È largamente condivisibile l’appello del prevosto di Varese per un nuovo impegno dei cattolici in ambito politico. Sarebbe preziosa e determinante per la difesa e la promozione di valori fondamentali una nuova fresca presenza con seri contributi in termini di chiarezza, slancio, principi e azione là dove ci si occupa di una realtà pubblica e sociale in piena sofferenza, là dove per situazioni esterne di grande instabilità, ma anche localmente per evidenti errori gestionali, a molti livelli è diventata una vera impresa la guida delle comunità.
Una svolta richiamandosi a popolari valori di un tempo non lontanissimo, un appello concreto, non banale: Varese è di forte tradizione ed ha espresso, ambito clericale compreso, personaggi autorevoli anche quando si è dovuto lottare contro la dittatura. Insomma alle spalle c’è una storia della quale si può andare fieri perché fatta di concretezza, di libertà, di autonomia, di impegno generoso nel segno della riservatezza e dell’umiltà.
Un invito quello di monsignor Panighetti che è anche occasione di archiviare, senza dimenticare un fenomeno che ebbe anche radici varesine, il movimento fondato da don Giussani: progetti e ideali che non hanno retto dopo la morte del grande sacerdote rivoluzionario, ma c’è da ricordare che parecchi nostri alfieri della innovatrice cultura avevano già staccato la spina con chi era di fatto passato politicamente su altri pericolosi percorsi.
L’intervento di Panighetti in occasione dei tradizionali riti in onore del patrono Vittore è una novità a fronte della tradizionale riservatezza della Chiesa varesina: un atteggiamento sempre esteso addirittura anche al cammino, a volte strepitoso, di suoi sacerdoti.
Ho pensato a questo “distacco”, sicuramente voluto, come a una perfetta sintonia alla singolare abitudine della nostra gente di “archiviare”, però con una differenza in ordine alla qualità: infatti alla nostra Chiesa moltissimo la comunità deve, mentre cronaca e storia sono lì a dimostrare la quantità di valutazioni errate, l’assenza di cultura sociale, i vuoti di impegno e di intelligenza che si riferiscono a scelte importanti per progresso e difesa della città e del suo territorio. Che ha abboccato – ma che bella trota – alle storielle e alle invenzioni relative a un grande futuro radicato nei tempi in cui la grande cultura erano la vita dei campi, dei boschi e dei mercati.
E adesso che si è toccato con mano che il nuovo è stato occasione di carriere per i vertici dei rivoluzionari della zappa abbiamo molto da rimpiangere se pensiamo al nulla che ci è stato dato in cambio di sacrifici e di buonafede.
L’invito della Chiesa di casa nostra è attendibile perché in un passato non lontano, quello del boom, del grande sviluppo di Varese, furono in buona parte esponenti del mondo cattolico a dare un forte contributo alla nostra eccezionale crescita.
E un ruolo positivo di controllo e di stimolo lo ebbero il mondo laico e la battagliera galassia marxista, peraltro in seguito condizionata da vicende nazionali che la videro vincente e perdente in quella marmellata che fu l’epopea del Centrosinistra.
Oggi in ambito politico agli occhi di un cronista che non si lascia coinvolgere dalla politica, nemmeno da quella di casa, un ritorno al passato prossimo locale è sicuramente auspicabile, ma non sarà facilmente praticabile senza la mobilitazione non solo dei singoli, ma delle categorie: imprenditori, professionisti, il pianeta di un sindacato che si rinnova, la grande armata del web, il mondo degli studi hanno voglia di riscatto essi pure. Hanno un passato e un presente che sono garanzia. Occorre un grande sarto che proponga un buon modello e indichi nella collaborazione l’arma vincente.
A Palazzo Estense oggi si fanno meno parole e poche promesse, come a dire che è possibile trovare riscontri positivi davanti a nuovi orizzonti. L’infallibilità della Destra è stata minata dalle fantozziane schiere regionali.
La Sinistra bosina non è stata mai vincente, a Milano ha perso qualche colpo, ma ha sempre evitato scelte catastrofiche per la nostra comunità, anzi ha governato in alcune istituzioni assieme ai cattolici offrendo servizi eccezionali ai cittadini. Come è accaduto per l’ Ospedale. Che Ciellini, Forza Italia e leghisti hanno invece letteralmente piallato. Mescolando il mazzo delle carte nel tentativo di servirci promesse impossibili da mantenere. Dovremmo riprenderci la città non facendo scelte squisitamente politiche, ma chiamando e sostenendo chi Varese la ama davvero. Tra questi innamorati traditi ci sono anche i cattolici.
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