I campànn dra Madòna dul Munt bàsan mezzdì;
Angelus dul Signùur, campànn in festa:
Castèll Cabiaij, Brìnsc, Velà, Fujee, la Rasa,
surèll che ciciàren un cant dal pian al ciel.
Setèmbar, vùus giuiùus sü al Camp di Fiùur
rampègan dent i fò, i castàn, i pìin
e vann innanz, sa mes’cian cunt i nìul,
par cantà la so gloria al Pà dul mund.
Un anonimo poeta di inizio Novecento, citato da Speri della Chiesa Jemoli, in una sua lirica dal titolo ‘Angelus’ così descrive nelle prime due strofe le campane delle nostre terre prealpine, ascoltate in cima al Campo dei Fiori.
Le campane accompagnano la nostra vita, ci ricordano presenze divine e umane, ci svegliano dal torpore, ci rallegrano o ci intristiscono, ci invogliano alla preghiera.
Velate ha le sue campane, con le loro storie, che qui in sintesi ricordiamo, a partire da una piccola campana che si trova in casa parrocchiale, di origini ignote, conservata con cura da don Adriano Sandri, un sacerdote molto attento a fare memoria del passato.
Sfoglio allora il libro delle cronache velatesi, custodito in parrocchia. Si tratta di un grosso volume con quattro borchie bronzee in copertina, reca la scritta Cronaca. Apro, sfoglio e a pagina 16, redatta dal parroco don Leopoldo Campiglio, inchiostro nero e scrittura leggibile, trovo in data 2 maggio 1908 la seguente cronaca:
Castello nuovo alle campane della torre parrocchiale.
Nel 1858 l’industriale Sig. Bizozero Felice di Varese fondeva, per conto della Chiesa Parrocchiale di S.Stefano Prot. in Velate Varesino, un concerto di N. 5 campane ed armatele di castello in legno le poneva sulla torre di detta parrocchiale. Nel 1906 il castello in legno era ridotto in tale pessimo stato da mettere le campane in pericolo di cadere. Si dovette smettere di suonarne due e solo con riguardo si potè continuare a suonare le altre tre. Il parroco Campiglio pte Leopoldo pertanto faceva togliere il castello di legno e ne faceva mettere un altro in ferro e ghisa, costruito dalla ditta Bianchi di Varese (fonderia di campane). Nel Luglio del 1906 i lavori erano terminati. La spesa fu di circa £ 2000 (italiane lire duemila)
E che dire delle campane del piccolo santuario di San Cassiano, tanto caro ai velatesi? Nel prezioso volume ‘Velate, storia e segni del tempo in un antico borgo di Varese’ non se ne parla. Si ricorda invece, nel dettaglio, le origini della chiesetta, posta alle pendici dell’altura su cui sorge Velate, presso l’antica strada pedemontana del Campo dei Fiori in direzione del Verbano. La vicinanza della torre di Velate può spiegare il perché della chiesa in quel luogo: era consuetudine edificare presso insediamenti militari di un certo rilievo chiese per il servizio di culto degli armati. La chiesa è citata per la prima volta in un documento del 1115. Fu per secoli la chiesa più importante del paese. La più antica descrizione del luogo di culto, dedicato ai Santi Ippolito e Cassiano, risale al 1578, scritta in occasione della Visita pastorale di San Carlo Borromeo.
Il San Cassiano, dopo anni di relativo abbandono, trovò nuova dignità e amore da parte dei velatesi dalla metà degli anni Novanta, con l’incoronazione della Madonna, durante la visita pastorale del maggio 1952 da parte del Cardinale Ildefonso Schuster e la festa, tradizionalmente posta nella Domenica in Albis.
Ma le campane di San Cassiano? Per il momento nulla è dato sapere.
Torniamo allora alla Cronaca. A pag. 79, anno 1942-XX, parroco don Enrico Alberio così si legge:
La requisizione delle campane
Già fin dall’agosto era stato notificato alla nostra Parrocchia, come, a seguito del D.L. 23 aprile 1942-XX, si doveva, come nelle altre parrocchie, passare alla requisizione del 60% del bronzo delle nostre campane. Istruzioni al riguardo furono anche emesse dalla Ven. Curia Diocesana. Nonostante l’intimazione, si sperava sempre che il brutto giorno non arrivasse. Ma purtroppo ciò avvenne il 14 novembre. Vennero gli operai della ditta Bianchi di Varese e ci levarono il campanone e la quarta, pari al peso di puro bronzo di Kg 2317 e Kg 10 di ferro. I parrocchiani, benché ne fossero preavvisati ed avessero già visto scendere le campane delle altre parrocchie varesine, ne furono molto impressionati. Parecchie donne piangevano! La sera prima si fece una ‘campanata’ di saluto per un’ora precisa, e quando le due maggiori campane partivano, le tre orfanelle rimaste tra le occhiaie vuote del campanile, suonarono ancora a distesa e poi ‘a morto!’
Anni bui e tristi, di sofferenza e di privazioni. Poi la fine dell’incubo bellico e una paginata dell’edizione speciale del settimanale cattolico ‘Luce!’, che in data 26 agosto 1945 ‘urla’ con un titolone:
Velate reca in trionfo la sua Madonna di S.Cassiano ed esalta i Reduci, auspicando restaurazione alla Patria immortale.
Ma torniamo alle campane. A pag. 95 della Cronaca, parroco don Enrico Alberio si legge:
La Sagra di quest’anno (28 ag. 1949), riuscì abbastanza bene, spiritualmente e religiosamente. Per la prima volta, onde avere un primo gruzzolo per la collocazione delle nuove campane in Parrocchia ed a S.Cassiano, il Parroco distribuisce buste a tutte le famiglie, che fruttano £ 400.000 – Stavolta hanno fatto vedere qualcosa anche i signori!
E finalmente abbiamo notizia delle campane di San Cassiano. Siamo a pagina 106 della Cronaca, parroco don Luigi Tenti, che ha fatto il suo ingresso proprio in quel 1950. E’ il 29 ottobre, Festa di Cristo Re. Il resoconto è dettagliato:
Arrivano le Campane di San Cassiano.
Preparate benissimo su tre carri dalla buona popolazione di Avigno, le tre Campane di S.Cassiano vengono in corteo portate in Chiesa Parr. Canta la S.Messa il Parroco D. Luigi Tenti. Era stato invitato Don Enrico Alberio, ma non volle intervenire. Nel pomeriggio l’Illustr.mo e Rev.mo Mons. Giuseppe Schiavini, Prevosto di Varese, venne a benedirle. Fungevano da Padrini e Madrine: Av. Perego e sua Signora per la Campana dei Bambini (II) che porta la scritta: i fanciulli e le fanciulle di Velate alla Madonna; o Maria salva la nostra Purezza; fu battezzata: S.Maria madre di Purezza; Piatti Carlo (mutilato della guerra del 1915) e la Sig. Ragnotti Margherita (vedova di questa II guerra) per la Campana dei Reduci e Combattenti che ha scritto: i Combattenti ed i Reduci grati a Maria a ricordo dei fratelli Caduti: o Maria, donaci la Pace. Fu battezzata con: S.Maria Regina della Pace: il Sig. Luigi Fumagalli con la Sig.na Lodi Angelina per la Campana delle Frazioni che ha scritto: Motto, Buscaia, Avigno, Gabanna: o Maria benedici le nostre campagne.
Dopo la Benedizione tutto il Popolo di Velate con la Musica formò un lungo corteo e le trasportò a S.Cassiano. Il Parroco ringraziò Dio, suscitatore di ogni buon pensiero, Don E.Alberio che diede il primo impulso, il popolo che colla sua generosità ne rese possibile l’attuazione. Sono costate £ 350.000 compresa la manodopera. Tutto riuscì una mirabile manifestazione di Fede e di concordia. Le Campane furono offerte alla Madonna come il nostro dono alla vigilia della sua gloriosa definizione dogmatica Assunta in cielo.
Ed ora suonate, o Campane, a gloria di Dio e di Maria! Toccate i cuori, le intelligenze, muovete le volontà e tutti radunate attorno al Signore!
Ma il 1950 non è ancora terminato. Ecco un’altra buona notizia, in data 31 dicembre:
Sono arrivate le Campane della Parrocchiale – la IV e la V!
Fra l’entusiasmo e la commozione di tutti -molti piangevano- sono arrivate il Campanone e la Campana dell’Ave, trainate da 6 paia di buoi su due carri ben ornati con fiori e verde. Ne sia ringraziato e glorificato il Signore! Le deponiamo in San Domenico in attesa di essere benedette.
E finalmente il parroco don Luigi Tenti, il 21 gennaio 1951, può gioire insieme ai fedeli velatesi, perché la storia delle campane ha il suo felice epilogo:
Solenne Benedizione delle nuove Campane.
Nel pomeriggio di questo giorno festivo, Mons. Schiavini, Prevosto di Varese, viene a benedire le Campane ripristinate. Fungono da Padrini e Madrine: l’Onorevole Edoardo Clerici e la Signora Mavi Piatti per il Campanone; l’Ing. Franchini e Consorte per la quarta. Erano stati pure invitati, personalmente dal Parroco di persona, la Sig.a Zambeletti, che non potè venire per malattia, e le famiglie Bellini e Moretti, ma nessuno si fece vedere. La giornata primaverile contribuì a rendere più bella la manifestazione unanime di gioia esultante. Il g. 27 gennaio le Campane furono tirate sul Campanile, dove già era stato impiantato il nuovo castello. Tutto il paese è accorso a dare una mano, ad aiutare. C’è stato qualche bellimbusto che ha osato parlare e comportarsi non bene, ma raccolse le ire di tutti. Tra l’altro uno ha osato dire: “Tanta fatica per tirarle su, noi (comunisti, perché tale è lui) con una cannonata, fra un anno, butteremo giù tutto.” (sic!) Testuale! Furono suonate la prima volta a distesa tutto il g. della Purificazione, 2 febbraio, a sera per la S.Benedizione. E’ il regalo di Maria S.S.!!
Alla vigilia della proclamazione dell’Assunta, Velate portava a S.Cassiano, alla sua Madonna, tre campanelle; nel giorno di una sua Festa, Maria ci fa sentire quelle della Parrocchiale. A giudizio di tutti, anche di Don Luciano Migliavacca, Professore di Musica in Seminario, sono intonatissime e migliori di quelle tolte. L’inaugurazione solenne fu fatta domenica, 4 febbraio, col canto di un solenne e cordiale Te Deum!
Le nuove Campane portano queste scritte:
IV o Maria salvaci dalle tempeste e dai mali – o Maria salva la Gioventù tutta di Velate.
Sul Campanone: o Stefano ci invita al Perdono il tuo esempio!
Ed il blasone col programma sviluppato dal Parroco nel giorno del suo ingresso ufficiale: ‘Suonate, o Campane! Tutti chiamate attorno a Gesù Cristo, Re di Amore e di Pace, a formare l’unità delle menti e dei cuori nell’Anno del grande Ritorno e del grande Perdono!
La Vergine S. ed i nostri S.S. Patroni realizzino il voto a gloria di Dio ed a santificazione delle anime.
La ditta Bianchi mandò il conto per la sua prestazione al di sopra del dovuto del Governo in £ 650.000! Il Campanile ripristinato dal Capomastro Piatti Piero £ 496.000. La messa in opera è costata per gli operai £ 115.000. In parte il conto è stato pagato. Il resto, a poco a poco, si pagherà.
E allora torniamo al nostro poeta anonimo del Novecento, sensibile rimatore bosino; termina la sua lirica con l’inevitabile richiamo alla trascendenza, che il suono delle campane favorisce, sciogliendosi infine nell’aria e trovando alleato un vento leggero.
Sdraià sùra la prea, i öcc sarà,
a cüntà i culp dul cöör, i bòff dul fiàa,
maseràa sura ‘l grupùn dul Camp di Fiùur,
trövi in festa i campàan dul me paès.
S’ciòpa la lüüs du la vöia da pregà
parché ul Signùur al gh’è e ‘l vèed e ‘l sa.
Fann citu, dàsi dàsi, i mè campànn
e ‘l vent ligèer, adèss, gh’ha la Sò vùus.
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