Apologie Paradossali
QUISQUILIE E QUISQUILLIATE
COSTANTE PORTATADINO - 11/01/2019
Inevitabile, all’inizio di un nuovo anno, stendere un programma di buoni propositi. Ma non sarà un manifesto, forse nemmeno un manifestino, solo un volantino, una fogliolina che voli, da affidare ad un vento leggero, non certo agli impetuosi attizzatori di fuochi di questi giorni.
Insieme con Onirio Desti, sognatore ad occhi aperti, e Sebastiano Conformi, iperrealista e scettico, ho deciso di trascrivere due liste di impegni e di desideri da realizzare o almeno da sperare per il prossimo anno, i più facili e leggeri possibili, effimeri persino; la prima di pensieri positivi, cioè da compiere a nostra cura, quisquilie di non difficile esito, alla nostra portata; di azioni negative la seconda: cose che non vorremmo accadessero, ma che, purtroppo, non è in nostro potere impedire, che chiamerò con un banale eufemismo: quisquilliate.
QUISQUILIE
Altrimenti dette, alla moda di Totò, pinzillacchere. Nella mia intenzione sono piccoli sforzi per rendere migliore la vita nostra e di chi ci sta vicino, il prossimo più prossimo.
- Non abbandoneremo sul suolo pubblico deiezioni canine. (Facile, tenuto conto che nessuno di noi tre ha cani cui badare, facile anche migliorare la prestazione collettiva, dato che nell’anno passato ho incontrato. nel parco frequentato da cinofili che attraverso regolarmente, ben una persona dotata di paletta e sacchetto.)
- Guidando l’auto, segnaleremo sempre la direzione con il lampeggiatore all’ingresso e all’uscita delle rotonde. (Facile, noi siamo già abituati a farlo e constatiamo che almeno il cinque per cento della popolazione automobilistica già lo fa. Il margine di miglioramento è molto ampio, quasi quanto quello del rendimento di Higuain. Più difficile non inferocirsi tutte le volte che non avverrà. Ma questo è un impegno personale.)
- Risponderemo con cortesia anche alla settima telefonata quotidiana che vorrà proporci di cambiare gestore telefonico, di elettricità o di gas, coinvolgerci in un sondaggio, venderci qualcosa di totalmente inutile. Non minacceremo di morte l’ignota telefonista romena, ringraziandola invece per lo sforzo di cercare di parlare un italiano accettabile. Similmente, quando saremo noi a chiamare un numero verde di un call center, non chiederemo immediatamente di essere trasferiti ad un risponditore della comunità europea. (Difficoltà medio-alta, tenuto conto che almeno due volte su cento il problema è stato capito e risolto dalla gentile voce proveniente dalla Slovenia o dall’Albania.)
- Rinunceremo a parcheggiare abusivamente nei posti riservati a disabili, gestanti o destinati a carico e scarico merci. (Facile per me da rispettare quando la presenza di Francesco mi autorizza al parcheggio riservato ai disabili, difficile in tutti gli altri casi; Onirio e Sebastiano fatevi forza, il posto riservato lasciatelo a me.)
Altri propositi, degni, giusti e santi, come : “da domani dieta” o “camminare tre volte alla settimana” nemmeno li considero, appartenendo essi al periodo ipotetico dell’irrealtà.
QUISQUILLIATE
Con la doppia elle, è essenziale, affinché si possa COMPRENDERE che cosa pretendiamo, quando gridare vorremmo a gran voce: BASTA QUISQUILLIATE, (ovvero, sottovoce: basta …zzate.)
Sono i comportamenti che non vorremmo più compiere, involontariamente a nostro danno, ma soprattutto non vorremmo che altri, dotati di maggior potere ed autorità della nostra, compissero a danno nostro e dell’Italia tutta.
- Cercare di convincere i cittadini italiani e gli investitori stranieri che l’Italia è davvero il PAESE DEI BALOCCHI. (Difficoltà altissima per impedirlo, per noi stessi come per chi ci governa. Danni collaterali imprevedibilmente gravi, rimedio: la medicina amara, senza nemmeno un poco di zucchero sull’orlo del bicchiere o chiedere soccorso alla Fata Turchina: revivisci Fatina.)
- Cercare di convincere i cittadini italiani e gli stranieri in generale che l’Italia NON è il PAESE DEI BALOCCHI e che la pacchia è finita, per gli altri ma non per noi. (Difficoltà altissima. Vedi punto 1, effetti uguali e contrari, rimedio: immaginare che il trattamento minacciato agli altri, in realtà inflitto a pochissimi, sia fatto a noi.)
- Cercare di fare dell’Europa un fortino, con l’aiuto di altri sovranisti, già intenti a fare dei loro Stati un fortino in cui fare entrare meno Europa possibile, tanto meno degli spreconi come noi, presunti sovranisti con i soldi e i porti degli altri. (Difficoltà per impedirlo: medio –bassa, ci penseranno gli altri sovranisti a disilluderci. Rimedio: lavorare per fare davvero UNA Europa, riscoprendo le radici cristiane, non con pur autorevoli ma velleitarie predichette, ma con azioni fondate giuridicamente ed economicamente.)
- Cercare di impedire che si affermi il diritto divino ed eterno allo scudetto della Juventus. (Difficoltà: mission impossible. Rimedi: nessuno, salvo ipotizzare un doppio campionato, uno con e uno senza la suddetta. Il Ministro dell’Interno tenterà di chiudere, dopo i porti, anche le porte avversarie. Doveva pensarci bene, prima di accettare un Conte come presidente del consiglio. In ogni caso non illudiamoci di usare VAR e aggeggi simili. Parentesi nella parentesi: la mia è solo invidia per il direttore, juventino di nascita.)
CONCLUSIONE: giudicherete l’attendibilità di tutti i propositi e le speranze sopra enunciati dalla possibilità di realizzare questo ultimo punto. Perdonate se vi sarà sembrata una carnevalata fuori tempo, ma siete proprio così sicuri che non sia sempre carnevale? Non avete notato quanto frequentemente uno dei due principali Pinocchi della politica italiana si travesta, in ogni tempo dell’anno, ora da poliziotto, ora da vigile del fuoco, da militare, da tassista, da qualsivoglia personaggio voglia imitare? Tranne che da Pinocchio. Avrete anche notato la voglia dell’altro Pinocchio, di solito travestito da figurino, di infilarsi un gilet giallo, magari per darsi un’aria da rivoluzionario francese anziché da Masaniello. Voglio evocare per lui la canzoncina della sua terra che diceva: “chi mi piglia pe’ francese, chi mi piglia pe’ spagnola, ma so’ nat’ a Pont’e Nola …” E non posso dimenticare che è stato preceduto persino da quelli del doppiopetto e della cravatta Hermes, che se ne sono infilato uno azzurro in Parlamento.
A tutti loro e anche a voi, vorrei ricordare che una vecchia canzone milanese, rilanciata anni fa da Svampa, insegnava come si deve portare il gilet: “Con minga il davanti e senza il dedré”.
Buon anno da Sebastiano Conformi, Onirio Desti, Costante Portatadino.
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