Il caso Sea Watch rappresenta una distrazione politica di scuola. Tecnicamente esemplare. Cioè: spingo sulla ribalta mediatica un problema, insisto, radicalizzo, esaspero e ne tolgo alla vista altri, cruciali per le conseguenze negative sul Paese. La questione di qualche decina di migranti che chiedono asilo sta al centro del dibattito istituzionale e popolare da settimane, la questione del caos economico foriero di dolorosi rovesci sociali viene tenuta ai margini. Stendervi sopra un velo allo scopo di nasconderla è un calcolo elettorale, nell’attesa che si svolgano le europee di maggio.
Cominciamo dai migranti. Il fenomeno, ormai epocale, non si argina chiudendo un porto, due, tre. Lo si affronta con pragmatismo -e osservanza delle leggi- per regolarlo. Come l’Italia (eccezioni burbanzose a parte) fa da anni, e come deve continuare a fare. Inoltre, ma è ovviamente meglio dire in primis, lo si affronta con umanità. Le persone che scappano cercando ricovero -qualunque sia la ragione della fuga e qualsiasi il loro status- vanno salvate e accudite. Poi si discute sul resto. Quante tenerne tra di noi (e ci serve tenerle: lavorano, pagando le tasse). Quante assegnarne fuori dei confini nazionali, negoziando un efficace accordo europeo. Quante rimandarne a casa loro, invece no. Proprio no. È un’ipotesi dell’assurdo: chi fugge dal peggio, non vi tornerà mai. Altro che rispedire questi disgraziati in Africa su un aereo in coda all’altro: stiamo ancora aspettando da Salvini il rimpatrio di qualche unità delle seicentomila annunziate.
Passiamo all’economia. 1) Il reddito di cittadinanza dispone di risorse largamente inferiori al previsto, riguarderà -causa i paletti alzati- un numero di beneficiari basso e necessita di ventiquattro (!) decreti attuativi. 2) La flat tax è una misura minima, limitata ad alcune partite Iva, rispetto al massimo propagandato durante la campagna elettorale, quando si assicurava un’aliquota unica uguale per tutti. 3) L’abolizione della legge Fornero si riduce a un’opportunità pensionistica offerta a pochi, disposti ad accettare condizioni non vantaggiose. 4) La crescita dell’indebitamento pubblico funzionale ai citati obiettivi comporterà lo scatto delle clausole di salvaguardia: aumento dell’Iva nel 2020 e ancor di più nel 2021. Cioè una tassa lineare che colpirà specialmente i deboli. 5) L’Istat comunica l’ingresso nella recessione: i dati congiunturali sono negativi, la contrazione del Pil prosegue, il disastro gialloverde risulta certificato. Nonostante le surreali battute ottimistiche del premier Conte.
Per mettere sotto il tappeto così tanta polvere, destinata a lievitare causa i continui litigi tra Lega e Cinquestelle (tipo sulle grandi opere, che darebbero lavoro), serve la fanfara mediatica sui migranti. Passa l’idea che l’origine d’ogni guaio dell’Italia siano gli sbarcati da qualche nave. Respingendoli, aboliremo il male e vivremo felici. Non è vero, tuttavia molti ci credono. Purtroppo agli ultimi gira sempre storta, pur se il voto di civiltà a una nazione dovrebbe essere calibrato sulla premura riservata a loro, non sulle curve alte e i picchi del benessere. Frequentiamo il terzo millennio, ma senz’avere ancora imparato qualche storica lezione del secondo: “Trista gente è quella di un popolo che segue lo sbatter di bandiere e stendardi piuttosto che le idee ben masticate”. Niccolò Machiavelli, 1469-1527.
ps
Duecentodieci anni fa nasceva nel Kentucky Abraham Lincoln. Fu il presidente degli Stati Uniti che abolì la schiavitù, e per questo l’assassinarono nel 1865. Fra i tanti, gli siamo debitori del seguente insegnamento: “Potete ingannare tutti per qualche tempo o alcuni per tutto il tempo. Ma non potete prendere per il naso tutti per tutto il tempo”. Prima (e viva) gli americani.
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