Milano è ormai la città più internazionale d’Europa. Lo dice il sindaco Sala e ha ragione. Milano città che ha saputo rinnovarsi, modernizzarsi, globalizzarsi. Un occhio al futuro, ma senza scordare il passato. È il passato la trave portante del futuro. E la cultura serve a consolidarla. Milano ne fa un indispensabile must ormai da lungo tempo e dà continuità alla felice tradizione. L’ultimo esempio è la mostra dedicata ad Antonello da Messina, visitabile a Palazzo Reale sino al 2 giugno. Una galleria di meraviglie d’arte, il percorso d’un genio, la storia della contemporaneità del sentiment dell’uomo, che non cambia mai la sua perenne epoca pur cambiandone una dopo l’altra. Pubblico che sarà da boom: quasi dodicimila prenotazioni prima dell’apertura.
Di Antonello da Messina (1430-1479) restano purtroppo poche straordinarie opere, scampate a tragici avvenimenti naturali come alluvioni, terremoti, maremoti e all’incuria e ignoranza degli uomini. La mostra – frutto della collaborazione fra la Regione Siciliana e il Comune di Milano con la produzione di Palazzo Reale e MondoMostre Skira, curata da Giovanni Carlo Federico Villa – è da considerarsi dunque una occasione unica e speciale per entrare nel mondo di questo artista eccelso e inconfondibile.
Sono esposte oltre 20 opere del maestro, su 35 che ne conta la sua autografia: a cominciare dall’Annunciata (1475 circa), autentica icona, sintesi dell’arte di Antonello; e le eleganti figure di Sant’Agostino (1472-1473), San Girolamo (1472-1473) e San Gregorio Magno (1470-1475) forse appartenenti al Polittico dei Dottori della Chiesa, tutti provenienti da Palazzo Abatellis di Palermo; ma anche il celeberrimo Ritratto d’uomo (1465-1476) dall’enigmatico sorriso proveniente dalla Fondazione Culturale Mandralisca di Cefalù.
Dalla National Gallery di Londra giungono a Milano altri due capolavori, il San Girolamo nello studio (1474-1475) e il Cristo benedicente (1474 circa), ma ricordiamo anche la Crocifissione (1460 circa) proveniente dal Museo nazionale Brukenthal di Sibiu in Romania, il Ritratto di giovane (1474) dal Philadelphia Museum of Art, l’incantevole Madonna col Bambino (1475 circa) dalla National Gallery di Washington, Ritratto di giovane uomo (1478) dal Museo statale di Berlino.
Dagli Uffizi arriva l’importantissimo trittico con la Madonna con Bambino, il San Giovanni Battista e il San Benedetto; dalla Pinacoteca Malaspina di Pavia giunge il Ritratto di giovane gentiluomo; dal Collegio degli Alberoni di Piacenza il celebre Ecce Homo (Cristo alla colonna). E ancora: dalla Galleria Borghese di Roma il Ritratto d’uomo (Michele Vianello?) e dal Museo Correr di Venezia il poetico Cristo in pietà sorretto da tre angeli.
Chiude la parte relativa al grande Maestro la dolcissima Madonna con il Bambino (1480) dall’Accademia Carrara di Bergamo, opera del figlio Jacobello di Antonello, eseguita nel 1480. E, accanto alle opere del maestro siciliano, saranno anche poste le copie fatte dagli eredi di famiglia: Antonello e Pietro de Saliba con la loro Annunciata ed Ecce Homo dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
In mostra è poi dedicata una sezione a ricostruire le vicende della pala di San Cassiano, testo capitale per la storia dell’arte italiana, ricostruita anche tramite la memoria che ne diede David Teniers il Giovane con il suo San Sebastiano (1659 circa) dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. E consacrata al mito di Antonello nell’Ottocento sarà esposta la tela di Roberto Venturi Giovanni Bellini apprende i segreti della pittura a olio spiando Antonello (1870) dalla Pinacoteca di Brera.
La rassegna ha una guida d’eccezione: Giovan Battista Cavalcaselle. È il grande storico dell’arte, attraverso i suoi taccuini e disegni, a condurre il visitatore alla scoperta di Antonello da Messina. Grazie alla Biblioteca Marciana di Venezia sono presentati 28 meravigliosi fogli e taccuini del Cavalcaselle con la sua amorevole ricostruzione del primo catalogo di Antonello.
Il catalogo è edito da Skira: con tutte le immagini delle opere esistenti e riconosciute di Antonello; una Sezione storico artistica con i saggi di Giovanni Carlo Federico Villa, Renzo Villa, Gioacchino Barbera e sei testi letterari rispettivamente di Roberto Alajmo, Nicola Gardini, Jumpa Lahiri, Giorgio Montefoschi, Elisabetta Rasy e Vittorio Sgarbi.
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