Il negazionismo ha finito gli argomenti ed è passato agli insulti: gli stessi che fino a ieri negavano l’aumento delle temperature o le responsabilità umane, oggi gettano fango e livore su Greta Thunberg. Il grande aumento dell’interesse dei giovani e dei media per la questione climatica preoccupa l’establishment. Non si può più negare “che il tempo non è più quello di una volta”, ma nemmeno si vuole accettare che il cambiamento diventi così importante e prioritario e che sia una ragazzina sedicenne a spiegare in modo schietto come stanno le cose
C’è chi dice che Greta “non esiste”, e che “sulla quindicenne è stato costruito una campagna mediatica e pubblicitaria tale da violare ogni articolo del codice penale quanto a sfruttamento minorile” (nientemeno!).
I titoli più sguaiati non si contano: i gretini: o sono bugiardi o sono assassini. Del clima a molti non interessa assolutamente nulla, anche perché – dicono – il pianeta si surriscalda a volte e a volte si raffredda. I cambiamenti climatici sono ciclici… e bla bla bla.
C’è poi chi spiega che è impossibile per l’uomo alterare il clima, in quanto “il cielo è enorme”. Peccato che la comunità scientifica abbia misurato l’atmosfera terrestre in una sessantina di Kilometri al massimo e che la parte più influente non si estenda oltre i 40 Km (Como -Varese, più o meno). Per altri Soloni improvvisati bisognerebbe “tranquillizzare i bambini”, tanto “esistono solo il passato e il presente, il futuro è una stupida utopia…”
Evidentemente è troppo rischioso per i furbacchioni nostrani, compresi quelli al Governo, cambiare registro: proporre azioni concrete (fare in modo di non andare oltre 1.5°C decarbonizzando l’economia, ad esempio). Dopo avere contribuito a far perdere tanto tempo utile, ora si vorrebbe spiegare che il problema non si pone.
E così, il nostro ministro delle Finanze Giovanni Tria – con il consenso evidentemente dei suoi capi – non si è fatto minimamente vivo alla riunione dei ministri delle Finanze convocata dalla Banca Mondiale, preoccupata delle catastrofi ambientali in corso.
La notizia, “sfuggita” a tutti i nostri giornali e tg, è che a metà aprile si è svolta a Washington una riunione dei ministri delle Finanze di 26 paesi per lanciare una coalizione volta a promuovere un’azione collettiva sui cambiamenti climatici. L’iniziativa, che ha preso il nome di “Coalizione mondiale dei ministri delle finanze per l’azione per il clima”, è stata disertata dall’Italia. Come ormai è d’abitudine, a riunioni internazionali orientate a cooperazione e ad impegni condivisi per affrontare le emergenze, noi non ci andiamo più!
Dopo l’assenza dalla conferenza di Marrakesh sui rifugiati e il voto contrario in sede ONU sulla dichiarazione di illegalità del possesso di armi nucleari, di nuovo il nostro Paese ha seguito la strategia dei sovranisti guidati da Bannon in Europa e da Trump nelle due Americhe.
E non si trattava di un consesso clandestino di ambientalisti visionari, ma addirittura dell’unico evento internazionale in risposta alle marce degli studenti e agli allarmi sull’aumento di temperatura del nostro pianeta. Invece, partecipazione e l’adesione ufficiale al documento finale hanno annoverato, solo in Europa, nientemeno che Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia, Gran Bretagna.
E noi con chi e da che parte stiamo sul futuro dei nostri ragazzi e ragazze?
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