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Cultura

LE “SCOPERTE” DI CHOMSKY

LIVIO GHIRINGHELLI - 01/03/2019

chomskiNoam Chomsky, esponente dell’indirizzo generativista, nasce a Filadelfia nel 1929 da famiglia di immigrati russi. All’Università della Pennsylvania fa studi di linguistica, interessandosi anche di filosofia e di matematica. È poi docente al Massachusetts Institute of Tecnology dal 1955. In campo politico negli anni Sessanta avversa la politica estera americana a Cuba e nel Vietnam da pacifista radicale (I nuovi mandarini, 1966).

Chomsky rileva in de Saussure il fatto che la linguistica strutturalista descrive i fenomeni linguistici, senza però spiegarli. Ma è polemico anche nei riguardi dell’impostazione comportamentista di Leonard Bloomfield (1887- 1949) e Burrhus Frederik Skinner (1904-1990), per cui l’apprendimento e l’uso del linguaggio nell’infanzia si spiegano solo attraverso meccanismi di osservazione e di imitazione, oppure attraverso rinforzi positivi (lodi,approvazione) e negativi, nel caso di imperfezioni. Non si spiega così la capacità posseduta dai parlanti di capire e di produrre un numero di frasi di gran lunga superiore a quello appreso. La grande creatività del linguaggio dei bambini presuppone l’esistenza di un meccanismo innato alla base della pratica linguistica, che non è esclusivamente frutto di un addestramento ripetuto e di un accumulo di informazioni successive.

Chomsky distingue tra frasi nucleari e frasi complesse, che ne derivano grazie a una sorta di codice denominato grammatica generativa trasformazionale. Si tratta di regole che consentono di generare innumerevoli proposizioni complesse in virtù della trasformazione degli enunciati semplici o nucleari di partenza.

Subentra la distinzione tra struttura profonda e struttura superficiale. La prima definisce il significato esatto, non ambiguo, di una frase; la seconda si riferisce al modo concreto della sua comunicazione. La tesi innatista e la distinzione fra le strutture riconducono Chomsky alla tradizione delle correnti razionaliste incentrate sulle teorie logiche e grammaticali di Port-Royal (Logica o arte del pensare di Antoine Arnauld (1612-1694) e Pierre Nicole (1625-1695) 1662).

 La Grammaire générale et raisonnée di Port-Royal è un tentativo di convertire lo studio del linguaggio in una specie di filosofia naturale in contrasto con una interpretazione in termini di storia naturale. Non basta solo registrare e descrivere, bisogna anche spiegare l’uso.

La grammatica generale o ragionata a un tempo vede la struttura profonda interessare il sostrato strutturale astratto, che determina il contenuto semantico, mentre quella superficiale concerne l’organizzazione della frase in quanto fenomeno fisico.

Chomsky distingue poi tra competenza ed esecuzione. La prima è il sistema di regole innate che permette a un parlante di produrre e comprendere un numero infinito di frasi diverse. L’esecuzione riguarda l’uso effettivo del linguaggio in situazioni concrete.

“Una persona che ha padronanza di una lingua ha in qualche modo interiorizzato il sistema di regole, che determinano sia la forma fonetica della frase, sia il suo intrinseco contenuto semantico…”. L’esecuzione effettiva non riflette semplicemente le connessioni intrinseche suono-significato; implica anche altri fattori (convinzioni extralinguistiche del parlante, la situazione in cui il discorso viene prodotto, riconosciuto, compreso). L’esecuzione è inoltre governata dai principi della struttura cognitiva (vedi. le limitazioni mnemoniche).

L’insieme delle coppie di rappresentazioni, fonetiche e semantiche, generate dalla grammatica, è infinito. Nella grammatica di qualsiasi lingua sono contenuti dispositivi che permettono di formare frasi di complessità arbitraria, ciascuna con la sua intrinseca interpretazione semantica.

L’uso ordinario della lingua si basa in modo essenziale sulla mancanza di limiti. Nell’ordinaria esecuzione quotidiana la regola è l’innovazione. È un mito che una persona abbia un repertorio verbale, che produce per abitudine nelle dovute occasioni. Non c’è fondamento alla concezione secondo cui il parlante ha una raccolta di schemi in cui introdurre parole o morfemi.

Opere di Chomsky: Le strutture della sintassi (1957), prima versione della sua teoria; Aspetti della teoria della sintassi (1965), seconda versione o teoria standard; Linguistica cartesiana (1966), capitolo della storia del pensiero razionalistico; Struttura profonda, struttura superficiale e interpretazione semantica (1970); Riflessioni sul linguaggio (1975); Regole e rappresentazioni (1980).

Di Leonard Bloomfield, fondatore della linguistica descrittiva e interessato anche alle lingue delle popolazioni amerindie, vanno ricordati: Introduzione allo studio del linguaggio (1914); Soggetto e predicato (1916); La linguistica come scienza (1931).Il suo pensiero è caratterizzato dalla psicologia comportamentistica e dall’antimentalismo. L’opera monumentale Il linguaggio (1933) segna l’inizio dello strutturalismo americano.

Di Burrhus Skinner è la teoria del rinforzo. Il comportamento dapprima casuale di un animale (ad esempio un piccione)si orienta verso la ripetizione di azioni che producono gratificazione. Rinforzo è il cibo associato ad un comportamento (il beccare levette di un determinato colore). Ed è possibile indurre comportamenti via via più complessi. Il meccanismo si applica anche all’apprendimento sociale e morale, fondandosi su premi e soprattutto gratificazioni collettive. Rinforzi negativi sono invece costituiti da punizioni o rimproveri.

Di qui il rilievo dell’istruzione programmata nell’apprendimento, che prevede macchine per insegnare (con programmi didattici scomposti in unità elementari – items – somministrati da macchine che selezionano le nozioni da proporre. In Walden II (1948) Skinner rovescia l’utopia naturalistica del Walden di Henry Thoreau. Descrive una società regolata dalla scienza e dalla tecnica, in cui la pianificazione capillare dei rinforzi produce comportamenti non conflittuali e la formazione di coscienze positivamente orientate.

Docente di psicologia nelle Università del Minnesota, dell’Indiana e a Harvard dal 1947, Skinner è uno dei principali esponenti del comportamentismo. Nel metodo sperimentale vede l’unico criterio di scientificità, in aperta polemica contro ogni forma di teorizzazione (il criterio oggettivistico come unico paradigma dell’indagine psicologica). Liquida soggettività e introspezione. Contro tutte le tentazioni speculative si mantiene fedele alla tradizione positivistica e induttivistica.

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