Pietro Macchione arrivò a Varese dalla natia Cosenza alla fine degli anni Sessanta, con una laurea e tanta voglia di mettersi in gioco, scoprendo una nuova terra. Qui trovò lavoro (docente di lettere), una moglie, un partito ad accogliere le sue idee (il Pci poi Pds) e una carriera politica. E qui, sul terreno politico-amministrativo, le nostre strade si incontrarono. Era il 1992, iniziavo la mia carriera di giornalista politico, cronista del Consiglio comunale a Palazzo Estense per il settimanale ‘Luce’. Era il tempo della Lega Nord, del sindaco-avvocato Raimondo Fassa, della voglia di cambiamento dopo il ciclone tangentopoli, Roma ladrona e tutto il resto. Un giovane Roberto Maroni stava rubando la scena al capo Umberto Bossi, il Pds di Marantelli e Macchione aveva garantito ai leghisti l’appoggio esterno. E l’avventura partì. Notai subito il professor Macchione, la sua parlata caratteristica, la sua pacatezza, le sue arti di mediatore concreto. Da consigliere fu promosso poco dopo Assessore all’urbanistica nella Giunta dei cosiddetti uomini di buona volontà, contribuì al varo del Nuovo Piano Regolatore, alla definitiva sistemazione dell’Area Cagna.
Quando, nell’estate del 1994, si seppe che Macchione (già oberato da innumerevoli impegni) stava dando alla luce una Casa Editrice, restai senza parole. Sapevo dei suoi libri, della sua passione per la storia, soprattutto quella locale, ma la notizia mi incuriosì assai, tenuto conto che avevo da poco iniziato la mia carriera di scrittore e guardavo gli editori come manna dal cielo. Ero dunque presente quell’estate del ’94, nella saletta superiore del Caffè Zamberletti di corso Matteotti, quando con tanto di rinfresco si tenne la conferenza stampa, con la presentazione del primo libro: ‘Busto Arsizio e la storia dell’aviazione’ di Alberto Grampa. Macchione aveva le idee chiare: il suo progetto era quello di ritagliarsi una nicchia nel vasto mondo dell’editoria, onde poter dare spazio agli storici locali e ai giovani. Due le collane: Naif (storia locale) e Didattica (scolastica). A settembre altri due titoli: ‘Draghi e laghi-racconti prealpini’ di Pietro Macchione e ‘Stupro-Storia difficile di donne nella Varese ottocentesca’ di Roberta Lucato. Poi venne il mio turno. Ero in piscina alla Comunale, nuotavo e nuotava anche l’assessore, sportivo, gran camminatore (lo si vede spesso sulla rizzàda della Madonna del Monte). Fra una vasca e l’altra mi propose di cimentarmi in un volume, la Storia delle Infermiere volontarie varesine. Nacque così ‘Crocerossine a Varese’, in copertina un disegno di Manuela Vasconi (moglie dell’editore), autrice di molte copertine della Macchione editore. Per farla breve: l’avventura di Pietro l’editore, uno che non si ferma mai, che procede seguendo il motto ‘Bisogna andare sempre avanti’, che si considera ‘intellettualmente irrequieto’ non si è ancora conclusa, anzi, in questo 2019 festeggia le nozze d’argento.
Eppure i libri sono andati in crisi, la gente non legge (soprattutto libri e giornali dal delicato profumo di carta inchiostrata), i tipografi costano assai e il pubblico preferisce in genere pizza e birra a 15 euro investiti nella cultura libraria. Forse esagero (volutamente) ma un po’ è così. Eppure la Pietro Macchione editore ancora galleggia sul mare increspato della cultura, va avanti, cerca nuovi spazi, il suo angolino privilegiato. L’editore venuto dal sud (75 anni, da tempo in pensione, abbandonata la politica, dedito ormai totalmente al suo progetto) non ha cambiato idea: vuole dare spazio agli storici locali, ai giovani, a scrittori di una certa età che non sono mai riusciti a pubblicare un libro e lo fanno in zona cesarini, con grandi gratificazioni. E il più contento è lui, che nota come i varesini amanti della penna siano cresciuti e crescano intorno alla Casa Editrice. Centinaia di titoli, numerose collane, un sito ben curato (www.macchionepietroeditore.it), scrittori che hanno esordito con lui e poi hanno fatto carriera: c’è da gioirne. Dispiaceri? Non molti, uno è il notare la morte delle librerie tradizionali, ma inutile piangersi addosso, si va avanti. Un altro dispiacere? Non avere il tempo per pubblicare libri suoi, la Macchione è troppo esigente e lui deve cavarsela da solo, i costi di gestione sono elevati per permettersi aiuti esterni. Ci ha provato anni fa, persino una Libreria-Caffè a Biumo Inferiore, ma ha dovuto chiudere bottega. Non posso che essere grato a Macchione, molti miei libri (compreso l’ultimo romanzo, ‘Nudo di uomo’) in alto portano il mio nome, in basso il suo. Ma con me quanti scrittori locali dovrebbero stringergli la mano? E quanti varesini amanti della lettura, del territorio, delle microstorie? Pietro Macchione non farà grandi feste per le nozze d’argento, forse nemmeno un brindisi, ma sa che la sua testardaggine ha avuto ragione: ha arato con pazienza il suo campo, i frutti sono cresciuti.
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