Quando le cose non vanno bene e il cittadino ha paura, la prima cosa a cui pensa è la protezione. Sentirsi protetti da qualcuno è il primo impulso, ma forse il problema ha anche una sua natura molto più profonda, che investe la famiglia, la scuola, la società civile e lo Stato.
Tutte le Istituzioni sono parimenti responsabili, con compiti diversi, con metodi diversi, ma tutte passano al vaglio di una responsabilità di fondo, a cui tutti indistintamente sono chiamati a dare il proprio contributo.
Quando un cittadino può ritenersi sicuro? Quando è umanamente e culturalmente formato a vivere e a contrastare le contraddizioni sociali, quelle che se non governate rischiano di debordare, creando danni di notevoli proporzioni a tutta la sfera sociale. Uno dei primissimi problemi è quello di fare in modo che i cittadini abbiano un lavoro.
Chi lavora e lavora intensamente non ha il tempo di pensare ad altro, si sente realizzato e nella fatica quotidiana riesce persino a ritagliarsi una fetta di felicità, di autostima, di voglia di fare e di creare, di dare un senso compiuto alla propria relazione con la vita. Il lavoro, soprattutto se piace e vien fatto con dedizione, è una straordinaria fonte di sicurezza.
Avere la certezza di uno stipendio con cui mantenere la propria famiglia, far studiare i propri figli, comprarsi una casa, una macchina, poter pagare un affitto, fare una vacanza, sono tutti elementi che alimentano la sicurezza, che sviluppano la voglia di fare, di mettersi alla prova, di raggiungere l’obiettivo previsto, affrontando le difficoltà con l’entusiasmo e la passione necessari per superarle.
Dunque il lavoro è base, punto di partenza, libertà, passione, entusiasmo, lotta, invenzione. Una società di cittadini che annaspano e dove i giovani, sono costretti a prendere l’aereo o il treno per cercare lavoro fuori dai confini della nazione, è una società malata, che fa ammalare, è una società che non sa collaborare e condividere, che si lascia travolgere dall’egoismo di chi specula per trarre il massimo profitto, sfruttando il prossimo, soprattutto quando il prossimo è debole, fragile e indifeso.
Se il lavoro non c’è bisogna inventarlo, bisogna creare le condizioni perché gli esseri umani imparino a viverlo con gioia ed entusiasmo, aiutati in questo da uomini e donne che credono nella sua capacità di far vivere una dimensione accogliente della vita. La famiglia riveste un ruolo fondamentale, è il luogo in cui i giovani vedono, ascoltano e imparano, dove si affrontano i problemi esistenziali con la convinzione di superarli, di trovare gli stimoli giusti per non lasciarsi sopraffare e dove si mettono a punto le difese di una condizione umana vittima in molti casi della disumanità.
Ricreare famiglie che guardino al mondo con fiducia, con serenità, senza paura, con la certezza che con l’impegno e la giusta preparazione si superino i problemi, di qualsiasi natura, è fondamentale, come altrettanto fondamentale è una scuola che sappia far amare le regole, le istituzioni, la legge, l’onestà, la famiglia, la società civile, lo stato, la lealtà, la voglia di collaborare alla creazione di una comunità attenta, capace di guardare in faccia la realtà, senza il timore di denunciare le cose che non vanno, quelle che riducono in schiavitù, tappando il pensiero, la ragione, la voglia di contribuire e di migliorare.
Vivere il territorio con l’occhio attento di chi lo sente proprio, di chi ne condivide la bellezza, di chi ne coglie l’anima e lo spirito, di chi è cosciente che tutto ciò che ci appartiene merita di essere protetto e salvaguardato, tramandato così come ci è stato consegnato da chi ci ha preceduto è democraticamente molto importante.
La sicurezza è prima di tutto un problema morale, legato ai comportamenti sociali, alle responsabilità relazionali, alla correttezza e alla fedeltà, a quei principi e a quei valori che costituiscono la struttura portante di una democrazia onesta, dinamica, pronta sempre a migliorarsi e a ravvedersi, a chiamare a raccolta quelle forze che credono, nonostante tutto, nella forza rigenerante del diritto e nella straordinaria regalità umanitaria del dovere.
Dunque non si cambia un paese solo sulla base di numeri, di tecnologie avanzate, di reiterate repressioni, occorre partire da lontano e collaborare, riunire le competenze e le responsabilità, essere sistematicamente attivi nell’osservanza e nel servizio, alimentando il cuore dei giovani con sentimenti ed emozioni appropriati, costruendo una comunità in cui l’esempio dei grandi sappia infondere coraggio e fiducia in quel mondo che osserva e che attende di trovare la propria strada.
È in una profonda coscienza morale che trovano conforto molti dei nostri piccoli e grandi drammi, è nell’onestà dei cittadini che si realizza la storia della società, una società forte, chiara, orgogliosa, fiera di essere all’altezza della situazione, di saper condurre a testa alta la propria dedizione a quella storia che i nostri vecchi hanno costruito a prezzo d’immensi sacrifici.
La sicurezza diventa così una convinzione di natura personale, si compone di forza e di coraggio, di cultura e di certezze, ma tutto deve essere insegnato, coltivato e raccolto nel perimetro di un’ interiorità dove le regole prendono forma e diventano prassi quotidiana, con l’ausilio di genitori, insegnanti ed educatori che sappiano mettere i puntini sulle i. La sicurezza è soprattutto convinzione, capacità di comprendere la realtà in cui si vive, fornendo le risposte giuste, quelle che alimentano la qualità della vita, che danno un senso compiuto alle azioni che si compiono, che corroborano l’impegno quotidiano distribuendo esempi di coerenza e di solidarietà sociale.
Il cittadino ha bisogno di sentirsi compreso e stimato, aiutato e promosso, valorizzato e attivato, vuole avere una parte importante nella costruzione della democrazia che lo include, esige riconoscimento, crede nella parte bella della sua esperienza esistenziale, nella capacità di poter contribuire al benessere sociale. In questo c’è la sua forza, una forza che crea sicurezza, che unisce e restituisce slancio alla voglia di cambiare il mondo, soprattutto là, dove il mondo diventa preda della disonestà e della violenza di gente senza scrupoli.
You must be logged in to post a comment Login