Sport

LO SCI DEI TRIONFI

ETTORE PAGANI - 15/02/2019

Volendo fare un esame approfondito e individuale pare difficile – estremamente difficile – quantificare il numero dei campioni dello sci che non abbiano subito fratture, lussazioni o quant’altro in qualsiasi (a scelta) parte del corpo.

E questo è un punto che spesso sfugge alle valutazioni nei risultati vuoi perché il malanno di turno finisce con l’entrare nella regola, vuoi perché le vittime riescono con volontà eccellente, quasi con convinzione della necessità di finire nel numero presentandosi ugualmente al via.

Forza fisica, voglia di gareggiare e di vittoria li inducono a partecipare con bende e cerotti più o meno mascherati e a impegnarsi a fondo spesso anche autori di una prestazione tanto o poco ridotta dal dolore sempre in essere anche se latitante.

È una cosa che va presa in considerazione non certo con punteggio migliorativo ma come fattore negativo sul rendimento. Che poi il compiere un intero percorso a denti stretti non solo per l’onnipresente fatica ma anche per la sensazione a tratti di dolore sia superato (ma solo parzialmente) dall’impegno è dato di fatto..

Volendo entrare nel merito del particolare si è verificata in questi giorni la stupenda prova di Sofia Goggia nel Gigante femminile di Are che dopo la sosta di un mese per infortunio ha conquistato una folgorante medaglia di argento (a far seguito ai due recenti ori) che in perfette condizioni avrebbe anche potuto trasformarsi in oro battendo anche la pur validissima Shiffrin.

Nessun problema, invece, per il sempre più scatenato Paris vincitore nel Gigante ad Are, superando con un compito parecchio duro tutti gli avversari e così completando con le due altre recenti medaglie d’oro, uno stupendo tris.

Continua quindi il momento migliore dello sci azzurro (importante il quarto posto di Innerhofer sempre nel Gigante di Are) che dà la sensazione di un procedere verso ulteriori risultati favorevoli.