Nell’articolato racconto della Passione di Cristo fatto dal Vangelo di Giovanni, Maria appare soltanto sotto la croce, accompagnata dalle pie donne e da Giovanni, ma nelle laudi medievali e nelle sacre rappresentazioni la presenza della Madonna è molto più incisiva. Un momento cruciale è l’incontro tra Gesù e la madre nel momento della salita al Calvario, che costituisce la quarta stazione della Via Crucis e che in questo contesto è stato rappresentato da numerosi artisti. La tradizione però parla anche di un altro precedente incontro, quello in cui Gesù si accomiata da Maria prima di avviarsi verso Gerusalemme e verso la morte. Questo soggetto è meno frequente in pittura, tanto che compare soltanto in alcuni cicli dedicati alla vita della Vergine, e molto raramente figura nelle pale d’altare, anche se noi ne abbiano un esempio nella cappella dell’Addolorata nel Santuario di Santa Maria del Monte. Dal Rinascimento però questa scena drammatica cominciò a comparire nei quadri destinati alla preghiera personale, che aiutavano il fedele ad immedesimarsi nei dolori di Maria. E’ questo il caso di una delle tele della Fondazione Molina, forse proveniente dalla collezione Perelli-Paradisi.
Il dipinto è stato attribuito da Anna Bernardini a Federico Bianchi, pittore nato intorno al 1635, forse a Masnago, forse a Milano da una famiglia di origini varesine, che è stato uno dei protagonisti della pittura lombarda nella seconda metà del Seicento. La sua produzione spazia dai cicli affrescati, come la decorazione della Tredicesima cappella del Sacro Monte di Varese, alle tele di ridotte dimensioni, come questa, realizzate per raffinati committenti privati. Nella collezione Molina è presente anche un’altra opera riconducibile alla sua mano, la “Madonna con Bambino e Santi”, racchiusa dentro una cornice di fiori realizzata da uno specialista di nature morte.
L’attribuzione al pittore si basa soprattutto sulla fisionomie dei volti, in particolare su quello di Maria, dall’ovale dolce e allungato. Rimandano alla sua mano anche i colori ricchi e pastosi, ravvivati da tocchi di luce che fanno emergere le figure dall’ombra. Il taglio della composizione è molto ravvicinato, consentendo così di concentrarsi sui due protagonisti, sui loro visi e sui gesti delle loro mani.. Il pittore riduce al minimo le figure di contorno: mancano infatti le donne che spesso affiancano Maria nei quadri con questo soggetto, e solo tre Apostoli assistono in secondo piano. Di loro vediamo a stento i volti, quanto basta però per identificarli come i tre più prossimi, che accompagneranno Gesù anche nell’orto degli ulivi. Ben riconoscibile è Pietro, in posizione centrale, identificabile dalla barba, mentre ai suoi lati stanno Giacomo e Giovanni. Nell’interpretazione del pittore Maria non cerca di trattenere Gesù dall’avviarsi verso la passione, e nemmeno manifesta apertamente la sua angoscia, come nella tela del Legnanino nel Santuario. La Vergine benedice infatti il figlio, inginocchiato davanti a lei con le mani giunte sul petto in segno di accettazione, e in questo modo si mostra come partecipe del suo sacrificio.
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