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Politica

LOTTA CONTINUA

MANIGLIO BOTTI - 10/05/2019

teatrinoTensione, rissa, gelo, sfida, insulto, muro contro muro, corda che si tira fin quasi a rompersi… Sono queste, più o meno ormai da un anno a questa parte, le parole e le locuzioni che si susseguono nei titoli dei giornali a commentare l’operato del governo gialloverde, cioè composto da Lega e Cinquestelle, reggentesi – giova ripeterlo – su un inusuale “contratto” di programmi e buone intenzioni, inusuale da un punto di vista costituzionale, che non si capisce ancora se adeguatamente mantenuti.

Un teatrino della politica, direbbe Silvio Berlusconi il cui gruppo forzitaliota, forse, ha una certa invidia, non essendo coprotagonista, e invece per adesso è un po’ all’opposizione e un po’ no. Teatrino perché il governo nonostante tutto marcia in un clima di immarcescibile entusiasmo (vedansi i sondaggi che potrebbero essere confermati anche alle prossime elezioni europee), per di più con un’irresistibile ascesa di una delle sue due componenti: la Lega di Matteo Salvini.

È già stato detto e scritto, anche da questo giornale, che i principali contenuti dell’attuale governo (di destra?) non sembrano essere in linea con quanto dichiarato nella fase preelettorale (inizi del 2018, poco più di un anno fa), almeno non quanto secondo logica ci si doveva aspettare: l’abolizione della cosiddetta legge Fornero, riguardo la riforma delle pensioni, altro non è stata che l’apertura di una finestra anticipata sul “festeggiamento” del sessantasettesimo anno d’età, dato che la famosa “quota cento” porterebbe (ma non ovviamente con lo stesso emolumento) a un’andata in quiescenza almeno a sessantadue anni, ammesso che la contribuzione registrata sia di trentotto.

Il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia dei Cinquestelle nella sua configurazione attuativa è ancora negli effetti (anche economici) un oggetto misterioso: un’elargizione assistenzialistica, l’ennesima, specie al Sud, o un contributo a smuovere il mercato del lavoro e, soprattutto, l’occupazione giovanile?

Per intanto le attenzioni – e non è che queste fossero molto bene delineate in campagna elettorale – hanno principalmente riguardato l’atteggiamento dello Stato nei riguardi delle migrazioni, grazie all’operato di un ministro dell’Interno bracciodiferro, il quale si è però ben guardato dal partecipare a incontri europei in proposito, che soli potrebbero produrre un cambio di indirizzo nei provvedimenti comuni di politica migratoria, e alla conseguente emanazione di una legge sulla sicurezza. I veri risultati della sicurezza si potranno dedurre solo tra qualche anno. Anche perché la sicurezza al cittadino la dovrebbe dare lo Stato, e si dovrebbe escludere sempre e in qualsiasi fattispecie il fai-da-te.

Tralasciamo altri provvedimenti riguardanti la “dignità” del lavoro (che non c’è e continua a non esserci) o non provvedimenti, quali appunto i “teatrini” su presunte grandi opere che restano al palo. Ma si va avanti così.

Sembra abbastanza chiaro – e proprio i commentatori e i giornali ormai non trovano più le parole giuste per delineare le fratture di un connubio forzoso – che di un vero teatrino si tratti; una volta si sarebbe detto di trovarsi dinanzi, ancora una volta, a emuli dei “ladri di Pisa”, che di giorno litigano e di notte continuano a effettuare in tutta tranquillità missioni ladresche insieme.

In platea e in galleria siamo un po’ tutti spettatori, cittadini consapevoli, cittadini ignari e distratti, le stesse opposizioni. E di ciò il governo campa e prolifera. Applausi.

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