Le quadrerie ospedaliere comprendono generalmente un gran numero di ritratti. Era infatti consuetudine che quando un’istituzione di assistenza riceveva una donazione o un’eredità, facesse eseguire un ritratto del benefattore a perpetua memoria della sua generosità. Per questa ragione la collezione dell’Ospedale Maggiore di Milano, l’antica e gloriosa Ca’ Granda, conserva più di 900 ritratti che risalgono fino al Seicento. Ritratti di benefattori si trovano anche nella quadreria dell’Ospedale di Varese, compresa una notevole tela di Giuseppe Bonino raffigurante Carlo Giuseppe Veratti, che con il suo lascito del 1839 permise la costituzione di una struttura di accoglienza per gli anziani, primo nucleo dell’attuale Molina.
https://artevarese.com/museofondazionemacchi/benefattori-elenco.php
L’attuale collezione d’arte del Molina è nata invece da premesse diverse, perché si è costituita a partire da opere ereditate o donate da benefattori e sostenitori, ed è quindi molto varia, spaziando dai quadri sacri alle nature morte e ai paesaggi. I ritratti costituiscono una minoranza, ma comprendono alcuni pezzi di grande interesse. Dalla collezione Perelli-Paradisi proviene ad esempio un bel ritratto maschile di metà Ottocento, noto come Il Patriota, che reca la firma di Luigi Zuccoli.
Questo pittore milanese, nato nel 1815, studiò a Brera con Palagio Palagi e si affermò con quadri che raffiguravano scene della vita quotidiana degli strati più poveri della popolazione , ambientate in interni resi con ricchezza di particolari. Imbevuto di cultura romantica e di ideali civili e patriottici, frequentò gli ambienti degli intellettuali che sostenevano il Risorgimento. Tra i suoi amici c’era la famiglia di Alessandro Manzoni, di cui fu ospite, e di cui fece una serie di ritratti intorno al 1850. Per ragioni politiche dovette riparare per qualche tempo in Inghilterra, il che gli permise peraltro di acquistare fama europea e di esporre con successo a mostre internazionali. Durante il soggiorno inglese eseguì un celebre ritratto di Mazzini, oggi a Milano nel Museo del Risorgimento.
Il quadro del Molina risente di questo momento storico particolare. Non conosciamo infatti il nome della persona ritratta, ma le coccarde appuntate sul cappello e sulla giacca alludono chiaramente alle sue opinioni politiche e giustificano il titolo con cui l’opera è nota. Accanto a lui vediamo oggetti descritti con l’attenzione alla realtà tipica di Zuccoli, dove il fucile nella mano destra contrasta con la famigliarità quotidiana delle bottiglie e dei bicchieri sul tavolo e sulla mensola. Questa stanza di un’abitazione che immaginiamo semplice e modesta è immersa nella penombra e solo un fascio di luce fa emergere il viso dell’ uomo con lo sguardo intenso sotto la falda del cappello e la bocca sensibile nascosta dalla barba da rivoluzionario.
L’opera è firmata, come era consuetudine del pittore, ma non è datata. Una serie di ragioni stilistiche, e le analogie con un altro quadro della collezione Molina, noto come Il voto e datato 1849, hanno indotto Anna Bernardini a collocarlo intorno alla metà del secolo.
You must be logged in to post a comment Login