Se c’è un tema particolarmente caldo nell’attuale dibattito politico è quello dell’immigrazione. È una campagna permanente quella che alcuni partiti (la maggioranza) vogliono condurre in merito, dando voce e offrendo rappresentanza a specifici orientamenti emergenti all’interno dell’opinione pubblica.
Si affacciano le ragioni della concorrenza possibile sul mercato del lavoro, sulla crescita anche sopravvalutata dei reati commessi dagli immigrati, problema essenziale d’ordine pubblico. Dai sondaggi risulta che all’inizio del 2018 già gli italiani descrivevano gli immigrati come un pericolo temibile.
Negli anni precedenti s’erano registrati due picchi di rilevamento della minaccia sotto il profilo della sicurezza: nel periodo 1999-2001 la preoccupazione aveva riguardato il 46% degli italiani, in quello intercorrente tra il 2007 e il 2008 la percentuale si era attestata oltre la soglia del 50% (fasi preelettorali nel primo caso del centro-sinistra, nel secondo del centro-destra).
Grande risalto in entrambi i casi sui mezzi di informazione per alcuni episodi di violenza (aggressioni, rapine, furti in appartamento). Le elezioni politiche del marzo 2018, che hanno comportato il passaggio da uno schema bipolare a quello tripolare, hanno visto soprattutto la Lega dedicare larga parte della propria campagna sovranista (vedi il riferimento a Le Pen – Francia – e Orban – Ungheria) al tema di uno scontro di culture, pertinente alla sfera europea con preoccupazioni tipiche della politica della paura.
Se dopo il 2007-2008 la diffidenza verso lo straniero aveva accusato un ridimensionamento, dalla fine del 2012 l’orientamento, il trend si era di nuovo invertito, anche grazie all’irruzione del terrorismo di matrice islamica nei Paesi europei (Francia, Belgio, Germania, Regno Unito).
Nel 2015 a fronte della presenza in Italia del 9% di immigrati ben il 26% degli italiani avverte il fenomeno con grande preoccupazione. A differenza di Salvini nel centro-destra Berlusconi presenta Forza Italia come l’anima moderata all’interno della coalizione, ricredendosi però dopo i fatti di Macerata per motivi concorrenziali. Con le ultime elezioni la Lega si attesta già sul 17% dei suffragi, ma il suo veicolare i sentimenti di inquietudine, se non proprio di assoluta insofferenza, fa lievitare i consensi sin oltre il 30% dei possibili voti. Il centro-sinistra, che pur si ispira al principio dell’accoglienza, non si è distinto certo per un’accorta gestione del fenomeno.
Matteo Renzi si pronuncia in ogni caso per un aiuto agli immigrati “a casa loro”, mentre Minniti, ministro dell’Interno nel Governo Gentiloni, adotta misure per contenere gli arrivi. Il 40% degli elettori del Movimento 5 Stelle vede gli immigrati come un pericolo per l’ordine pubblico, permanendo però il movimento in un atteggiamento ambiguo. Di Maio è dell’avviso di fermare comunque il business dell’immigrazione, cui sono contrari il 46% del Mezzogiorno, con una intensità maggiore tra le persone adulte. La questione dell’immigrazione risulta tema centrale del contratto di governo.
Alte sono le critiche verso l’atteggiamento dell’UE, che lascia l’Italia sostanzialmente sola nell’affrontare il problema e nella gestione degli arrivi attraverso il Mediterraneo. Ci si batte per un’equa ripartizione delle responsabilità anche in termini di ricatto (l’Italia non contribuirà al bilancio dell’UE, se non verranno adottati rimedi e revisioni della politica in auge), con superamento del regolamento di Dublino.
Si insiste sulla necessità di rimpatri di massa, sulla creazione di sedi di permanenza temporanea finalizzate al rimpatrio. Si invocano il controllo e chiusura delle associazioni islamiche radicali e moschee, che risultino irregolari e l’allontanamento immediato per fattispecie specifiche di reato. La campagna elettorale di Salvini si fa permanente sul nodo del respingimento, onde l’affermazione sempre più marcata della leadership leghista sulla maggioranza e sul Governo.
Salvini è l’imprenditore leghista della paura, mentre il clima di tensione è giustificato solo in parte dai dati oggettivi.
Sulla cresciuta diffusa insoddisfazione in termini di gestione dei fenomeni migratori e di qualità dell’integrazione pesa indubbiamente in modo grave la ricaduta su scala nazionale dei fenomeni connessi alla globalizzazione con persistenti effetti di crisi economica (occupazione, accesso al welfare.
L’immigrazione si è fatta questione epocale. Non si può procedere per slogan. Non vanno sollecitati irresponsabilmente gli istinti più bassi d’egoismo presenti nella società (intolleranza, razzismo). Va spezzato il circolo vizioso fatto di paura e di chiusura.
Dal 2017 sono stati attivati dall’Onu negoziati per elaborare un Patto mondiale per le emigrazioni sicure, ordinate e regolari. Monsignor Bernardino Auza, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, dichiara che il patto sarà punto di riferimento anche per le ong, tra cui quelle religiose.
Quattro sono le caratteristiche della solidarietà proclamate da papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Unica risposta quella della solidarietà e della misericordia, con il rispetto dei diritti e della dignità di tutti (omelia della Messa per i migranti, Roma 6 luglio 2018).
Il servizio alla persona non concerne soltanto ogni migrante, ma tutta l’umanità.
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