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Ambiente

EVENTI PRIVATI NEI PARCHI PUBBLICI

DANIELE ZANZI - 24/03/2012

Il parco di Villa Toeplitz, possibile location per feste ed eventi?

Varese è città straordinaria e ricchissima dal punto di vista ambientale e naturalistico.

Ben venticinque parchi, pubblici e privati, sono infatti tutelati da una Legge Nazionale, la 1497 del 1939.

Queste aree verdi protette sono assimilate, in buona sostanza, a beni architettonici meritevoli di cura e salvaguardia; ogni manomissione o intervento deve essere vagliato dalla Sovrintendenza ai beni architettonici. Un vincolo forte, senza dubbio; anche se qualcuno a Varese sembra dimenticarsene come nel caso del costruendo parcheggio sotterraneo a Villa Augusta, il cui parco è per l’appunto tutelato dalla 1497. Varese ha dunque una quantità di parchi tutelati come nessun altro capoluogo di provincia italiano in rapporto all’estensione del suo territorio.

Un vero e proprio tesoretto che, in questi tempi di vacche magrissime, i nostri amministratori sembrano pensar bene di mettere a frutto. È di questi giorni la notizia che la Giunta di Varese esaminerà per l’eventuale approvazione il nuovo Regolamento Comunale del Verde. Si tratta in poche parole di aggiornare un’obsoleta raccolta di norme e prescrizioni finalizzate alla gestione e tutela del patrimonio verde della Città Giardino. L’ultimo aggiornamento di tali prescrizioni, indubbiamente innovative per l’epoca della prima estensione, fu approvato dal Consiglio Comunale nel marzo 2004.

Varese fu tra i primi capoluoghi a volersi fornire di un tale strumento operativo che conteneva anche concetti innovativi e molto tutelanti per gli alberi e per il paesaggio come ad esempio la proibizione di eseguire interventi di potatura mutilanti le piante; indubbiamente un buon strumento applicativo, una buona cosa alla cui ideazione contribuì in maniera determinate il compianto professor Salvatore Furia.

Era giusto e tempo però procedere ora ad un restyling e ad un aggiornamento.

Un nuovo regolamento è stato approntato dal competente ufficio comunale e, a quanto si legge sulla stampa locale e sul web, rappresenterà un condensato di tutte le eccellenze presenti in Italia. Insomma non un regolamento, ma il Regolamento!

Tra le tante novità introdotte si annuncerebbe anche la possibilità data ai privati di poter affittare, dietro compenso economico per l’Amministrazione comunale, i parchi pubblici per eventi privati.

Di sicuro si tratterebbe di una novità perché questa “pensata” non ha riscontri, a mia conoscenza, in altre realtà italiane. Sarebbe così possibile organizzare un rinfresco di nozze all’ombra dei carpini storici o davanti alla fontana zampillante degli Estensi; oppure una festa di compleanno o di laurea sulla scalinata illuminata di Villa Toeplitz o nel prato di Parco Mantegazza; la presentazione di una nuova caffettiera potrà essere fatta sotto il cedro storico di Villa Mirabello anziché nel negozio privato di Corso Matteotti. E se il maltempo non lo consente, trasferirsi nelle vicine serre di Via Copelli, previo sgombero dei limoni e delle fucsie ospitate! Ovviamente lo spazio pubblico a pagamento sarebbe di esclusiva fruizione del pagante e dei suoi ospiti e si suppone che un bel cartello “Chiuso per evento” verrebbe affisso ai cancelli dei parchi “pubblici”. E se si verificassero dei danni? Ovviamente l’oculato Regolamento prevede che il noleggiatore debba stipulare idonea polizza assicurativa che copra eventuali danni che invadenti o maleducati ospiti dell’evento potrebbero causare agli alberi secolari o alla cotica erbosa. Mi chiedo: ma se si esige una copertura assicurativa si è parimenti consapevoli del rischio di danno che il bene può subire e allora perché mai esporlo ad un tale rischio? E quando magari un albero storico, patrimonio di tutti, è danneggiato per sempre chi mai lo restituisce alla collettività? Ma si rendono conto l’Assessore o il Tecnico Comunale preposti che in Natura i quattrini contano poco perché molte volte i danni fatti non sono rimediabili, se non in uno spazio temporale di anni? Si rendono conto che non si ha a che fare con un muro da far ripulire dal vandalo o dal padano di turno?

La cotica erbosa dei parterres degli Estensi, se rovinata, comporterebbe per il ripristino mesi, nell’ipotesi che non si debba rifare anche il substrato sottostante. E nel frattempo chi lo dice ai varesini che i Giardini sono inagibili per mesi causa danneggiamento dovuto a festa? L’assicurazione?

Il ricavo dell’affitto, secondo gli estensori del documento, andrebbe ovviamente a coprire le elevate spese di manutenzione che il verde oggi richiede e il cui costo è divenuto insostenibile per il Comune. In poche parole, dato che le tasche dell’Amministrazione sono al verde perché non sfruttare proprio il verde per rimpinguarle?

Ancora una volta mi chiedo come sia stato possibile anche il solo concepire una siffatta idea.

Un pessimo segnale culturale; un’ulteriore, mortale, picconata al concetto di Città Giardino.

Perché l’affittare il verde storico va contro la stessa essenza e definizione di giardino pubblico. Spazi verdi, aperti e liberi a tutti, sorti nel XVIII secolo proprio per avvicinare tutti, senza distinzione di censo, portafoglio e cultura, al godimento della Natura. E ora a Varese, solo perché qualcuno può pagare – sicuramente un benestante – si vuole negare la fruizione pubblica temporale di un’area verde!

Mi ha fatto molto piacere leggere sullo scorso numero di RMFonline il contributo di Ambrogio Vaghi su Lanciotto Gigli e sulla sua battaglia per l’acquisizione pubblica del parco privato di Villa Mirabello nel 1949. Varrebbe la pena di riportare le parole del Gigli, in qualità di Assessore alle Finanze, a giustificazione dell’acquisto del Parco: “Dal punto di vista sociale è sempre cosa encomiabile che il Comune possa mettere a disposizione della cittadinanza, ed in modo particolare dei meno abbienti, parchi e giardini in cui possano ritrovare, nella bellezza del luogo, salutare riposo dopo il lavoro e ricreazione dello spirito”.

Vorrei sottoporre queste nobili e semplici parole, che racchiudono il significato stesso di “giardino pubblico”, agli attuali politici caso mai si apprestassero ad approvare ciò che abbiamo detto. A ravvedersi si è sempre in tempo.

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