I rapporti tra Francia e Italia si sono sempre caratterizzati nella storia e nella loro evoluzione tra due sentimenti opposti e contrastanti: l’amore e l’odio… Forse amore e odio sono parole grosse anche tra due Paesi, diciamo dunque per stare sufficientemente aggiornati: tra momenti di corretta solidarietà diplomatica e atti che invece nascondono malcelati rancori. Quella dizione (accettata da molti) dell’essere “cugini” nel Mediterraneo e nell’Europa ha un che di banale e di stantio. Lontani parenti, magari.
Ciò è accaduto specialmente negli ultimi duecento anni. A cominciare dalla discesa sul nostro territorio nazionale di Napoleone Bonaparte dettata più dalla voglia di conquista e dal nazionalismo che dal tentativo di portare libertà. Per continuare poi nell’impegno del nostro Risorgimento e per l’unità d’Italia un po’ malvista e un po’ sostenuta (nonostante tutto); poi con la guerra sleale di Mussolini, con le rivendicazioni da grandeur del generale De Gaulle, con l’aiuto postbellico per il nostro ingresso nella Nato… E via via fino a oggi con le bordate tirate dai nostri vicepremier Salvini e Di Maio contro il presidente d’Oltralpe Emmanuel Macron e le repliche – più “britanniche” a onor del vero – di quest’ultimo.
A semplificare un po’ il ragionamento si può aggiungere che per loro il vicino di casa, cioè noi, da quasi sottomesso che era, ovvero con una capacità produttiva pari a un quarto della loro, l’Italia è divenuta competitiva, un “pari grado”, anche in quelle linee che – una volta – erano prerogativa francese, per esempio la moda o la gastronomia… Ma non solo.
Tutto sommato la linea di discrimine resta il comportamento tenuto dai due Paesi nella seconda guerra mondiale. Anche la Francia ha i suoi scheletri nell’armadio (si pensi all’acquiescenza della Francia occupata o alla questione ebraica: da noi gli ebrei erano meno di cinquantamila, da loro sette volte tanti; quindi le sue connivenze con il nazismo; si pensi alla malaccorta gestione delle colonie in Indocina e in Africa).
Molti scheletri ma non quanti ne abbiamo tenuti rinchiusi noi e per i quali abbiamo dovuto espiare. La Francia ha dalla sua l’avere avuto un personaggio come il generale Charles De Gaulle, un uomo intelligente e così capace da sventolare sempre un tricolore blu, bianco e rosso tra i vessilli degli Alleati, vincitori della guerra. Una questione, una caratura di uomini, dunque; loro avevano De Gaulle e noi… Mussolini e poi Badoglio. Un nostro De Gasperi, successivamente, non riuscì a colmare il gap.
Oggi forse c’è stato un allineamento in quanto a figure politiche, ma non v’è di che vantarsi. E in definitiva, a quanto si vede, certe prese di posizione e certi sobbalzi, certe polpette avvelenate e spedite tra Farnesina e Eliseo non dovrebbero sorprendere più di molto. È quasi nella natura delle cose.
L’ “amicizia” tra Francia e Italia è davvero difficile. E proprio così – Un’amicizia difficile – si intitolava un libro dato alle stampe diciotto anni fa da Ponte alle Grazie, dove due ex ambasciatori e attenti analisti politici – Sergio Romano e Gilles Martinet, coordinati dal giornalista Michele Canonica – conversarono su due secoli di relazioni italo-francesi.
La situazione odierna non è ovviamente quella di diciotto anni fa, tanto le questioni politiche (e non solo le relazioni con la Francia ma con altri Paesi europei e del Mondo) sono mutevoli, e nel giro di brevissimo tempo. Date per scontate, tuttavia, tutte le ragioni storiche, ogni giorno che passa è inutile ed è un giorno perduto soprattutto se volto a ricercare cause e rancori (o anche amori) del passato. La linea del combattere “soli contro tutti” o del “molti nemici molto onore” alla fine fa restare i suoi protagonisti con il cerino acceso tra le dita.
L’Italia sembra abbia scelto la linea dell’isolamento, mentre Francia e Germania stanno avviando nuove convergenze, nuovi accordi. Noi ci fermiamo all’insulto oppure a qualche chiacchierata a tavola da piacioni del Bar Commercio.
Come sempre anche in politica è sempre meglio coltivare le ragioni che uniscono, specie in questa Europa che fa fatica a tirare avanti, Europa di cui noi e i francesi siamo magna pars, invece di quelle che dividono. Come nella vita, del resto. Tanto di più: cugini o lontani parenti che ci si immagina di essere. E sempre a denti stretti.
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