In un libro del Cardinale Martini, intitolato “Le età della vita”, all’interno di un semplice racconto, si trova uno spunto interessante per approfondire il rapporto dei giovani con la fede: “Un proverbio indiano parla di quattro stadi nella vita umana. Il primo è quello nel quale si impara, il secondo è quello nel quale si insegna e si servono gli altri, mettendo a punto ciò che si è imparato. Nel terzo si va nel bosco e si medita – e ciò è molto profondo – è lo stadio del silenzio, della riflessione, del ripensamento. E poi c’è il quarto stadio, che è molto significativo per la mistica e la ascetica indù: si impara a mendicare; è il tempo in cui si apprende la mendicità. Mendicare, infatti, significa dipendere dagli altri”.
Siamo grati al nostro Pastore, che anche nel momento in cui si è ritirato a vita privata nell’amatissima Terra Santa, ha potuto godere anche in quella fase della vita, della ‘grazia’ di ripensare e riordinare con gratitudine tutto quanto aveva ricevuto, ricordare le persone che aveva incontrato nei ventidue anni di ministero, riprendere gli stimoli che non aveva avuto l’opportunità di elaborare.
Un secondo testo, molto illuminante, è la riflessione del nostro arcivescovo, apprezzato biblista, che commenta le parole del profeta Gioele e racconta l’opera dello Spirito Santo in tre fasi della vita, una differente dall’altra: “Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni”.
“Presentare figli e figlie come profeti significa mettere in luce il loro spirito critico. La generazione più giovane verrebbe meno al suo dovere se, con la sua spigliatezza e con il suo realismo indomito, non sfidasse e criticasse i governanti, gli insegnanti… I giovani, vale a dire coloro che sono responsabili, avranno delle visioni.
Un parroco, un padre, una madre, un imprenditore… dovrebbero avere degli obiettivi per una comunità, una famiglia, un’azienda. Devono sapere cosa fare e quali compiti accettare.
Gli anziani hanno meritato di affidare ad altri gli affari e il comando e di dedicarsi a qualcosa di nuovo: sognare. I sognatori ci mantengono aperti alle sorprese dello Spirito Santo, infondendo coraggio e inducendoci a credere nella pace, là dove i fronti si sono irrigiditi” (Conversazioni notturne a Gerusalemme).
La diversità delle persone e la ricchezza dei doni di ciascuno danno un nome, un volto, uno stile, un gusto e una forza alla fede vissuta nella vita di famiglia, di studio come di lavoro,…
Vista e pensata così, la fede viene vissuta dalle varie persone come rapporto reciproco, che rende interessante il dialogo tra le diverse generazioni: tutti possono rendersi utili gli uni agli altri, apportando il proprio contributo, diverso ma di uguale valore.
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