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Opinioni

VALORIZZARE I GIOVANI

FELICE MAGNANI - 11/04/2019

giovaniI giovani devono essere impegnati, guai lasciarli in compagnia della noia, della ripetitività, dell’indifferenza, guai darli in pasto alla tecnologia digitale senza guide e obiettivi sicuri, guai lasciarli in balìa della solitudine e dell’indifferenza. Uno dei grandi errori è proprio quello di pensare che una libertà assoluta e illimitata possa creare le condizioni di un’ adeguata crescita individuale, i giovani hanno, infatti, un grande bisogno di sentirsi impegnati, valorizzati, posti nella condizione di essere operativi nel gioco, nel lavoro, nello sport, nelle libere attività, nell’associazionismo, nello studio, nelle attività di gruppo, nella vita affettiva. L’indifferenza crea l’abbandono e l’abbandono porta inevitabilmente alla scelta di strade alternative che entrano in conflitto con la socialità, l’educazione, il rispetto, la maturità, la crescita civile, morale, sociale. Il principio fondamentale è accompagnare, senza costringere, stimolare senza reprimere, supportare senza sostituirsi, insegnare senza imporre, orientare ascoltando e dialogando senza sovrapporsi, il tutto condito con grande autorevolezza. I giovani hanno un grande bisogno di certezze. Le cercano un po’ dappertutto, in famiglia, a scuola, con gli amici, nel divertimento, nelle attività ludiche, si interrogano sull’identità, sulla dignità, cercano risposte ai loro dubbi, non amano essere sottovalutati, vogliono partecipare da protagonisti, mettendo in campo i loro talenti e le loro risorse. Ci sono momenti in cui guardano il mondo degli adulti aspettando un segnale, sicuri che ci sarà spazio per loro e che i loro sentimenti e i loro valori troveranno attenzione e soddisfazione. Lasciare i giovani in mezzo alla strada per mesi, lasciarli in preda all’ossessione dei compiti a casa, farli vivere nel terrore di un voto,costringerli a un isolamento forzato o a una libertà senza regole non li aiuta a diventare grandi nel modo giusto, in molti casi i giovani sanno benissimo quello che vogliono e per questo desiderano essere riconosciuti, aiutati, addestrati, sostenuti e indirizzati. Chi è stato giovane sa quanto sia difficile trovare spazi operativi di riconoscimento, sa quanto sia difficile essere accolti senza pregiudizi, quanto occorra impegnarsi per superare le diffidenze di un mondo adulto spesso distratto da forme di individualismo estremo. Il giovane ha dalla sua valori immensi e soprattutto un’età da cui è possibile lanciarsi nelle pieghe della vita con entusiasmo, passione, vitalità, magari sbagliando, ma con l’idea di produrre qualcosa di utile e di importante per sé e per gli altri. I giovani hanno dalla loro una speranza infinita nell’esistenza e in tutto quello che la vita può offrire, per questo vanno aiutati a riconoscere ciò che può aiutarli a decodificare sistematicamente questo meraviglioso cammino, aggiungendo elementi che aiutino a capire meglio le difficoltà del mondo che li circonda. Non reprimere dunque, ma valorizzare, non stigmatizzare, ma far riflettere, non sottovalutare, ma accompagnare, in molti casi c’è un grande bisogno di acquisire certezze, sicurezze, di sapere quello cui si va incontro, che l’esperienza personale è fatta anche di muri e contromuri, di ostacoli e imprevisti con i quali occorre fare i conti, meglio se culturalmente attrezzati. Dunque i giovani hanno un sacrosanto bisogno di sentirsi impegnati, di sapere quello che fanno e perché lo fanno, di agire con coscienza di causa e con grande impegno, hanno bisogno di rendersi conto che il mondo che li circonda ha bisogno del loro contributo, li vuole accanto a sé, ha bisogno di sentirli vicini, di far leva sulla loro fantasia, sulla loro purezza di ideali, sulla loro capacità di saper guardare oltre i pregiudizi e le ambiguità. Lasciarli in balìa di un tempo libero senza confini e senza obiettivi significa alimentare un disagio che da latente può trasformarsi in persistente, creando non pochi imprevisti. Le inadempienze e le incongruenze, i disagi profondi del mondo giovanile dipendono in gran parte da un mondo adulto diventato incapace di essere coerente, di avere convinzioni certe, di saper dimostrare sul campo il valore di una frase, di una parola, di un impegno. Ci sono molti modi per far passare messaggi positivi, per dimostrare che la vita ha un senso compiuto se tutti concorrono a plasmarla, a renderla più viva, attenta, reale, se ciascuno si assume le proprie responsabilità e se tutti capiscono che nella coesione, nella lealtà, nella chiarezza, nell’unione e nella collaborazione quel mondo disadattato che abbiamo imparato a conoscere, forse cambierà direzione, abbandonerà le guerre e i massacri, gli odi e i rancori, i dossieraggi e tutte quelle brutte cose che non fanno altro che sporcare più del previsto quell’eredità che abbiamo ricevuto in dono e che abbiamo il dovere di conservare e di proteggere per tutti coloro che verranno.

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