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Noterelle

“STREPENATI”

EMILIO CORBETTA - 11/01/2019

poveroGli uomini sono uguali mentre sono diverse le generazioni. Ogni generazione ha la sua storia, ma la precedente s’intreccia con la successiva (passando) attraversando sempre gli stessi problemi, le stesse difficoltà della vita che hanno colore diverso, ma sostanza uguale, per cui gli errori si ripetono codificando il principio che la storia è cattiva insegnante nei confronti dello stupido protagonista “uomo”. Il risultato è che l’umanità resta spiritualmente povera e appare votata all’autodistruzione.

Succede quindi che i protagonisti di una generazione di “strepenati” (vocabolo caro a Dario Fo) si ritrovino a doversi confrontare con un’altra generazione di gente “nasùda cunt ul cü in dul buter”, detto varesino sfumatamente diverso dal “quei ch’in nasü cunt la camisa”. Il sederino rosa infantile dolcemente unto di burro trova tutto apparentemente facile. È privo di sofferenze, paffutello, morbidamente vive e si sviluppa bene. Quello nato con la camicia invece deve avere più grinta, è più combattivo e sa sfruttare bene tutti i tanti doni a sua disposizione. Quello burroso scivola via dalle difficoltà ed è sorridente sempre. Quello con la camicia è ricco di doti ma deve usarle. Vince bene ma il dolore delle ragadi lo prova, anche se la fortuna è dalla sua con il dono di grandi doti.
Il portatore di sederino burroso ha una grande carica di empatia avendo quindi a sua disposizione rapporti umani facilitati. Potrebbe essere assimilabile al “quei ch’in nasü in dul bumbas” dove il termine “bumbas” sta per cotone idrofilo, ossia la bambagia.

Tutti detti simpatici che definiscono uno stato sociale positivo, stato di ottimismo, che normalmente viene giustificato con lo stato dei fortunati. Tutti nati casualmente in uno stato di grazia voluto appunto dalla fortuna, quindi dal caso. La maggioranza di noi invece è nata nelle avversità; fin da piccoli abbiamo dovuto darci da fare per superare ostacoli, affrontare problemi, districarci tra difficoltà di non facile soluzione.

Quale delle due realtà è la più vera? Quanta influenza hanno sul comportamento dei singoli queste due realtà! È inevitabile che quanto ci circonda influenzi l’agire, i pensieri, i nostri caratteri. Su questo stato di cose studiosi hanno speso osservazioni, ricerche e tempo, naturalmente non limitandosi al fattore contingente reale del benessere o dello stress, ma prendendo in considerazione tanti altri fattori esteriori e interiori delle persone.

Tanti sono i soggetti che vivono nelle difficoltà. Le statistiche li dicono più numerosi di quelli che stanno nel benessere. Soffrono silenziosi e sembrano accettare tutto passivamente, anzi molti nascondono la loro situazione. Perché? Non facile rispondere! Ricordo in gioventù grandi discussioni sulla realtà della libertà o invece sul determinismo inevitabile sulla vita di tutti, sulla ineluttabilità del destino. Resta comunque un interrogativo intrigante che stimola gli studiosi, gli psicologi, gli psichiatri, quindi la medicina fino a salire alla filosofia e, nei secoli scorsi ma anche oggi, alla teologia.

Stiamo con i piedi per terra e guardiamo nel modo più obiettivo possibile la realtà che ci circonda, la realtà che dobbiamo affrontare. Limitiamoci in questo momento alla tecnologia che ci coinvolge, che rischia di diventare il grande “spauracchio” (potrebbe essere anche il grande vantaggio) che minaccia la qualità della nostra vita. Tecnologia che riduce, penalizza, mortifica i contatti umani che invece noi sentiamo il grande bisogno di coltivare.

Va anche presa in considerazione la presenza negativa dell’odio, della violenza, della reazione emotiva e irrazionale di fronte a certi fatti, della paura che pesa in modo infausto sulle nostre personalità e sulla nostra società che non viene aiutata dalle figure dei politici odierni che, dichiarando di aiutare, stimolano invece i sopra detti sentimenti negativi per trarre loro vantaggi personali. Questa la grande remora della politica un po’ di sempre: il prevalere dei personalismi che pesano negativamente sulle sfaccettature della società e di conseguenza sulla qualità della vita dei cittadini, specialmente di quelli non nati col sedere nel burro.

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