche all’Astra di Gerenzano, dove oggi sono 320 le tonnellate in attesa di una soluzione definitiva.

Problema: i soldi per questi interventi non ci sono. Gli Italiani pagano con accise presenti nelle bollette della luce lo smantellamento e la messa in sicurezza delle scorie radioattive viene pagata da tutti gli italiani. Lo Stato fino a oggi ha riservato tutte le risorse (3,7 miliardi) alla gestione e allo smantellamento delle quattro ex centrali nucleari, dei cinque reattori di ricerca e dei quattro impianti sperimentali, il cui potere radioattivo è 40mila volte superiore ai siti a bassa radioattività. Dopo quasi 20 anni quello smantellamento non è nemmeno a metà strada.

Intanto sono decine le discariche contaminate sparpagliate in tutto il Paese. Per quanto riguarda i siti a bassa radioattività con la legge Bilancio del 2018 il Governo ha stanziato 15 milioni — spalmati su tre anni — per la macchia a basso messa in sicurezza. La somma è insufficiente a risolvere il problema. Infatti solo per disinnescare la bomba ecologica di Capriano del Colle servirebbero 10 milioni di euro. I restanti 5 milioni del fondo sarebbero da destinare all’ex Cagimetal di Brescia. Fine dei fondi.

A oggi non c’è un euro disponibile per la messa in sicurezza delle acciaierie Premoli nel Comasco e l’Astra di Gerenzano, in provincia di Varese. Leggiamo sul Corriere della Sera on line che rappresentanti di Arpa Lombardia hanno dichiarato l’ottobre scorso in un’audizione in Senato che: «Mancano i progetti di bonifica ed indicazioni operative per i criteri d’accesso al fondo».

Non c’è altra possibilità per mettere in sicurezza le scorie radioattive che quella di creare un apposito bunker. Questi, però, hanno un costo che, considerando le entrate dei comuni, ci vorranno vent’anni perché possa onorarlo. L’Italia entro il 2025 deve individuare un deposito nazionale per le scorie radioattive, ma nessuna regione lo vuole, e ora si sta trattando con la Slovacchia.

 Nelle due lettere che ho mandato al presidente della regione Lombardia e al sindaco di Gerenzano ho fatto presente come questo sia un problema da risolvere con somma urgenza attivando tutti quei contatti che i rappresentanti delle istituzioni della nostra regione possano mettere in campo (soprattutto con Comunità europea e con lo Stato italiano). Dato che l’inquinamento coinvolge tre regioni tra loro confinanti al nostro governatore ho raccomandato di fare squadra costituendo un tavolo di lavoro urgente a cui si possano sedere anche i rappresentanti delle altre due regioni coinvolte in questo inquinamento con la nostra e quindi del Piemonte e del Veneto.

Non si deve permettere a inquinanti di grandissima tossicità di poter raggiungere la falda di fatto mettendo a rischio di tumore migliaia di persone. Il veleno sarebbe poi senza odore e colore. L’uomo non potrebbe difendersi in anticipo da questo inquinamento radioattivo. Si agisca perché non abbia a mancare il tempo per farlo

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