Ha ragione Salvini sottolineando – dopo il voto in Sardegna – che sono ormai sei di fila le regioni passate da amministrazioni di centro-sinistra al centro-destra, chiaro indicatore di una ormai consolidata tendenza elettorale.
Credo che Salvini dovrebbe però comunque riflettere sul fatto che – anche giocando a tennis – vincere nettamente un set non significa aver già vinto la partita.
Il futuro è più che mai nelle sue mani con il rischio o la speranza, letto da sinistra…) che – pur vincendo anche il secondo set alle europee – si ritrovi poi a gestire una situazione impossibile con alleati in piena crisi, ma soprattutto inaffidabili e a rischio di delegittimare la stessa Lega al governo.
La crisi del M5S è evidente, ma logica: se non ci sono le basi per saper governare puoi resistere qualche mese riempiendoli di slogan, poi crolli.
Tra l’altro proprio in Sardegna i grillini hanno sperimentato sulla loro pelle che puntare tutto su alcuni temi (come il “reddito di cittadinanza”) serve a poco.
Sull’isola quasi il 50% dei giovani è ufficialmente senza lavoro e quindi quale terreno più fertile per sfondare sul reddito garantito? Eppure lo schianto pentastellato è stato bruciante.
È allora un gioco di forza e di astuzia, di “surplace” come ai tempi dei ciclisti su pista alla Maspes (ve lo ricordate? Stava minuti interi bloccato fermo ma in perfetto equilibrio per non iniziare lui l’ultimo giro e costringere l’avversario a mostrargli le spalle all’inizio dello sprint….). Salvini deve tranquillizzare l’alleato, ma nello stesso tempo non può che prendere atto come sia più logica e naturale l’alleanza a destra. Certo, ci sono personaggi potenzialmente ingombranti (come Berlusconi che non si rassegna a ritirarsi e spera in una conversione leghista verso un’alleanza “naturale”) ma a medio termine lo stesso Matteo Salvini sa – a livello nazionale – di non poter resistere a lungo senza che l’alleanza a destra diventi una necessità.
Il problema non è la Meloni con Fratelli d’Italia, ma proprio Forza Italia: con Di Maio Salvini ha gioco facile, lo surclassa e alla fine concede poco ottenendo molto, ma di tutto ha voglia il leader leghista tranne che sedersi di nuovo con i vari Berlusconi, Brunetta o Gelmini di turno impelagandosi in ragnatele infinite.
Peccato perché un’alleanza basata su pochissimi punti e centrata soprattutto sull’economia avrebbe tutti i numeri e le occasioni per vincere facile.
Il fatto nuovo rispetto al passato è che sarebbe proprio Salvini il leader della coalizione e – se si andasse presto a votare – avrebbe decisamente in mano il pallino per scegliersi buona parte dei potenziali eletti al Parlamento.
La Sardegna ha infatti confermato il vero fatto nuovo a livello politico, che richiama direttamente il sistema elettorale (purtroppo) tuttora in vigore.
La Lega non ha oggi infatti la possibilità di formare altre maggioranze di governo che stando con il M5S, perché il 4 marzo 2018 furono i grillini a vincere in buona parte dei collegi uninominali ma – proiettando il voto virtuale in Abruzzo e Sardegna sul piano nazionale – ecco che le roccaforti del M5S cadrebbero una ad una rovesciando la maggioranza degli eletti a favore di Lega & C.
Conti alla mano, Salvini sa che può ancora tirare un poco la corda, ma non deve farlo troppo anche perché se i grillini si trincerassero su posizioni bloccate e preconcette (su TAV, grandi opere, reddito di cittadinanza ecc.) buona parte dello stesso potenziale elettorato di Salvini comincerebbe a spazientirsi in una situazione economica – vero nuvolone incombente ! – che si fa sempre più difficile.
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