Lo scorso 8 febbraio il Comune di Varese ha accolto il sindaco di Milano Sala. Il folto pubblico presente nel salone Estense ha potuto ascoltare le sue idee, il suo programma per la città capoluogo della Regione. Idee e programmi che, in misura diversa, deve considerare e affrontare anche Varese.
Da alcuni anni Milano riconosce più consapevolmente il suo ruolo in un secolo che Sala qualifica, nel suo recente libro, come il secolo delle città.
Connessi con le sfide dello sviluppo economico, Milano si rende conto oggi della rilevanza dei problemi di inclusione sociale e di sostenibilità ambientale che la riguardano, in un ambito assai più vasto della dimensione comunale che coinvolge il territorio che la circonda e gli insediamenti presenti: devono essere avviate necessariamente nuove politiche di solidarietà.
Se la grande città è la principale forza di progresso del territorio la sua qualità, i suoi obiettivi devono essere individuati attraverso un dialogo, un confronto intenso.
Sala ha una particolare preoccupazione per le periferie della città. Nelle quali non è sufficiente assicurare i necessari servizi urbani ma occorre favorire le relazioni sociali con la presenza di poli culturali rappresentativi, di biblioteche, di luoghi di incontro, di attività commerciali al dettaglio, di offerte di vita ai cittadini. Perché le periferie sono anche l’anello di congiunzione della città verso il territorio più esterno e gli ambiti di espansione della città stessa, in uno spazio metropolitano intercomunale.
Credo che anche l’Area varesina -anche se di diversa dimensione- debba a sua volta porsi problemi analoghi.
In una realtà territoriale di storia, consistenza, preziosa rilevanza ambientale e paesistica che la contraddistingue.
Ci chiediamo anzitutto cosa è diventata Varese.
Quale è la sua realtà attuale, quali le sue relazioni con gli abitati adiacenti ormai saldati con il capoluogo come Induno e Malnate solo apparentemente separata per la presenza della valle Olona. Quale ruolo possa assumere nella regione prealpina come riferimento e forse guida culturale ed economica.
Quale rilievo, oggi, di partecipazione a scelte che anche sulle loro realtà ricadrebbero, abbiano le diffuse presenze storiche degli abitati esistenti lungo le sponde del nostro lago e nella Val Ceresio
Non vi è dubbio che le nuove infrastrutture ferroviarie (la Stabio-Varese da poco tempo realizzata) quelle autostradali da ultimare (la Gazzada-Gaggiolo) creeranno fra pochi anni nuove opportunità da considerare, assegnando all’Area varesina una centralità evidente. E che tale centralità deve essere impiegata (investita) con la consapevolezza del servizio di rappresentanza e di relazione che può assumere.
Il Comune di Varese deve ormai proporre questa visione strategica complessiva che non sia più soltanto costretta nel suo confine amministrativo e che coinvolga le Amministrazioni dei Comuni dell’Area varesina. Perché è in gioco, appunto, il destino della città reale e delle sue prospettive culturali ed economiche. La sua bellezza, la sua organizzazione, la sua attrattiva e le sue relazioni di vita.
Dopo oltre cento anni dagli ultimi progetti strategici di Molina sul Colle Campigli e sul Campo dei Fiori compromessi dalla tragedia della 1a guerra mondiale, si pone con urgenza, in una nuova dimensione della città, la necessità di definire prospettive e progetto.
Occorre anche considerare la necessità/opportunità di creare luoghi significativi, rappresentativi di questa realtà urbana.
Più di dieci anni fa proponevo di realizzare un Centro Congressuale con funzioni anche teatrali in vista delle nostre bellezze paesistiche. Un luogo rappresentativo dell’Area. Pubblicavo un’ipotesi di progetto che si può consultare presso la biblioteca comunale.
È necessario che l’Area varesina si renda conto del suo ruolo possibile, che deve essere assunto per non scadere nell’irrilevanza. Questo richiede che i Comuni dell’Area si associno, nel rispetto delle singole autonomie, in una entità di governo e di progetto comune.
Varese ha la maggiore responsabilità per la promozione di questa collaborazione. Varese deve anche riconsiderare la sua articolazione urbana comunale, che prenda finalmente atto della necessità di dare un seguito alla sua vicenda secolare ancora oggi rappresentata dai nuclei storici del passato che devono essere oggetto del nostro rispetto dopo le offese incredibili compiute nel dopoguerra. Ma non tutti riferimento ancora attraente per le relazioni dei cittadini.
Oggi dobbiamo quindi integrarli con nuovi luoghi di relazione sociale considerando e frazionando soprattutto le direttrici di ingresso verso il centro cittadino. Con riferimento alle scuole presenti, ai recenti luoghi di culto, al verde pubblico attrezzato, a biblioteche, ad attività commerciali primarie che favoriscano con percorsi pedonali e ciclabili protetti gli anziani e i bambini. Non affidando ai grandi supermercati un ruolo che non possono avere.
Riducendo decisamente la presenza e la velocità dei veicoli. Riformando con le società responsabili il sistema ferroviario ottocentesco con nuovi suoi punti di fermata. Dando il giusto rilievo e attrattività alla presenza universitaria.
Dobbiamo costruire una città per i cittadini e per la loro partecipazione al progetto del futuro.
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