Provate a immaginare che da un giorno all’altro il treno, che negli anni della giovinezza ho preso da Castronno a Varese, cancelli tre stazioni. Da Gallarate direttamente al capoluogo di provincia saltando Albizzate,Castronno e Gazzada. Con le dovute proporzioni è quello che a Roma sta accadendo da settimane lungo la linea A della metropolitana che da Flaminio ora va direttamente a Termini, avendo cancellato Spagna, Barberini e Repubblica.
“Per andare dall’Eur in via Nazionale – racconta Angela – ormai impiego più’ di due ore. Mi sveglio alle 5 per affrontare un’estenuante gimcana tra bus e pezzi di strada a piedi”.
“Stazione Termini – fa eco Francesca – che già’ era una bolgia ora è diventata un caos infernale. Tutte le persone che dovevano scendere alle fermate cancellate confluiscono nello stesso punto alla ricerca di bus navetta che tra l’altro non sono neanche segnalati”.
Cartoline dalla capitale dove il ‘giallo’ delle scale mobili provoca di fatto l’isolamento del centro storico. Tutto è cominciato il 23 ottobre scorso quando si ruppe a Repubblica uno degli impianti di discesa della metropolitana ferendo 24 tifosi russi, alcuni gravemente. Da allora è stato tutto un rimpallo di responsabilità tra Comune e municipalizzata Atac alla ricerca di un fantomatico pezzo di ricambio necessario per la riparazione.
“Ma sette mesi – chiosa tra l’ironico e il disperato Angelo Mantini presidente del comitato per la riapertura della fermata – mi sembrano veramente un po’ troppi. Facevano prima a costruirlo”.
Del caso si è anche occupata ‘Striscia la notizia’: il commercio nel quartiere è crollato, i turisti che da Repubblica potrebbero ammirare Santa Maria degli Angeli,l a fontana delle Neiadi, i resti della grande Esedra delle terme romane e imboccare Via del Corso, preferiscono altre destinazioni. “Nella piazza gli affari sono crollati del 30 per cento”, denuncia Cristina Barletta farmacista “Nelle vie limitrofe del 70 per cento”. La nuova data di riapertura ora e’ fissata per il 15 Maggio.
A ruota, anche sulla scia di alcune indagini aperte dalla Procura, sono seguite le chiusure di Spagna e Barberini. Stesso motivo: scale mobili non affidabili.
Ma il disservizio viene da lontano. La percentuale minima di indisponibilità tecnica di tutti gli impianti in esercizio secondo il capitolato non deve essere superiore al 3 per cento. Atac gestisce un parco di 638 impianti,389 scale mobili.273 ascensori. Ma nel corso dello scorso anno sono rimasti fermi a più riprese 12 montacarichi (rendendo inaccessibile ai disabili il servizio), 15 ascensori,74 scale mobili.
Laura Coccia, diversamente abile, atleta paralimpica ed ex deputata Pd ha deciso di non rinnovare più l’abbonamento all’Atac. “È arrivato il momento di dare un segnale – dice- ed è l’unica arma che ho come cittadina per fare sentire la mia protesta. La disabilità non e’ un fatto privato ma riguarda tutta la collettività. Il diritto alla mobilità è di tutti”.
Tra attese snervanti e guerre di carta bollata, code giornaliere e alzate di spalle, va avanti l’odissea del trasporto pubblico romano. Si affianca a quella, ormai endemica dell’immondizia, tuttora irrisolta. La maggior parte dei romani si rassegna. Altri hanno ancora voglia di lottare. Ma intanto per molti di loro domani la sveglia suonerà alle cinque.
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