Del periodo di Carnevale, in pratica i giorni che stiamo vivendo, s’è già avuto modo di parlare qualche volta nel passato: il Carnevale appartiene anche agli antichi riti e alle coltivazioni della terra, in un momento dell’anno di stasi, di preparazione, di attesa, prima della quaresima e poi della Pasqua, che rappresenta la resurrezione di Gesù e – nell’anno – anche la ripresa del lavoro dei campi, e quindi della vita.
Quest’anno il Carnevale durerà fino a martedì 5 marzo, essendo il Mercoledì delle Ceneri il giorno successivo, mentre da noi, secondo il rito ambrosiano, si prolungherà ancora per quattro giorni fino al sabato e, quindi, alla Domenica delle Ceneri, l’avvio della Quaresima stando al calendario liturgico.
È possibile che nelle “feste” di Carnevale si intravedano celebrazioni di millenni fa, anche pagane. È il periodo degli scherzi, del divertimento, di un rilassamento nei costumi. I latini dicevano: semel in anno licet insanire, cioè una volta all’anno ci si può concedere delle trasgressioni, lasciarsi andare alla pazza gioia. Ma oggi non esistono più limiti. In effetti non c’è giorno dell’anno che non potrebbe essere un Carnevale. Dipende…
Come tutte le feste comandate e obbligate – tra l’altro – anche il Carnevale non raccoglie più grandi consensi, specie tra gli adulti, che lo snobbano. Il Carnevale, la festa degli innamorati di San Valentino, la festa della Mamma, la notte di tutti i Santi – Halloween – e anche il Natale forse… Tutte ormai fanno parte di un ciclo che riguarda soprattutto i commercianti e le grande catene di distribuzione e non le tradizioni antiche da ricordare e da sottolineare, e spesso sono addirittura feste che vengono vissute con un certo fastidio.
Sicché il Carnevale è ormai, in prevalenza, soltanto una festa dei bambini che amano mascherarsi, giocare, inventarsi “un altro da sé”. Chi scrive, essendo ormai un nonno, lo dice con cognizione di causa. La mia nipotina ha aspettato con ansia il Carnevale per mascherarsi da cane dalmata, mettendo tutti in fibrillazione e alla ricerca del costume adatto.
Si potrebbe aprire un dibattito sul periodo di Carnevale: quanto dura, quando comincia… In certe regioni – la mia per esempio, che è l’Umbria, regione ancora di tradizioni agricole, e non si sa se ciò sia un vantaggio e un privilegio – si parla del Carnevale già dal giorno seguente all’Epifania, quando le sale da ballo e le discoteche redigono un ampio cartellone di incontri.
Altrove il carnevale comincia formalmente dopo il 17 di gennaio, cioè dopo la festa di sant’Antonio abate. In ogni caso – tenuto conto della Pasqua che si celebra nella prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera – il periodo è questo: formalmente dalla metà di gennaio alla metà di febbraio o a tutto febbraio, secondo i cicli lunari.
E dopo il Carnevale ci sarà la Quaresima, come accade. Una volta in Quaresima, dopo le libagioni carnevalesche, almeno a tavola si tirava la cinghia: la parola Carnevale trarrebbe proprio origine dalla locuzione “carnem levare”, cioè togliere la carne dai menù e passare al digiuno o a una più sobria e contenuta alimentazione. Cosa impensata oggigiorno. I macellai inferociti sfilerebbero in corteo.
Quando si era ragazzini nei periodi di Quaresima, che spesso non si faceva nemmeno fatica a osservare, tanto i tempi erano grami, c’erano i famosi fioretti… Oggi non si sa che dire: è un fioretto giocare con il tablet solo due volte al giorno invece di sette o otto?
Così anche il Carnevale viene relegato tra le cose del passato. Tanto da sembrare ad alcuni più una festa triste, piena di nostalgie che una festa allegra e una festa da incorniciare. Il Carnevale è un imbarazzo dell’anno.
Anche il famoso Carnevale di Venezia. Dalle maschere e dalle commedie del Goldoni, che cercava di trasmettere ai suoi conterranei un po’ di svago e di energia positiva, siamo passati a qualcosa che assomiglia a un Carnevale di Shangai. E così come non esistono più le… mezze stagioni non esiste più nemmeno il Carnevale.
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