Ogni chiamata nasce dalla premura che il Signore, come Buon Pastore, manifesta per le sue pecore. Tutto egli compie perché esse “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).
La preghiera per le vocazioni – un appuntamento annuale nel calendario liturgico della Chiesa, nella IV domenica di Pasqua – sia “adorazione del mistero di Dio e ringraziamento per le grandi cose che Egli ha compiuto e non cessa di realizzare, nonostante la debolezza degli uomini”.
Il Signore si serve sempre di noi per operare meraviglie, per rendere possibile oggi quella pienezza di vita che Egli ha promesso agli uomini: la gioia e la pace che solo Lui ci può donare.
È da questa consapevolezza che nascono vocazioni sempre nuove e feconde per la Chiesa e per il mondo. Tutti coloro che rispondono con generosità alla chiamata del Signore sono i primi beneficiari di questa promessa: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19,29).
Oggi, come sempre, in un mondo spesso crocifisso dalla sofferenza, dalla violenza e dalla povertà, la vocazione alla vita sacerdotale e religiosa è al tempo stesso più difficile e più necessaria che mai. Vi è crisi di speranza in ogni parte del mondo. Nella società del benessere si percepiscono i segni di una sazietà che non appaga, che non sa donare pace e serenità.
Occorre tenere sveglio nelle nostre comunità cristiane l’interesse vocazionale, pregare per le vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e al servizio missionario. Questo comporta prima di tutto aver compreso che ciò che conta e che dà significato alla nostra vita oggi è la fede nel Signore. Significa che una vita donata totalmente al servizio di Dio e dei fratelli non è una vita sprecata o una vita sotto tono.
Oggi nell’Europa culturalmente complessa e priva di punti di riferimento, che fa sfoggio orgoglioso della sua laicità, il modello antropologico che sembra prevalere è quello dell’uomo senza vocazione. I mostri dell’indifferenza e dell’individualismo, che non lasciano spazio ai giovani per sognare, sono sempre più diffusi. È il vuoto educativo, che non aiuta.
Ancora una volta il Signore, con la sua parola di verità e di libertà, è l’unico che può rispondere al nostro cuore, così carico di ideali, di speranze, di domande, di ricerca del nuovo, del giusto e del vero. Per questo il Signore Gesù continua a chiamare, come ha chiamato Pietro il pescatore, Matteo il pubblicano, e tanti altri uomini e donne. La nostra risposta al suo appello sarà motivo di vera gioia e di grande pace per noi e per quanti incontreremo.
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