“Quando parlava della miseria materiale e della fatica fisica, delle umiliazioni subite da …, dell’amarezza di sentirsi ignoranti, del dolore di non poter garantire ai propri figli dignitose condizioni di vita, il segretario …. non faceva retorica pauperista; descriveva sofferenze che lui stesso aveva patito”: queste le parole che sintetizzano la biografia di un politico – sindacalista del secolo scorso.
Guarda un po’, proprio come molti personaggi della scena politica dei nostri giorni! È vero, balza agli occhi il fatto che i politici odierni, che imperversano su di noi, sono stati tutti segnati dalla miseria, dalla fatica fisica per sbarcare il lunario, dal sudore versato nei lavori più stressanti. E sì! Sul loro volto sono ben presenti i segni, le cicatrici, i solchi rugosi di questi dolorosi eventi che hanno dovuto eroicamente affrontare, proprio appunto come i politici del passato. Penso che sia proprio per questa ragione che un noto uomo pubblico venga pesantemente ricoperto da ceroso trucco quando appare nell’agone politico. Che un altrettanto noto populista, caratterizzato dal suo ululare, si mimetizzi sotto lunga scapigliatura e barba abbondante. È per questo che un po’ tutti hanno deciso di non avere più volti sbarbati? È per questo che, quando vengono intervistati, si preoccupano della inquadratura giusta per apparire disinvolti e non sofferenti, quaresimali? Anche la maggior parte delle signore parlamentari usano tanto cerone per nascondere i segni degli stenti, delle fatiche vissute. Per questo hanno studiato un “look” adatto, anche se talvolta impudico e da alcuni giudicato irrispettoso per il loro ruolo. Tutto per dissimulare le miserie eroicamente sopportate? Non è più di moda aver sofferto. Ma lo hanno veramente fatto? O vengono invece tutti da una fascia sociale ricca di benessere?
Non parliamo “dell’amarezza di sentirsi ignoranti” di cui il “nostro” era umilmente conscio e per questo misurava le parole, si aggiornava continuamente studiando giornali e libri. Per non subire questo sentimento, che potrebbe o dovrebbe essere presente in tutti i nostri eroici politici, molti sono andati a frequentare, o in modo più spiccio, si sono appropriati di lauree monetizzabili in certe nazioni estere (ovviamente non ad Harvard, o Cambridge, o altre università di prestigio). È per non subire questa “amarezza” che pontificano con assidua alacrità dicendo “baggianate” immense (ad esempio “tunnel sotterraneo tra Ginevra e il Gran Sasso” – e si arrabbia se le viene nuovamente menzionato invece di ammettere con un sorriso l’errore che le sarebbe perdonato). È ancora per questo che bisogna essere “furbi” – non alacri e onesti lavoratori – per non essere candidati all’ormai famigerato “reddito di cittadinanza”: affermazione pronunciata con profondo “vero” senso morale. Per questo infine si combattono i mercanti di esseri umani sequestrando le loro vittime sulle navi, o lasciandole annegare nelle acque mediterranee. Tutti riteniamo umano cercare di nascondere i propri limiti, ma è anche umano cercare di rimediare alla suddetta “amarezza” aggiornandosi con fatica, ascoltando consigli, come si faceva e come fanno appunto i “meno furbi”. È d’obbligo nascondere l’ignoranza (oddio: che brutta, crudele, orripilante ma onesta parola) cianciando il più possibile.
E che dire della preoccupazione per i nostri figli? Per il loro futuro? Prima di tutto bisogna averli i figli e se ci sono bisogna amarli, non abbandonarli sotto l’incubo dell’immenso debito della nostra Nazione. “Spada di Damocle” che minaccia gravemente il benessere, il vivere delle generazioni che verranno. Sono preoccupati i nostri politici per questo? Non sembra, perché cercano con disinvoltura di realizzare le folli promesse elettorali senza rispettare i vincoli della matematica, prospettando uscite dall’euro, criticando l’Unione Europea (su certi aspetti con ragione), consigliando abbandoni della stessa, non per ideologia ma solo perché così si può proseguire sulla strada dolce dell’indebitarsi. È evidente che c’è incapacità di valutare la realtà, di cogliere la lezione di quanto avvenuto in altre nazioni, come la Turchia ad esempio dove la lira locale è diventata carta straccia o certi stati del sud America. Tragicità economiche non colte per volontà o per mancanza di cultura?
Gli economisti seri hanno idee chiare su questi argomenti, ma dar loro retta costa fatica, troppa fatica e siccome reali soluzioni richiedono sacrifici alla gente che poi vota è più strategico imbrogliare. Sappiamo però che i nodi arrivano sempre al pettine, ma è anche facile poi dar la colpa al pettine, questo innocuo oggetto, simpatico e utile, piuttosto che non agli abili perversi annodatori capaci di avvolgerti in reti di guai.
Attualmente succede una cosa strana: gli imprenditori, i pochi investitori, danno più fiducia ai governi di sinistra che non ai governi della destra, mentre i poveracci, i proletari danno più fiducia e votano per la destra.
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