Voltaire ci ha lasciato un aforisma molto efficace anche per i nostri giorni. “Vi garantisco che uno sciocco colto è decisamente più sciocco di uno sciocco ignorante”. Il mio professore delle medie, quando non riusciva più a controllarsi davanti ai nostri strafalcioni nelle versioni o davanti alla nostra inettitudine a spiegare un verso di Omero, diventava paonazzo e ci gridava: “Sei uno sciocco! Deriva da “ex-sucum”, cioè senza sugo” e poi rincarava la dose: “Sei un insulso, un insulsaccio: deriva da “insalsus”, cioè senza sale”.
Non me vorrà la buonanima del professor Marini se alla mia età, che segna l’inesorabile avanzarsi dell’autunno della vita, lo ricordi così e soprattutto se applicherò i suoi rilievi a certi politici d’oggi che giudico sciocchi e insulsi, anzi ignoranti sciocchi.
Incuranti dei giudizi che vengono loro mossi dall’opinione pubblica, dalla stampa anche estera, dagli esperti, essi continuano a credere che in democrazia “uno vale uno” e, quando sono esitanti di fronte alle decisioni da prendere e che possono compromettere la loro sorte politica, fanno come Ponzio Pilato: si rivolgono direttamente al popolo attraverso la piattaforma che porta il nome “Rousseau”, dimenticando che l’illuminista ginevrino si riferiva alla democrazia diretta greca, che proprio tale non era perché gli schiavi non potevano partecipare alle decisioni che si prendevano nell’agorà!
Questi politici si segnalano sia per l’inconsistenza dei temi che per gli effetti devastanti: cercano alleanze con i capi dell’ala più oltranzista dei “gilets jaunes” e provocano una crisi diplomatica con la Francia. Sono ammalati, poi, di smemoratezza: condannano le parole pronunciate contro il nostro Presidente del Consiglio da un leader del Parlamento Europeo, in un’aula semideserta, colpevole di averlo definito una marionetta in mano a due burattinai e si dimenticano che l’eurodeputato Salvini scrisse che Renzi “era un burattino nella mani della Merkel” e che il suo successore Gentiloni era “un burattino di Soros”.
E non vanno neppure tanto per le lunghe: occorrono risorse? Basta vendere le riserve d’oro custodite dalla Banca d’Italia. Il latte sardo crolla per eccesso di produzione? Niente paura: ci pensa Salvini che si toglie dal dorso una felpa e metaforicamente indossa un corpetto da pecoraro, promettendo che lo stato compererà l’eccedenza di latte, scordandosi lui, già eurodeputato, che questo può essere considerato “aiuto di stato” vietato dalle normative europee. Ma non importa! “Se l’Europa non cambia, è meglio uscirne!” dichiara l’esponente della Lega Borghi.
Costituiscono commissioni (un’altra, la nona!) per studiare i costi/benefici della Tav e si accorgono che, trattandosi di una linea ferroviaria, non ci saranno pedaggi da pagare (=minori introiti per la concessionaria dell’autostrada) e contemporaneamente minori introiti sulle accise sulla benzina risparmiata dagli utenti su gomma, ma non contano il minore impatto di sostanze nocive nell’atmosfera.
Il ministro dell’istruzione, successore di De Sanctis, di Benedetto Croce, di Giovanni Gentile, di Aldo Moro, di Giovanni Spadolini (tanto per fare alcuni nomi!) accredita sul portale del suo ministero l’istituzione di corsi di esorcismo e preghiere liberatorie per insegnanti, i quali – sia ben chiaro – non le devono recitare per salvare la nostra scuola dai malanni davvero satanici che l’affliggono, ma per apprenderli in caso di incontro con qualche strega o per allontanare malefici danni.
Questi politici dichiarano che l’intesa tra governo e regioni su alcune competenze da trasmettere a quest’ultime è equiparabile all’intesa tra governo e confessioni religiose e, pertanto, non abbisogna della ratifica parlamentare. Già: è proprio così! D’altra parte, il governo ricorre continuamente alla decretazione d’urgenza – fatto esecrabile quando le due forze che lo compongono erano in minoranza! – e ciò in contrasto con l’articolo 77 della Costituzione!
Il ministro dell’interno e il suo alleato pensano di cavarsela qualunque cosa dicano, ma i loro oracoli sul boom economico vengono smentiti nel giro di un’ora da organizzazioni internazionali competenti e serie, non si curano dei docenti che ritengono inutili, dei professori universitari che deridono, dei vescovi che non hanno cervello, ma solo cuore e fanno crescere attorno a loro una fauna di irresponsabili e vanesi, pronti a dire una cosa la mattina, salvo a smentirla la sera.
Ci sono politici che scoprono la stupidità della gente colta e la rimuove da incarichi che necessitano di competenza, e non vedono la loro fatuità incommensurabile. Purtroppo è sparito anche l’analfabeta sapiente: colui che non aveva studiato, ma era distaccato dalle sciocchezze, era uomo concreto perché aveva esperienza non di studio, ma di lavoro, aveva uno strumento con cui giudicare: la propria testa. E quando andava a votare aveva il buon senso di distinguere l’onesto dal disonesto.
Oggi abbondano coloro che credono di saper tutto, non riflettono, rimangono abbagliati dalle parolacce espresse con la foga dell’imbonitore. Sono peggio dell’analfabeta sapiente perché questi può ricredersi, i primi mai perché manca loro la materia prima. L’analfabeta sapiente, se fa danno, è limitato, mentre la gente che ascolta ed applaude il suo opposto, lo rincorre come i topi seguivano il pifferaio magico.
E sappiamo come andò a finire.
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