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Apologie Paradossali

TRAVESTIMENTI

COSTANTE PORTATADINO - 08/03/2019

Georges Rouault, Clown

Georges Rouault, Clown

(O) Che facciamo per carnevale?

(S) Niente di che. Ormai è carnevale tutto l’anno. Troppi si mettono una maschera diversa per ogni occasione. C’è caso, semmai, che solo a carnevale li vediamo col loro vero volto. E non parlo solo di politici e nemmeno di attori, in fondo sarebbero giustificabili. Devono essere giustificabili, prendiamo Crozza: qualche volta mi sembra più politico che comico. Ovviamente non sto ad enumerare quanti politici mi sembrano comici, meglio:tragicomici.

(C) Io farò il sabato grasso con amici simpatici, ma senza eccessi carnevaleschi; ci sono stati troppi dispiaceri veri tra di noi. Sarà una ricerca di serenità, piuttosto che di divertimento. Cerchiamo piuttosto di ripensare il vero significato della quaresima, per non ridurci a rifiutare un inutile supplizio, ma trovare invece in un atteggiamento di conversione quelle ragioni di speranza che sembriamo sul punto di smarrire.

(S) Ma che bravo! Arrivi alle conclusioni, senza quasi aver cominciato l’articolo. Lascia dire a me. Mi pare proprio una bella scelta far arrivare nella settimana a cavallo tra carnevale romano e sabato grasso ambrosiano, tra mercoledì delle ceneri e prima domenica di quaresima, le più controverse decisioni del governo gialloverde: decretone, inizio della distribuzione delle richieste del RDC (io lo chiamerò sempre così, con una sigla eufemistica, come da decenni gli abortisti parlano e scrivono di IVG), legittima (?) difesa, decisione su TAV Torino – Lione, autonomie regionali piuttosto controverse e magari mi dimentico qualcosa. Eh, sì, dimenticavo una cosa non proprio allegra, ma non per scelta del governo, i chiari segni di recessione mondiale, che sballeranno definitivamente il rapporto PIL/deficit.

(O) Carnevale o quaresima, niente mi farà perdere l’ottimismo. È vero che sembriamo nel pieno della Commedia dell’Arte, di una recita a soggetto, ma non è detto che, proprio per la capacità tutta italiana di risolvere favorevolmente le situazioni in apparenza contraddittorie, la soluzione non salti fuori in modo del tutto inatteso. Non vi pare che si stia mettendo in scena qualcosa che somiglia alla commedia goldoniana “Arlecchino servitore di due padroni”? È ovvio che mi riferisco al ruolo del Presidente Conte.

(S) Sì, bell’esempio. Intanto, per rigore filologico dovresti ricordare che nella versione originale Goldoni aveva dato al servitore dei due padroni il nome di Truffaldino, ma facciamo finta di niente.

(O) Bada che Truffaldino era il nome d’arte del comico che interpretò per primo la parte, ancora sulla base di un semplice canovaccio e che Goldoni stesso si riconosce in debito a questo primo interprete delle facezie divenute poi parte integrante della commedia. Nella versione definitiva, Truffaldino diventa Arlecchino (con qualche colore in più del nostro gialloverde) ma resta al centro del gioco; così lo descrive Goldoni stesso: “un servitore sciocco ed astuto nel medesimo tempo ci rappresenta: sciocco cioè in quelle cose le quali impensatamente e senza studio egli opera, ma accortissimo allora quando l’interesse e la malizia l’addestrano, che è il vero carattere del villano”. In realtà l’accortezza di Arlecchino non basterebbe se non fosse sostenuta dal caso; ancora Goldoni osserva: “ Improprietà potrebbe parere agli scrupolosi, che Truffaldino mantenga l’equivoco della sua doppia servitù, anche in faccia dei due padroni medesimi soltanto per questo, perché niuno di essi lo chiama mai col suo nome; che se una volta sola, o Florindo, o Beatrice, nell’Atto terzo, dicessero Truffaldino, in luogo di dir sempre il mio Servitore, l’equivoco sarebbe sciolto e la commedia sarebbe allora terminata.

(S) Arlecchino regge egregiamente la doppia parte, ma la soluzione favorevole dell’intreccio avviene per un altro caso ulteriormente fortuito e forse forzato, i due ‘padroni’, che dimorano nella stessa locanda, finiscono per riconoscersi, in quanto il sedicente Federigo è in realtà la di lui sorella Beatrice, venuta a Venezia proprio alla ricerca dell’amato Florindo, il secondo ‘padrone’. E tutto finisce con il convolare dei due a giuste nozze.

 Nel nostro caso invece, quanto potrà durare e come finirà? Non importa che i ‘due padroni’ chiamino il Presidente ‘il mio servitore’, basta che lo pensino e che quest’ultimo, l’attore che dopo due secoli e mezzo ha ripreso a recitare a soggetto, svolga a proprio piacimento il contratto di governo/canovaccio della commedia e, incurante dei possibili equivoci tra i due ‘innamorati’, continui a servire a ciascuno il piatto di proprio gradimento, tenendo nascosto quello destinato all’altro.

(C) In questo lieto fine c’è una cosa che non mi convince: Florindo tuttavia è anche l’uccisore del fratello di Beatrice, Federigo.

(O) Sarà stato un caso salviniano di legittima difesa presunta. Oppure il fratello maschilista tiranneggiava la sorella e lei ha detto ‘metoo’. Comunque la morte di Federigo apre la strada ad un altro matrimonio d’amore, quello tra Clarice, precedentemente promessa a lui, e un certo Silvio. Il nome vi suggerisce qualcosa? Infine anche Arlecchino trova una compagna, in Smeraldina, la cameriera di Clarice. Tutto è destinato a sistemarsi in un nuovo ordine.

(S) Stavolta proprio finiamo per litigare, Onirio. La metafora non regge. Non capisci che quella attuale è una vera farsa, destinata però a finir male, perché ciascuno può fingere di accettare le pretese dell’altro solo cambiando continuamente di maschera e facendo credere ai propri seguaci di essere diverso da quello che è? Quello che è ancora più spiacevole è che persino gli oppositori si travestono da personaggi che non sono, recitano parti contraddittorie, prive di logica e non c’è maschera che possa ringiovanire Berlusconi o nascondere in Zingaretti il ritorno della ‘Ditta’.

(C) Come finirà? Mentre scriviamo questa Apologia non lo sappiamo; consentiteci solo di estrarre un monito sempre da Goldoni: “di questi equivoci, sostenuti dall’arte dell’Inventore, ne sono piene le Commedie non solo, ma le Tragedie ancora”. Comunque ci auguriamo che voi, distinti lettori del prossimo sabato grasso ambrosiano, non abbiate dovuto assistere, nel frattempo, ad un’altra commedia goldoniana, per esempio “ Le Baruffe Chiozzotte”, ritradotte in “No-TAVotte”. Ma la commedia odierna, quella in cui tutti si mettono una maschera tutto l’anno, potrebbe avere un esito ben più negativo e introdurre a un periodo penitenziale ben più lungo e aspro di una quaresima.

(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante

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