Viviamo giorni più sereni perché le istituzioni hanno dato speranze per il recupero dell’ospedale di Circolo e della continuità della sua bella storia in terra di Lombardia; inoltre se mille persone si ritrovano all’Apollonio per ascoltare un autentico mattatore della cultura come il professor Franco Nembrini, grande conoscitore di Dante e docente veramente amico dei giovani, allora si può capire l’attesa e la speranza legate allo squarcio di sereno sopra Varese.
Per la verità accostare la cultura al dramma di cittadini che hanno vissuto male le malattie per l’impoverimento delle strutture assistenziali, non è corretto dal momento che in mezzo secolo e passa la città è molto cresciuta grazie a uomini e iniziative di livello mentre è noto che le guide politiche e amministrative non sempre hanno dato risposte adeguate alle esigenze del momento.
Forse è anche stata questione di uomini tanto che sempre non ho coinvolto e nominato il direttore della sanità del Nord Ovest varesino, ritenendolo solo un esecutore d’ordini. È stato il mio Innominato ed essendomi piaciuta molto la versione in dialetto lariano dei Promessi Sposi, fatta dallo scrittore Collina, apprendendo che l’ospedale a volte poteva sembrare
un grande asilo infantile, non rinunciavo alle critiche pensando a lui, mai nominato, come al Disiminga in versione comasca.
Le referenze del nuovo direttore generale Bonelli e il suo discorso programmatico sembrano
in stretta relazione con una decente ripresa dell’ ospedale ma anche dell’Università, finita asservita non solo per il dominio dei “colonizzatori” milanesi legati a una storia, tutta da dimenticare, di marca formigoniana. Non avere infatti imposto come responsabile di dipartimento uno studioso, un leader medico affermato come il professor Castelnovo è imperdonabile, al pari della perdita, da parte anche dell’ospedale, di un ricercatore di valore internazionale come LaRosa, oggi star all’ospedale di Losanna.
Un attacco di …gioventù mi ha impedito di conoscere il nuovo direttore generale: è molto positivo che egli abbia avuto come sponsor il governatore lombardo Attilio Fontana, nostro sindaco gentiluomo per due mandati. Che non sono diventati storici perché, come per altri primi cittadini della Regione, Fontana ha avuto finanziamenti che bastavano appena per la sopravvivenza del Comune.
Non si pretendono oggi miracoli, la strada per un dignitoso recupero del Circolo è lunga e non facile, ci basta, per cominciare, chiarezza assoluta, l’asilo gli abitanti di Varese lo hanno già fatto tutti.
A noi sono piaciuti molto due direttori generali come Lucchina e Bergamaschi, competenti e diretti.
Come vecchio cronista auguro alle comunità del territorio di avere sindaci che si occupino anche del sistema sanitario, non come pubblici ministeri ma come attenti collaboratori dei vertici sanitari e del governatore Fontana. Insomma tutti ci si deve impegnare per un rilancio rassicurante della pubblica assistenza, servizio fondamentale soprattutto per persone e famiglie che non hanno disponibilità.
Noi giornalisti abbiamo la coscienza tranquilla perché da anni segnalavamo la sbandata del sistema sanitario. Sembrava però che pochi varesini si interessassero, molti avevano fiducia nei politici. Grave errore non credere che nella categoria ci fossero spiriti allegri.
I nomi? È capitato di farli più volte. Oggi si inizia una rincorsa collettiva, è il momento del disiminga.
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