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Cultura

DELL’INTERPRETAZIONE

LIVIO GHIRINGHELLI - 15/02/2019

ricoeurNato a Valence nel 1913, di famiglia protestante, Paul Ricoeur si laurea a Rennes nel 1933 e insegna storia della filosofia all’Università di Strasburgo dal 1948.

Mobilitato nel 1939, è stato prigioniero dei tedeschi fino alla fine del secondo conflitto mondiale nel 1945. Dal 1956 è docente di filosofia generale a Parigi, quindi nell’Università di Nanterre (1966-1970). Chiude a Chicago alla Divinity School (1980-1990). Nel 1985 consegue a Stoccarda il Premio Hegel. Si spegne a Châtenay-Malabry nel 2005.

Rispetto alla nozione di dialogo su cui insiste Gadamer, la ricerca ermeneutica di Ricoeur rivolge l’attenzione alla problematica del conflitto delle interpretazioni, in cui le dimensioni della pre-razionalità, della dinamica inconscia, rivestono un ruolo particolare. Intende utilizzare i metodi strutturalistici di spiegazione di un testo come momenti, importanti, ma parziali, del processo interpretativo, ribadendo il valore dell’approccio ermeneutico. È predisposto a un’intellezione più ampia rispetto a quella fornita dalle sole procedure scientifiche.

Nell’opera Della interpretazione. Saggio su Freud (1965) analizza la distinzione freudiana tra ilsignificato manifesto e quello latente del sogno, evidenziando il significato essenziale della volontà e del desiderio del soggetto in ogni produzione di senso.

Nel saggio La metafora viva (1975) in relazione alla dimensione creativa del soggetto, considerato in un’ottica linguistica, Ricoeur rileva il ruolo della metafora, nella sua valenza trasgressiva rispetto all’uso abituale del linguaggio, a testimonianza della capacità umana di autotrascendersi, assumendo personalmente l’onere e l’onore della progettazione del nuovo.

Ci sono metafore morte, concetti che utilizziamo senza accorgerci (monete, le cui immagini si sono cancellate coll’uso, che valgono ormai soltanto per il metallo), mentre le metafore vive sono continuamente prodotte dal linguaggio poetico. Gettano ponti arditi tra nozioni, che non siamo abituati a vedere unite.

Paul Ricoeur si impegna in un confronto serrato con una interpretazione scientifica della realtà (che ha un senso fortemente deterministico, assumendo la veste concettuale, estremamente elaborata, dello strutturalismo). Per lo strutturalismo semiologico la comprensione di un testo è in pratica l’effetto del funzionamento di meccanismi oggettivi. Ricoeur sottolinea che la spiegazione del testo come oggetto non esclude la possibilità della comprensione, in quanto il testo non può che interferire con l’esistenza d chi lo affronta, modificandolo in profondità.

C’è una sorta di dialettica tra spiegazione e comprensione, capace di mediare fra le pretese di validità del metodo e quelle dell’arte (da cogliersi in una prospettiva di fatto antiepistemologica ed extrametodica). Il testo, oltre che spiegato, deve essere anche compreso e perciò ricollocato all’interno del contesto del mondo della vita, mediante un atto di chi interpreta, in quanto esistenzialmente impegnato nei confronti del particolare oggetto rappresentato dal testo.

L’interpretare è una vera e propria appropriazione dell’intenzione del testo. Ci si deve mettere nel senso del testo, nella direzione che apre dinamicamente il pensiero. Spiegare significa esplicitare i rapporti interni di dipendenza, che costituiscono la statica del testo. Interpretare significa seguire il percorso di pensiero delineato dal testo, “mettersi in strada verso l’oriente del testo.

Il testo arriva a raffigurare un mondo nuovo per il lettore. Appare così superato il problema del dissidio tra validità del metodo e verità dell’arte (il metodo trova verifica in campo esplicativo, l’arte manifesta un valore di verità nel momento “comprendente” dell’applicazione), Alla sospensione epistemologica del testo fa seguito la sua applicazione ermeneutica. Ricoeur si propone di emancipare l’ermeneutica da un contesto di riflessione, che si presenta come antiepistemologico (formula verità o metodo).

L’apporto dello strutturalismo realizza un processo di liberazione da pregiudizi ovvi e improduttivi, consentendo all’interpretazione ermeneutica di pervenire alla fusione di orizzonti tra sé e il testo in modo creativo e originale.

In merito allo spossessamento dell’ego Ricoeur istituisce un confronto significativo con il pensiero psicanalitico, indicando l’emergere di una tendenza ermeneutica, che consiste nel collegare lo spossessamento dell’io razionale e cosciente a un progetto di estensione della sfera della coscienza a contenuti inconsci.

In campo etico Ricoeur connette l’identità personale non all’io (termine vacante, entità disancorata), ma al , riflessività che integra in un tertium datur identità e alterità. Questo sé non è l’idem, caratterizzato dalla permanenza nel tempo e dalla comparazione dei vari stadi del soggetto fra loro, ma l’Ipse, la personalità che si conserva proiettandosi verso la parola data, mantenendosi fedele alla promessa, L’Ipse rimane coerente a se stesso, congiungendo simultaneamente al presente sia il debito del passato, che l’impegno del futuro (Se stesso come un altro (1990).

Ricoeur prende le mosse da Jaspers e Husserl per analizzare la tematica cruciale del linguaggio come luogo in cui si pone il problema del senso e a cui è strettamente connessa l’interpretazione, intesa in due modi, esegesi ed ermeneutica demistificante. Definisce Marx, Nietzsche e Freud maestri del sospetto, in quanto riconducono le scelte, i valori, i comportamenti, al di là dei motivi espliciti e riconosciuti, a processi che nulla hanno a vedere con l’intenzione e con la volontà; dietro le grandi certezze sussistono rispettivamente valori economico-sociali, la volontà di potenza, l’inconscio.

Al centro della riflessione ermeneutica sta il simbolo, valorizzato attraverso l’emblema del sogno di provenienza freudiana. C’è in Ricoeur uno dei maggiori tentativi di problematizzare la nozione cartesiana di soggetto a favore di un’immagine dell’uomo, che si rivela e si comprende soltanto attraverso i simboli.

Nel linguaggio del mito, della religione, della poesia, si riflettono il sacro, la colpa, la fallibilità, categorie che definiscono la situazione dell’uomo nel mondo e il suo modo di comprendersi ed essere. Il sogno è la “ regione del senso duplice” e chiama in causa l’interpretazione. In ogni simbolo c’è un significato manifesto e uno latente.

L’interpretazione è il passaggio dall’uno all’altro. I segni hanno funzione solo nel linguaggio comunicativo, i simboli permettono di esplicare il senso dell’esperienza umana. Obiettivo dell’ermeneutica è quello di recuperare e ripristinare il significato. Altri interessi di spicco l’esistenzialismo cristiano e la teologia protestante. Ancora da segnalare: Le conflit des interprétations (1969).

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