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Molina Gallery

PACE MALINCONICA

PAOLA VIOTTO - 08/03/2019

Lodovico Cavaleri, Chiesetta friulana

Lodovico Cavaleri, Chiesetta friulana

La collezione della Fondazione Molina, oltre ai dipinti e ad alcune sculture comprende anche diverse stampe, tra cui un gruppo di acqueforti di Lodovico Cavaleri.

Nato a Milano nel 1867 e morto a Cuvio nel 1942, questo pittore continua nella prima metà del Novecento la grande tradizione del naturalismo lombardo. L’attenzione alla realtà in tutti i suoi aspetti, ma soprattutto l’interesse per il paesaggio e per il continuo mutare della natura sul filo delle stagioni, è il nucleo centrale della sua opera. Dai paesaggisti della generazione precedente, come Leonardo Bazzaro, Filippo Carcano o Mosè Bianchi, deriva la capacità di osservare e restituire gli effetti di luce sull’acqua, sulle nuvole o sul fogliame degli alberi.

Giunse tardi alla pittura, dopo avere inizialmente studiato medicina. Ma da quando nel 1888 decise di dedicarsi interamente all’arte la sua carriera fu intensa e ricca di successi, scandita da viaggi e dalla partecipazione a mostre in Italia e all’estero. Fu artista versatile, pittore, incisore e decoratore, che ad esempio nel 1902 partecipò alla prima Esposizione di internazionale di arte decorativa moderna di Torino con degli apprezzati ventagli dipinti su pergamena. Il suo gusto della sperimentazione trovò ampio spazio nelle stampe, con la possibilità di utilizzare per la stessa matrice tecniche diverse, come l’acquaforte e l’acquatinta, di aggiungere dettagli tra una tiratura e l’altra, con l’abitudine di realizzare più versioni della stessa composizione.

Nella collezione della Fondazione Molina c’è una stampa firmata e datata 1915, che porta scritto in basso a sinistra il titolo, probabilmente aggiunto da un’altra mano, di Chiesetta friulana. Questo soggetto è stato inciso da Cavaleri in diverse versioni, una delle quali reca il titolo più preciso di Pasqua a Nimis MCXV, mentre un’altra, con la data 1916, è stata intitolata Pace e dedicata al figlio soldato della Grande guerra. Il pittore ne eseguì poi una versione di formato maggiore, esposta nel 1916 alla mostra dell’Incisione italiana a Londra.

Nelle stampe di Cavaleri ci sono spesso chiese, in genere edifici di campagna, immersi nella natura: tra gli alberi, vicino a un fiume, in riva ad un lago. Sono luoghi silenziosi, che comunicano l’dea di pace e di raccoglimento, spesso però con un senso sottile di malinconia. Anche in questo caso la massa scura dei cipressi occupa gran parte della composizione e sembra dominare la chiesa, gareggiando in altezza con il campanile. Non vediamo la facciata, perché il pittore ci invita ad avvicinarci dalla parte dell’abside, lungo una strada che costeggia muri rustici che nascondono alberi da frutta con i rami spogli, in una primavera ancora non del tutto sbocciata. La scena è deserta, a parte una piccola figura umana un po’ curva e vista di spalle, che peraltro non compare in altre versioni di questa stampa.

La grande abilità tecnica dell’artista si rivela nella capacità di sfruttare fino in fondo le possibilità offerte dal bianco e nero, graduando con sapienza la scala di grigi, dal nero profondo delle fronde degli alberi, fino al bianco brillante del muro a destra illuminato dal sole

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