La sanità è per il paziente o il paziente è per la sanità? Possiamo anche dire: il medico è per il malato o il malato per il medico? Eh, no! Due situazioni non confrontabili. Da un lato abbiamo l’ente sanità – che a molti sembra quasi un’astrazione – che dovrebbe essere in funzione dei pazienti mentre dall’altro il medico e il malato che sono due persone con un rapporto preciso, concreto, profondo, talvolta d’amicizia, talvolta di tensione, un po’ come tutti i rapporti umani.
Abbandoniamo questi interrogativi e facciamo un grande salto: andiamo a 2000 anni fa, affrontiamo le parole della parabola del samaritano: il “samaritano”, che potrebbe fregarsene, si dà da fare con tutto il suo impegno per la vittima; lui è per il ferito o invece quest’ultimo è per il Samaritano? L’oste “intrigato” dal benefattore è e deve essere per il ferito e non viceversa. Invece il poveraccio è per il Samaritano perché questi fa il suo atto d’amore per lui con disinteressata generosità; se non ci fosse la vittima il Samaritano non ci sarebbe. Questa figura è unica nella sua grandezza, nel suo amore, nella sua moralità. Ma è una parabola. Nella realtà i Samaritani ci sono? Attualmente chi sono i Samaritani? L’evento raccontato nella parabola è ancora d’attualità? Si può ancora realizzare?
Ora siamo tornati ai nostri giorni: restiamo a livello della situazione concreta di assistere i malati, di curare, di far guarire, ma anche d’aiutare a morire: la cruda realtà è questa. Assistere e guarire chi soffre, ma anche confortare ed aiutare chi muore. Questi eterni bisogni restano.
I nostri Ospedali sono come l’oste, sono per i malati e devono restare così: non ci sono santi! Se inverto e faccio il malato per l’Ospedale si verifica il disagio (oserei dire il disastro) curativo ed economico che viviamo da anni in questo campo. Succede che l’Ospedale non è per il malato, ma organizzato per se stesso! Affermazione esagerata? Forse, ma sono tanti gli aspetti aberranti: si sbaglia a calcolare il numero dei letti in funzione delle epidemiologie, lo si calcola in funzione del numero dei medici ed infermieri, ossia degli “osti”, e i letti diventano costosissimi. Da qui la necessità di “sbatter via il malato” il più in fretta possibile. È impellente il ricambio veloce, ma non tutte le discipline mediche possono far questo: le necessità diagnostiche e terapeutiche vogliono tempi che stridono con la mobilità.
Caro malato, sei diventato oggetto e non soggetto protagonista, per cui i letti non sono più in funzione tua. Molti saranno senza possibilità d’accoglienza, ma ci sono tante barelle, comode e moderne, ma con grandi disservizi. Sopra le barellaie dei Pronto Soccorso ci sono i reparti ospedalieri in apparenza asettici, con corridoi chilometrici, camere con cubatura minima, condizionamento squilibrato, luci esasperate.
Liste d’attesa eterne, sempre sconvolte dalle urgenze, fanno diventare il malato salvatore e condizionatore del bilancio dell’Ospedale e della Regione. In pratica il malato è elemento economico, per molti addirittura “peso economico”. Il malato è non qualcuno da curare ma oggetto politico. Non più centro di studi, cure, terapie, attenzioni, ma un numero.
In questa luce anche il medico è costretto a mutare il rapporto sia con l’Ospedale che col paziente: il suo curare, la sua funzione diventa molto complessa, complicata dal fatto che anche lui è un peso economico su cui si cerca di risparmiare. Non è più il valido prezioso patrimonio attivo e morale che valorizza l’Ospedale, la Sanità. Non è più “l’oste” che deve essere saggio. ben preparato, difeso, ammaestrato anche coccolato. Per gli Amministratori è un prodotto economico, talvolta costretto a “rivendicazioni sindacali”, ma poi chi ne soffre è la vittima, cioè i malati.
La medicina sta mutando con l’aiuto delle nuove tecnologie ma il malato è sempre lui, con i suoi terrori, i suoi dolori, fisici e morali, non vincolato solo al “posto letto”. Se ho medici, paramedici, tecnici sanitari, inservienti ben preparati, professionalmente e umanamente validi, organizzati in armoniche équipes, tutto rende e costa meno. Il personale diventa un investimento.
È difficile vedere oggi nel malato il protagonista positivo, che dà al Samaritano la possibilità di realizzarsi. Il malato è una scoria costosa, vittima dei disagi e dei disastri della nostra sanità che non si sente Samaritana, ma Pantalone della Commedia dell’Arte, mentre ai nostri occhi appare piuttosto come “L’avaro” di Molière.
L’oste deve curare la vittima, ma anche il malato ha dei doveri; non deve sentirsi posto letto, deve saper fare la prevenzione, deve curarsi! Deve voler guarire! Come detto oste e vittima sono due persone: medico – malato stupenda possibilità di rapporto per la realizzazione di un dialogo infinito, coinvolgente sofferenze, ma anche possibilità di grandi gioie, di gratitudini, di vita. E questo non va mai dimenticato, sapendo andar oltre le meschinità politiche che mortificano questo aspetto doloroso e affascinante della nostra vita.
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