“Chi è il terzo, che sempre ti cammina accanto? Se conto, insieme ci siamo solo io e te. Ma se guardo davanti a me sulla strada bianca, un altro c’è sempre che ti cammina accanto. Ma chi è che ti sta dall’altro fianco?”. Così il poeta inglese Thomas Stearns Eliot ha evocato la scena di Emmaus, uno degli incontri più affascinanti del Risorto coi suoi discepoli, uno dei momenti più vivi dell’esperienza cristiana. Noi sulla strada della vita non siamo mai in due soltanto: non siamo solo tra noi uomini, ma c’è una terza presenza misteriosa che si accompagna a quella dell’umanità ed è la presenza del Cristo.
Mentre i due viaggiatori vanno verso casa piangendo ciò che hanno perduto, Gesù si accosta e cammina con loro, ma i loro occhi non sanno riconoscerlo. All’improvviso non ci sono più due, ma tre persone che camminano e tutto diventa diverso. Lo sconosciuto comincia a parlare e le sue parole richiedono una seria attenzione.
Ciò che era sembrato confondere cominciava ad offrire orizzonti nuovi; ciò che sembrava opprimente cominciava ad essere liberante; ciò che pareva triste cominciava ad assumere l’aspetto della gioia. Pian piano cominciavano a capire che la loro piccola vita era parte di un mistero che si estendeva dall’eternità all’eternità.
Lo sconosciuto non ha detto che non c’era motivo di tristezza, ma che la loro tristezza era parte di una tristezza più ampia in cui era nascosta la gioia. Lo sconosciuto non ha detto che la morte che stavano piangendo non fosse reale, ma che si trattava di una morte che inaugurava una vita vera. Lo sconosciuto non ha detto che non avevano perso un amico che aveva dato loro nuovo coraggio e nuova speranza, ma che questa perdita avrebbe creato una via per una relazione che sarebbe andata molto al di là di qualsiasi amicizia. Lo sconosciuto non aveva la minima paura di sfondare le loro difese e di chiamarli oltre la loro ristrettezza di mente e di cuore. Lo sconosciuto ha dovuto chiamarli stolti per farli vedere. E qual è la sfida? Avere fiducia. Qualcuno deve aprire i nostri occhi e i nostri orecchi per aiutarci a scoprire che cosa c’è al di là della nostra percezione. Qualcuno deve far ardere i nostri cuori.
«Signore Gesù, sul far della sera ti preghiamo di restare. Ti rivolgeremo questa preghiera, spontanea ed appassionata, infinite altre volte nella sera del nostro smarrimento, del nostro dolore e del nostro immenso desiderio di te. Tu sei sempre con noi. Siamo noi, invece, che non sempre sappiamo diventare la tua presenza accanto ai nostri fratelli. Per questo, Signore Gesù, ora ti chiediamo di aiutarci a restare sempre con te, ad aderire alla tua persona con tutto l’ardore del nostro cuore, ad assumerci con gioia la missione che tu ci affidi: continuare la tua presenza, essere Vangelo della tua risurrezione» (Carlo Maria Martini)
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