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Ambiente

CANI AL PARCO COL DNA

ARTURO BORTOLUZZI - 22/03/2019

caneNon posso che commentare con favore la notizia data dagli organi di informazione della provincia di Varese riguardo il buon funzionamento del metodo Dna attuato dal comune di Malnate per contrastare l’incivile comportamento di chi non pulisce le deiezioni del proprio animale domestico lungo le strade e i giardini della città.

Il Comune di Malnate, in passato, oppresso dal fatto che aree cittadine fossero tenute con poco rispetto dai proprietari degli animali, aveva, anche per ragioni di convenienza economica, deciso di adottare un metodo nuovo (che sembrava avveniristico) per scovare i proprietari incivili. Il metodo stesso verteva sulla analisi degli escrementi ed era capace di individuare il Dna del cane e, quindi, di risalire al proprietario per poi multarlo.

Chiaramente il padrone del cane doveva segnalare il Dna del proprio beniamino (molto facile da individuare da parte del veterinario) al Comune.

Il comune di Malnate ha dato notizia dei risultati ottenuti dopo l’anno di sperimentazione del progetto. I dati appaiono confortanti. Sono stati trovati 44 incivili proprietari di animali. Ho quindi scritto al Comune stesso per plaudire al buon esito dell’iniziativa facendo delle ulteriori domande.

Esattamente ho chiesto: quante sono le persone che hanno iscritto i propri animali in Comune segnalando il Dna? Quanti erano invece i cittadini che avevano iscritto i propri animali in precedenza? Quante sono le aree cani esistenti in Comune?

Ho scritto, poi, domandando come venivano impiegati i soldi ottenuti dalle contravvenzioni e in che modo sia stata fatta l’organizzazione dell’Ufficio animali domestici in virtù del progetto Dna.

L’assessore alla tutela dell’ambiente del comune di Malnate ha risposto prontamente, evidenziando quanto segue: “… Al 28-02-u.s, nell’Anagrafe canina Regionale a Malnate risultavano iscritti come vivi n°2194 cani.

-Sempre al 28-02 u.s risultava che 1890 erano i cani di residenti a Malnate che sono stati sottoposti al test del Dna.

 Occorre però osservare che i cani sottoposti al test, pur di proprietà o detenuti da cittadini residenti a Malnate, non sempre sono iscritti all’anagrafe per Malnate, ma spesso sono ancora inscritti presso altri Comuni.

 Idem per quelli che risultano inscritti come vivi che invece, in molti casi ci risultano nel frattempo trasferiti presso altri Comuni o morti senza che i proprietari abbiano provveduto alla modifica presso l’anagrafe canina.

- Da un recall generale e dall’incrocio dei dati in ns. possesso ci risulta che alla sopracitata data del 28-02, i cani che ancora devono essere sottoposti al test sono il 5% circa.

- Ad oggi a Malnate è presente una sola area cani presso il Parco 1° Maggio in Via Savoia.

- Quanto introitato per sanzioni sarà appostato a bilancio vincolandolo a spese per iniziative ambientali attinenti al progetto stesso.

- Per quanto riguarda l’organizzazione dell’ufficio che ha seguito l’intero progetto, la stessa è stata seguita in prima persona dallo scrivente che per quanto non all’inizio di conoscenza, si è organizzato acquisendo le necessarie informazioni e modalità presso: Servizio Veterinario dell’ASST di Varese, Veterinari di Malnate coinvolti nel progetto, Guardie Ecozoofile di Varese, Laboratorio di Genetica che ci ha seguito nel progetto.

Per quanto riguarda invece l’operatività tecnico/amministrativa per il funzionamento del progetto, la stessa è stata poi continuamente garantita dal sottoscritto nell’ambito delle proprie competenze e conoscenze professionali maturate in oltre un trentennio di lavoro presso il Comune di Malnate”.

Sul progetto Dna, non c’è mai stata una risposta alla mia richiesta di poter almeno sperimentarlo né da parte del Comune di Varese, né da parte della Provincia di Varese. Ho poi scritto ai sindaci dei comuni di Germignaga e Luino, che avevano attivato un anno fa il progetto Dna, per poter avere dettagli riguardo all’operatività di quanto posto in opera. Al Presidente della provincia ho chiesto ancora, infine, di sensibilizzare i sindaci dei Comuni provinciali a sperimentare il progetto Dna, ritenendo che l’omogeneità di trattamento consenta di poter avere una maggior certezza sul numero dei cani presenti a livello nazionale e a poter prendere decisioni idonee in ambito regionale e comunale.

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